Non so se possa interessare a qualcuno, ma se così fosse volevo condividere la nascita mentale dei miei vaneggiamenti.
Un tempo l’idea mi veniva poco prima di dormire, la mente spaziava e alla fine mi ritrovavo a scrivere mentalmente qualcosa. Purtroppo certe idee evaporavano nel momento in cui Morfeo mi prendeva tra le sue braccia e molte cose sono svanite completamente.
Ora solitamente mi ritrovo a scrivere un post durante la colazione, l’unico momento in cui sono solo, eccezion fatta per la gatta, mentre mi bevo il mio latte con caffè mentre distrattamente guardo SKY TG24.
Come sono solito scrivo di getto, difficilmente revisioni cosa ho scritto, forse dovrei, ma correrei il rischio di fare troppe modifiche, ricontrollo giusto se ho fatto errori di battitura o se ho saltato qualche parola (un po’ dopo chi balbetta, a me capita di saltare nella fretta che mi pervade di saltare una parola rimasta solo nella mia testa).
Scritto il post, tolti quelli aggiunti nella giornata, molto rari causa tempi tiranni, programmo l’uscita alle 7.00 di mattina e solitamente a giorni alterni (può capitare che abbia più pensieri da condividere e fissare da qualche parte).
Il tutto è personalmente molto terapeutico anche se le interazioni sono al minimo. Lo faccio probabilmente più per me che per esternare i miei pensieri, forse….
Non so più quando ma tempo addietro mi lamentavo della pochezza di contenuti nei vari siti, la moria dei blog e quella dei forum, innegabile che Facebook e amici hanno contribuito a questo tracollo della rete, pieno di niente e solitamente poco utile.
Un po’ di tempo fa ho notato che spesso quando viene data una notizia, questa avrà un titolo, un sottotitolo Sile al titolo ma di poco più lungo e la prima parte della notizia sarà farcita di cose inutili ed una ulteriore dilatazione del sottititoli senza mai arrivare ad un dunque e lasciando poi poche righe ad una notizia che poteva essere contenuta in una tweet (o come si chiamano ora dopo l’avvento dell’era Musk).
Ma penso che il peggio debba arrivare. L’ultima novità sono gli articoli spezzettati in più parti su di un argomento. Mi riferisco ad esempio agli articoli musicali usciti dopo la notizia della ristampa dell’album In utero dei Nirvana, dopo averne parlato stanno uscendo articoli su Cobain e soci ma frammentati e nettamente nati da un unica intervista a chi orbitava intorno alla nota band.
Insomma, pur di mantenere i lettori su di un sito si cercano mezzucci inutili che personalmente trovo tutt’altro che attraenti. Direi che il web si sta più che inaridendo e spopolando e così facendo a mio parere avrà lo stesso effetto di un accelerante in un incendio, farà molti danni.
L’altro ieri mi sono lamentato della tempesta perfetta del traffico, la situazione è degenerata a causa della congiuntura di allerta meteo, un evento fieristico e la chiusura di una strada, mescolando il tutto la città è rimasta bloccata per gran parte della giornata
Per chi non è di Genova è difficile comprendere il disagio di una città abitata da poco più di 500.000 persone, lunga e stretta, incastrata tra mare e colline.
Molte città hanno forme più pratiche, tendenzialmente circolari e pertanto facilmente hanno strade che permettono di girare intorno alle zone dove sorge il caos. Genova di fatto ha poche strade che la attraversano.
Esiste la così detta sopraelevata, Strada Aldo Moro, che collega di fatto centro e levante cittadino, poi ci sono le varie via Gramsci, Via Milano, Corso Italia, Corso Europa, che semaforo dopo semaforo collegano ponente e levante, infine circonvallazione a monte, rete di strade collinari che portano un po’ ovunque e che collegano parzialmente centro e parte iniziale del ponente cittadino. Poi esistono e due strade per valle che discendono dai quartieri collinari da e verso il centro cittadino.
Esiste l’autostrada ma a causa di cantieri da cinque anni è facile rimanere imbottigliati anche a causa di continui incidenti.
La rete di mezzi pubblici va un po’ ovunque ma ha grossi problemi causa traffico e scarsità di mezzi e rotture. Esiste una metropolitana che dal centro città va verso ponente per poi salire a monte, tagliando fuori uno dei quartieri più popolosi (Sampierdarena) e vari ascensori e cremagliere che funzionano a singhiozzo.
Così ci si sposta con mezzi propri per arrivare a lavorare o per fare le commissioni.
Molte volte sento dire che chi lavora può comodamente prendere i mezzi, vero, se queste persone vanno in una ditta o in un ufficio e vi permangono per otto ore, nulla da obiettare.
Personalmente il mio lavoro, geometra, mi porta a dare continui spostamenti tra cantieri, clienti, uffici e altri appuntamenti, sono arrivato a percorrere anche 150 km in un solo giorno. Solitamente cerco di fare il più degli spostamenti in scooter, più rapido e facile da parcheggiare rispetto all’auto, ma alle volte mi tocca usare la macchina riducendo la quantità di spostamenti dovendo tenere conto del traffico e la ricerca di parcheggi.
Ieri c’è stata la dimostrazione di quanto sia fragile la nostra viabilità, un problema in una zona, anche distante da altri quartieri avrà ripercussioni un po’ ovunque, ricorda la teoria del battito delle ali della farfalla.
Sa tempo si parla di realizzare un tunnel sub-portuale per collegare la zona della Lanterna sino al quartiere della foce, ovviamente facendo pagare il transito. Durata lavori prevista otto anni. In Italia? Sappiamo che poi sorgono problemi di ogni sorta, aumenti di prezzi e ritardi, così sicuramente saranno molti di più. Dal progetto parrebbe non considerare collegamenti con e per il c’è tro città, tagliando fuori una zona parecchio ampia e che costringerà a giri assurdi. In parallelo si parla di abbattere la sopraelevata, nonostante il pensiero contrario dei genovesi.
La strada è si vecchie e consumata, ma assolve ad un cruciale compito di accorciare i tempi di spostamenti in città, negli anni è stata poco considerata per la manutenzione e ora il comune lame ta costi proibitivi per metterla in ordine.
L’abbattimento avrà di riflesso la conseguenza che il traffico in città diventerà ingestibile, inoltre i turisti oggi hanno un comodo e pratico collegamento con la zona del porto antico, dove sono presenti parcheggi e da cui si può partire per visitare in c’è tro storico, domani si troveranno nel traffico caotico di una città già congestionata di suo.
Non ultima la scelta poco felice di ridurre la corsia a mare di Corso Italia per fare posto alla lista ciclabile, per lo più inutilizzata, come le altre fatte in città, che ha ridotto ulteriormente la capacità di assorbimento del traffico.
Mettiamoci anche l’installazione di semafori a distanza di 100 MT (anche meno) tra loro, del tipo non intelligente che diventano rossi quando quello precedente dove ta verde, strade strette e poco spazio in generale.
Insomma, tutta una serie di scelte che hanno e avranno impatto su di una città stretta, incasinata e già di per sé trafficata.
Praticamente questa settimana è iniziata con l’allerta meteo gialla ed è proseguita con prolungamenti e nuove allerte.
Ma cosa divertente è quella che alla fine le piogge sì ci sono state ma non di particolari intensità e durata.
Fattura in piena allerta meteo per pioggia forte e temporali ci sono state giornate di sole.
A questo punto la gente a forza di sentir gridare al lupo al lupo quando ci sarà una nuova allerta meteo crederà ben poco alle indicazioni e si comporterà come nulla fosse.
Capisco che i modelli matematici e le previsioni diano certe indicazioni, però le allerte andrebbero anche aggiornate sulla base del tempo reale guardando anche fuori dalla finestra oltre che allo schermo del computer.
Sentendo altre persone anche al di fuori della Liguria confermano che ormai la tendenza di dare allerta gialla semplicemente quando sono previste piogge anche non particolarmente intense è diventata la norma.
Forse andrebbero riviste le modalità per le allerte e capire quando sono realmente necessarie.
In questi giorni a Genova c’è il salone nautico, più o meno nota manifestazione genovese relativo alle barche ed agli yacht.
Poiché i polo fieristico è oggetto di lavori che lo stanno trasformando profondamente, il comune ha avuto la brillante idea di chiudere un pezzo di strada alla fine della sopraelevata (strada Aldo Moro) strada che praticamente gestisce parecchio traffico durante la giornata poiché snodo da e per il centro e per il levante cittadino.
La chiusura del tratto stradale è stata decisa brillantemente per permettere a chi andrà al salone nautico di parcheggiare la macchina comodamente senza praticamente neanche dover attraversare la strada.
Oggi come previsto, quasi con stupore del comune di Genova sul canale telegram vengono segnalati pesanti rallentamenti sulla sopraelevata e nella zona della foce, poi come se nulla bastasse ovviamente il traffico si sta ripercuotendo sul resto della città con code praticamente ovunque.
Ora mi chiedo perché non si sia pensato di trovare un parcheggio più consono in altre zone e collegare la fiera e il parcheggio con degli autobus.
Da oggi fino a domenica sarà praticamente impossibile circolare in città sia con mezzi privati che con mezzi pubblici viste le code e il caos generato.
L’ho sempre pensato, da quando si sono visti i primi con bici e monopattini, le nostre città non sono adatte a questi mezzi di trasporto.
Fatta eccezione per alcune realtà in Emilia Romagna, ritengo che buona parte del territorio italiano, ed in particolare le città, non siano strutturate per biciclette e monopattini, per poi non parlare di quanto realizzato nei vari comuni per creare corsie più o meno a norma che vanno ad intralciare il traffico veicolare e creano pericoli a chi decide di pedalare.
A Genova molte strade, in totale contrasto con il Codice della Strada, sono state create corsie dipinte di rosso per indicare dove le biciclette possono passare, pittura che con la pioggia diventa scivolosa e pericolosa per chiunque, inoltre queste soluzioni vanno a ridurre le corsie di marcia congestionando ulteriormente un traffico già abbastanza complesso e nervoso.
Se poi a questo si aggiunge la stupidità degli utenti che ignorano le corsie dedicate, anche se regolarmente indicate e delimitate, e proseguono a pedalare in mezzo alle auto, senza rispettare stop, semafori, svolte.
Mi dispiace per quanto accaduto a Milano, ma sono sempre più dell’idea che circolare in città sia già abbastanza complesso in sella ad uno scooter (e lo dice uno che percorre circa 14000 km all’anno in tale modalità), figuriamoci su un mezzo più lento e difficile da notare nella giungla del traffico.
Altre città hanno creato zone con traffico molto più ridotto e corsie dedicate chiaramente indicate ed utenti che rispettano le norme base, ma nelle nostre città già congestionate e progettate per altri tipi di mezzi di locomozione sin dall’origine, ritengo che i rischi siano troppi e le vite in pericolo.
È da un po’ di tempo che ho notato una particolarità dei telegiornali nazionali e degli organi di stampa, la lentezza nel dare le notizie.
Tralasciando la carta stampata, lenta causa motivazioni tecniche, resto colpito quando i tiggì danno una notizia che in rete è già cosa vecchia da alcuni giorni, per l’esattezza da tre a quattro giorni.
La rete si sa per natura è velocissima e le notizie vengono diffuse con una rapidità sovrumana, le radio riescono più o meno a tenere il passo, ma i telegiornali non riescono, probabilmente a causa della necessità di scalettare le notizie per rimanere nei tempi imposti.
Capisco molte cose, ma andando avanti così anche i telegiornali come i giornali, rischiano di essere dei dinosauri sul cammino dell’estinzione.
Non credo di averne mai parlato, in caso contrario vuol dire che inizio a perdere colpi e memoria.
Ogni tanto riemerge pubblicamente il diritto alla casa, oggi come non mai se ne parla a causa del rialzo dei mutui a causa delle manovre della BCE.
Nulla da dire sulla questione che le persone abbiano il diritto ad avere un tetto sopra la propria testa, cosa più che sacrosanta. Ritengo però che vi sia una sottile ma importante differenza.
Il diritto alla casa non vuol dire averla di proprietà. Per molti fattori non tutti possono permettersi l’acquisto di un immobile o se riescono a comprarlo alle volte capita che poi non riescano a mantenerlo a causa delle spese condominiali e così via, portandoli nel tempo a perdere l’immobile perché pignorato e venduto all’asta.
Mi spiego meglio, ci sono soggetti che per varie dinamiche hanno diritto alle case di residenza pubblica, solo che tali immobili sono pochi rispetto al numero di richiedenti e si deve aspettare di salire in graduatoria, poi vi sono soggetti che avendo un reddito maggiore possono locare un immobile, infine c’è chi riesce ad acquistare per sé una casa.
L’acquisto di una casa è un passo importante in generale, il più delle volte si pensa sia meglio comprare che affittare, i costi di questi ultimi non sono più così bassi, ma divenire proprietari espone a spese importanti, oltre il pagamento di un mutuo.
Un capitolo importante sono le spese di amministrazione, se l’edificio ha il riscaldamento c’è realizzato le cifre possono diventare importanti nel corso dell’anno. Poi ci sono le spese impreviste, tolte le spese di lavori all’interno dell’appartamento, lavoro straordinari come riparazioni e lavori straordinari possono esporre i redditi più bassi a problemi di liquidità.
Qua chi compra al posto di affittare non valuta che oltre alla rata del mutuo, magari vicina (ora è difficile) a quella dell’affitto è necessario prevedere spese aggiuntive nel tempo.
Chi affitta paga solo le questo i ordinarie, alcuni consumi (dipende dai contratti), ma non paga le spese straordinarie che sono a carico del proprietario dell’immobile.
Negli anni per lavoro ho visto molti finire con un pignoramento e vendite all’asta per essere finiti con la testa sotto e condomini procedere al recupero delle somme dovute agendo per vie legali.
Insomma il diritto alla casa è intoccabile, ma non è un diritto averla di proprietà se non la si può comprare.