Da più di un anno si parla molto di IA e di come potrebbe cambiare il mondo del lavoro e l’interazione tra uomo e macchina.
Personalmente ho sempre trovato poco utili gli assistenti virtuali, credo che possano essere veramente utili per chi ha delle disabilità, poter interagire vocalmente con un computer e fare fare delle cose senza troppi problemi è utile.
Per i normo dotati onestamente credo, personalmente, che i contesti di utilità vera e propria siano limitati.
Uso l’assistente di Google solo quando sono in scooter (dall’interfono bluetooth nel casco funziona senza problemi) per scrivere messaggi WhatsApp o per avviare la navigazione di Maps e poco altro, in macchina lo uso nella stessa modalità.
Le ricerche restano sempre digitate a mano o mediante la dettatura vocale.
Ho provato da tempo ChatGPT usando una VPN per pura curiosità, impressionante l’interazione molto simile ad una chat con un umano, anche se esaurite alcune risposte l’IA non sembra essere così intelligente ed inizia a girare su se stessa ripetendo i medesimi concetti esponendoli in modo differente.
Ho anche provato, da utente da una vita, Aria di Opera, medesima interazione di ChatGPT e direttamente presente nel browser desktop e mobile.
Ora sto testando Gemini (anche se in Italia non è ancora disponibile nel Play Storie basta andare su APKMirror e il gioco è fatto), la cosa interessante di Gemini è la possibilità di sostituire l’assistente Google andando ad aggiungere più funzioni. La prima impressione è che capisca meglio il parlato e non rimanda ai risultati di Google se gli si fa una domanda. Vedrò se può essere utile.
Tornando alle prove con Aria e ChatGPT, mi sono cimentato in domande su materie tecniche che conosco bene ed ammetto che le risposte sono state più che esaustive e corrette.
Sicuramente questi modelli saranno utili per le interazioni uomo-macchina, penso ai centralini automatici, gli attuali sono limitati, non capiscono e se non si conoscono le parole chiave sono solo fastidiosi da usare.
Vedremo ora Gemini, con tutto il database di Google alle spalle cosa riuscirà a fare.
Come ho scritto l’altro giorno, la lettura degli ultimi libri ha messo in evidenza quanto in generale veniamo spiati in maniera più o meno manifesta da aziende e Stati per vari motivi e per scopi differenti.
Soprattutto il libro di Snowden ha mostrato quanto gli Stato Uniti e i loro solidali abbiano spiato a più non posso il mondo intero, senza fare esclusioni, non ricordandosi del caso Watergate che aveva portato alla destituzione di Nixon da Presidente proprio perchè spiava “solo” gli altri capi di Stato.
Onestamente non conoscevo alcuni aspetti che hanno dell’inquietante, i servizi di cloud dove più o meno tutti parcheggiamo file di vario contenuto sono stati originariamente creati dall’NSA per comunicare con le spie disseminate in giro per il mondo, il tutto poi è stato “donato” a società private (che guarda caso collaboravano con la stessa NSA) per renderle di pubblico utilizzo.
Ad esempio NSA e altri dipartimenti americani legati allo spionaggio e sicurezza hanno investito molti soldi in Amazon per ampliare i servizi cloud AWS! Servizio che molti usano, me compreso, per fare il backup illimitato delle foto scattate con il telefono o conservate sul computer. Non è un servizio gratuito perchè lo si può utilizzare pagando l’abbonamento Prime, però fa strano che una società decida di dare un sistema simile, occupa fisicamente spazio per i server e costi non proprio trascurabili. Così come Amazon anche altri come Google e Microsoft hanno collaborato e probabilmente collaborano con NSA e altre entità americane.
Alcuni mesi fa aveva attirato la mia attenzione una direttiva europea che imponeva alle varie società digitali di mantenere i dati dei cittadini europei entro i confini dell’unione e non in farm in giro per il mondo, infatti molti come Facebook (oggi Meta), Google, Microsoft e altri avevano costruito da zero delle farm per rispettare tale imposizione. Mi sembrava una cosa strana all’epoca, poi leggendo anche i libri di Mitnick è emersa una cosa curiosa ed inquietante.
Dopo l’11 settembre l’allora Presidente Bush aveva emanato il Patriot Act con cui dava poteri maggiori all’NSA e affini per poter difendere l’America e prevenire ulteriori azioni ai danni dell’America e suoi cittadini, detta così sembra una cosa buona. La legge ha anche permesso di controllare in rete casi di pedofilia, crimini di vario genere e spaccio, anche qua nulla di allarmante, peccato che di fatto alcune società di telefonia (Verizon se non sbaglio) passava i metadati delle telefonate all’NSA che archiviava tutto (avranno davvero smesso) per un utilizzo futuro non ben specificato.
Sempre per tale normativa americana il traffico di telefonate e dati che transitano sulle reti americane possono essere intercettate senza tanti complimenti, raccolti e conservati per il futuro, ed ecco la normativa europea, poichè l’America di fatto gestisce e controlla internet sia come infrastruttura che come programmi, doveva avere un limite e questo è l’Unione Europea che non ha gradito quanto emerso dalle parole di Snowden e di una normativa un po’ libertina in nome della sicurezza di una sola nazione.
Di recente Telecom (oggi TIM) ha venduto la propria rete ad un fondo americano, la cosa secondo me potrebbe nuovamente aiutare chi vuole ficcare il naso ad ascoltare e registrare tutto e tutti, ricordo che oltre a me, semplice geometra, sulle reti transitano informazioni sensibili anche dello Stato e l’NSA può scardinare anche i sistemi che crittografano tali comunicazioni (almeno a detta di esperti).
Tutti abbiamo qualcosa da nascondere e oltre ad essere profilati per sottoporci un prodotto piuttosto che un altro è relativamente un problema, ma con i dati grezzi riesco a capire cosa una nazione in generale pensa e su cosa posso fare forza per cambiare l’opinione pubblica, inoltre informazioni che inseriamo volontariamente in rete potrebbero essere usate un domani contro di noi o contro i nostri cari ad esempio.
Ricordo quando in una puntata del telefilm Person of Interest, Finch (colui il quale aveva creato la macchina) affermava che i social erano una emanazione dello stato che voleva controllare i cittadini, pertanto perchè mettere in campo risorse e personale per spiare e raccogliere dati dei cittadini quando erano loro che li inserivano volontariamente in un social (ritenuto sicuro e neutro)? Beh, oggi tale pensiero esternato in un telefilm è alquanto credibile anche se basato sul nulla, ma sempre credibile.
Ricordo che quando sono stato negli States ho utilizzato alcune reti WI-FI per usare i social, al mio rientro in Italia ho dovuto letteralmente piallare il telefono, era diventato di una lentezza esasperante e si è ripreso dopo tale trattamento, non voglio dire che sia così, magari è stato una casualità, però l’impressione che dentro il telefono ci fossero ospiti ingombranti e per niente graditi l’ho pensato per molto tempo e tutt’ora il dubbio permane.
Le informazioni sono utili a molti livelli, figuriamoci per gli Stati.
Non ricordo esattamente da quanto tempo sono utente di Satiapay, sicuramente più di quattro anni.
Ricordo che inizialmente ero scettico, poi varie recensioni online mi hanno convinto e mi sono iscritto.
All’inizio i negozi che accettavano i pagamenti con tale Sista erano pochissimi, a Genova erano mosche bianche ed all’inizio solo grandi catene di distribuzione.
Con il passare del tempo sono aumentati e ora è abbastanza facile fare pagamenti da app senza problemi.
Anche lo Stato accetta i pagamenti attraverso Satiapay.
Insomma da unicorno bianco, nato dall’idea in Italia da un gruppo di amici è diventata une buona realtà, solida e pratica da usare.
Spotify ha deciso, come tante altre aziende tech, di alzare i costi degli abbonamenti per i loro servizi, non è un mistero.
L’aumento è stato motivato per migliorare i ricavi e perché i costi sono aumentati.
Incredibilmente gli abbonati sono aumentati, come i ricavi, ma ora la società numero uno al mondo per lo streaming della musica ha deciso di tagliare il personale, ammettendo che la cosa sembra in contrasto con i ricavi.
Il motivo? Erano cresciuti troppo dura te la pandemia e ora vogliono migliorare la struttura interna.
A me sembra l’ennesimo modo per aumentare i dividendi degli investitori.
Da quest’estate si parla sempre di più dello store cinese Temu, prezzi bassi e consegne gratuite, al limite del credibile.
Ammetto che un paio di acquisti li abbiamo fatti, analoghi prodotti su Amazon costano decisamente di più, alcuni sono validi, altri insomma.
Lasciando perdere la polemica legata al possibile sfruttamento dei lavoratori e via discorrendo, la app del portale è finita sotto l’occhio vigile di chi controlla le app e ha riscontrato che buona parte del codice è molto simile agli spyware e che lavora 8n maniera silente attivando la fotocamera e raccogliendo dati degli utenti senza loro permesso.
Il vero business sembra essere la raccolta e rivendita di dati, più che la vendita di oggetti.
Per la parte di indagine e tecnica rimando al report dettagliatissimo di Grizzly Reports, ma voglio parlare della mia esperienza.
Fintanto che ho mantenuto installata la app sul telefono ho notato che le notifiche e gli SMS erano una quantità enorme e fastidiosa, procedendo alla disinstallazione tutto è cessato. Non ho notato particolari attività della fotocamera, il mio telefono avvisa in autonomia se si attiva quest’ultima ed in più ho una piccola app che con un led simile a quello di Apple mi avvisa se si attivano anche il microfono e la richiesta della posizione geografica.
La app è comunque invadente e cerca di attirare l’attenzione dell’utente per fargli spendere denari in maniera ossessiva.
Probabilmente molti hanno in tasca la nuova carta d’identità e credo che sia noto il fatto che essendo del tipo elettronico (al suo interno c’è un chip NFC) permette alcune azioni come accedere ai siti della pubblica amministrazione.
Altra funzione è quella di poter firmare documenti in formato P7M. Purtroppo però la firma in tale formato ha delle mancanze.
Tempo fa, dopo essermi picchiato con il telefono sono riuscito a firmare un file PDF/A per inviarlo su di un portale comunale, operazioni mai andata a buon fine e senza messaggi di errore da parte del sistema informatico, solo una pagina bianca, alla fine ho usato la forma digitale normale.
Oggi ho ritentato con il sito del catasto e ho firmato un file XML, caricato sul portale dell’agenzia è venuto fuori che il file era stato scartato, aperto il messaggio di errore viene fuori che la forma apposta non risponde ai dettami normativi o meglio l’autorità che ha emesso il certificato non è attendibile (!!!) pertanto non ci si fa nulla.
Tolto che sarebbe stato molto comodo avere sempre disponibile una firma digitale per ogni evenienza, a me sarebbe stato utile per lavoro essendo spesso fuori ufficio, mi domando perché lo stato abbia creato un sistema che poi non è compatibile con le relative normative e pertanto risulta essere monca e poco fruibile dai cittadini.
Alcuni giorni addietro mi stavo interrogando sulla questione dei controlli di massa effettuati dagli Stati in giro per il mondo motivando la necessità di controllare persone che delinquono e poterle incastrare.
Era rimasta sospesa la mia domanda su come si sarebbe comportata Apple per la sua protezione della privacy degli utenti, ebbene una sorta di risposta è arrivata a seguito della notizia della revisione da parte del Governo Britannico di modificare l’investigatory Power Ace del 2016. La proposta porterebbe all’eliminazione dalle APP del sistema di crittografia end-to-end per poter permettere alla polizia di indagare sui sospettati senza che questi se ne accorgano.
La crittografia E2E serve per evitare il problema del così detto man-in-the-middle, in poche parole la crittografia fa in modo che nessuno possa leggere il contenuto di un messaggio se non è ne il mittente ne il destinatario, chi dovesse intercettare il traffico otterrebbe dei dati incongruenti ed inutilizzabili (cosa che può capitare con gli SMS standard).
Rimuovere tale sistema permette di ficcanasare nelle conversazioni altrui (ovviamente non è una cosa semplice ed alla portata di tutti, inoltre serve un mandato di un giudice per poter mettere sotto controllo il telefono di qualcuno) e poter intervenire, a detta del governo britannico, in tempo ed arrestare i malviventi.
Si qua nulla da obbiettare, le motivazioni sono condivisibili, meglio poter bloccare i malviventi prima che possano mettere in atto i loro oscuri progetti. Ma rimuovere tale sistema espone altri utenti a rischi molto alti, oltre alla polizia anche i malviventi in campo cybernetico potrebbero sfruttare tale mancanza per i loro scopi e trafugare dati, foto e quant’altro presente nei telefoni.
Apple si è dichiarata contraria a questa politica, prima la privacy dei suoi utenti (ancorché iOs sia abbastanza spione sul lato pubblicità grazie a Siri), pertanto poichè implementa nativamente la crittografia E2E nelle APP iMessage e FaceTime da Cupertino fanno sapere che se la normativa divenisse operativa andrebbero a disinstallare le APP dai telefoni dei propri utenti per difenderne la privacy.
Apple ha ribadito pubblicamente che:
La crittografia end-to-end è una funzionalità fondamentale che protegge la privacy di giornalisti, attivisti per i diritti umani e diplomatici. Aiuta anche i cittadini comuni a difendersi dalla sorveglianza, dal furto di identità, dalle frodi e dalle violazioni dei dati. Il disegno di legge sulla sicurezza online rappresenta una seria minaccia per questa protezione e potrebbe mettere a rischio i cittadini del Regno Unito. Apple esorta il governo a modificare il disegno di legge per proteggere la crittografia end-to-end a beneficio di tutti.
Di recente di sono accodati anche Meta con WhatsApp e la società che gestisce Signal (altra APP di messagistica), per ora la norma non ha ancora toccato il punto (sicuramente ci sarà da lavorare ai fianchi le società che usano la crittografia sperando che cedano, ma non credo sarà possibile), ha solo modificato i sistemi di verifica dei minorenni online e l’impedimento di accedere a contenuti per adulti. I prossimi mesi sicuramente diventeranno caldi per la privacy di tutti.
Dopo piu o meno 3 anni il 24 luglio scorso ho deciso di smettere di pagare l’account premium di Spotify.
Erano due giorni che in rete si leggeva di possibili aumenti nel vecchio continente sull’onda degli aumenti in America e altre parti del mondo.
Il 24 luglio aprendo la app mi trovo una bella notifica che mi informa dell’aumento da € 9,99 ad € 10,99 al mese. Intendiamoci non è l’euro in più che mi pesa ma sono le motivazioni dell’aumento del canone mensile a non andarmi a genio.
Da quanto riporta Wired gli aumenti sono stati dettati per adattarsi alle nuove condizioni di mercato e per “poter portare avanti l’innovazione in condizioni di mercato mutevoli”.
Nell’articolo di Wired viene riportato un estratto della testata Reuters si legge infine che la scelta di aumentare i costi è peraltro legata alle pressioni degli investitori delle società di streaming, decisi ad aumentare la redditività dopo anni trascorsi a dare la precedenza all’aumento della base di utenti.
Ed ecco il motivo della mia decisione, visto che altre piattaforme hanno deciso di aumentare i costi agli utenti, allora invece di giocare a “rubare” gli iscritti andando a mantenere le tariffe basse, si spreme chi è abbonato. Così per volere un Euro in più al mese ne hanno persi 9,99 euro sicuri. Mi piacerebbe che altri facessero altrettanto in forma di protesta per fare capire alle società che non siamo vacche da latte da spremere pensando che non vi siano reazioni.
Mi godrò la musica con la pubblicità e qualche limitazione nell’uso, poco male.
Alcuni giorni addietro è stato sperimentato in Emilia Romagna ed in Toscana un nuovo sistema per allertare i cittadini di emergenze di varia natura, sistema gestito dalla Protezione Civile in collaborazione con tutti gli operatori telefonici senza distinzione.
Ormai la stragrande maggioranza di noi ha in tasca uno o più smartphone (ad esempio personalmente ne ho due, uno provato ed uno per il lavoro), quindi perché non utilizzarli per diffondere massivamente informazioni che di fatto possono salvare la vita?
Il sistema è analogo a quello già sperimentato in Inghilterra alcuni messi addietro e funziona con il cell broadcast.
Ovviamente non sono mancate le prime congetture dei cospirazionisti sul fatto che la Protezione Civile abbia i numeri di telefono senza consenso degli utenti, peccato che il sistema di allerta è al di sopra dei numeri di telefono ma comunica con il telefono a prescindere di quest’ultimo. Forse i più maturi ricorderanno che sui vecchi cellulari si poteva attivare proprio il cell broadcast per visualizzare sullo schermo del telefono il nome della città o altre piccole informazioni, ecco questo sistema è stato ammodernato e reso utile.
A margine di tutto ciò mi piace pensare che molti che hanno gridato allo scandalo saranno quelli che sui vari social scrivono ogni singola cosa, si traggano nei luoghi quotidianamente e avranno probabilmente numeri di telefono ed email visibili ai più, in barba alla privacy.