Il fine settimana dl monto tecnologico è stato scosso dall’arresto del fondatore e CEO di Telegram Pavel Durov, padre russo madre ucraina. Era da tempo che la Francia lo aveva nel mirino e quando se lo è visto arrivare con l’aereo personale per una cena a Parigi è scattata l’operazione.
Le accuse sono traffico di droga, pedopornografia e connivenza con i criminali, il tutto a causa della app di messagistica che, a detta di alcuni, non modera, controlla ed elimina messaggi offensivi, link di dubbia provenienza e non vigilerebbe sulle attività dei criminali. Ma sul serio?
Telegram è un sistema abbastanza sicuro (in realtà è stato hackerato tempo addietro, cosa che ha fatto modificare alcune cose lato server) e della sicurezza dei dati degli utenti ne ha fatto una bandiera, ad esempio il più diffuso (almeno in Italia) WhatsApp è ritenuto meno sicuro lato privacy (Meta converte dati in denaro di fatto, quindi non sarebbe male che collezionasse dati anche dalle chat per poi rivendere le informazioni).
La vera discussione è legata al fatto che molti attori del monto di internet collaborano a più livelli con le polizie di buona parte del mondo, fornendo accesso ai dati di malfattori. Telegram non è della stessa politica, non fornisce accesso ai dati e non fornisce gli strumenti per accedervi (chiavi di decrittazione). Questa cosa infastidisce molto governi e polizie di mezzo mondo, ricordiamoci che anche Apple ha sempre negato l’accesso ai telefoni anche di persone condannate o di comprovato malaffare, tant’è che l’NSA si è costruita in casa uno strumento hardware che pare sblocchi i telefoni in poco tempo. Comunque anche Apple in America sta avendo grattacapi legati agli store alternativi, casualmente dopo che l’Europa ha obbligato Cupertino a doversi aprire un po’ di più al mondo esterno.
Tornando a Telegram ed alle accuse a Durov trovo discutibile che il CEO abbia subito un arresto con tali motivazioni, perchè allora non arrestiamo gli altri CEO di piattaforme che controllano poco o nulla le attività degli utenti (veri responsabili di quello che pubblicano e condividono), allora mettendola in questo modo praticamente le aziende dovrebbero moderare ogni singola virgola battuta sulle tastiere, di fatto limitando qualsiasi diffusione di contenuti?
Trovo che il mondo abbia preso una strada abbastanza strana, il mondo occidentale e tendenzialmente liberale sta di fatto cercando in modo totalitario di controllare ogni aspetto sia dentro che fuori internet in maniera ben poco liberale e comunque togliendo un pezzettino di libertà che fino a ieri esisteva, con il consenso più o meno cosciente dei cittadini, il tutto per una non precisata sicurezza nazionale?
Arrestare un cittadino straniero nel vano tentativo di fargli cambiare idea non mi sembra per niente democratico sembra un pelino da dittatori o sbaglio io qualcosa?
Nello scorso fine settimana molte compagnie aeree, aeroporti, porti, treni ed altro sono stati oggetto di un crash causato da un aggiornamento di sicurezza in forse a Microsoft che ha gettato nel panico molti, pensando di essere colpiti da un attacco informatico.
Invece il problema è stato involontariamente da CrowdStrike ed è durato diverse ore e ha causato parecchi al di pancia in mezzo mondo.
Questo conferma la mia diffidenza nei sistemi perennemente connessi ad internet e che senza connessione smettono di funzionare anche in locale, l’informatica da per scontato che le rete funzioni sempre e comunque e che non sia necessario far funzionare i programmi in locale.
Personalmente non ho mai apprezzato queste scelte e ho sempre preferito i programmi offline, venendone da un mondo che non era inizialmente connesso e quando ha iniziato ad esserlo era terribilmente lento, pertanto per far funzionare qualsiasi cosa doveva girare in locale sul computer.
Oggi siamo abituati ad essere online per qualsiasi attività ma poi ci disperiamo quando i sistemi si fermano di botto e ci troviamo all’era della pietra in un battito di ciglia.
L’altra faccia della medaglia è la compagnia aerea Southwest Airlines che non ha praticamente subito problemi poichè utilizza ancora Windows 3.1 e Windows 95 per far funzionare tutti i servizi e sta pensando solo ora ad utilizzare un domani Windows XP con programmi compatibili con Windows 3.1!
Oggi l’affermazione di Churcill “Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare” calza più che a pennello!
Da anni mantengo, dove possibile, la cronologia disattivata (adoravo la vecchia versione di Opera che poteva essere settato in modo da piallare tutta l’attività online alla chiusura del browser, ma ahimè ora essendo una versione personalizzata di Chrome non cancella molto, purtroppo), tra questi YouTube.
Nel recente passato Google ha deciso che è meglio, per loro, mantenere la cronologia attiva sul noto portale per meglio profilare gli utenti, fin qua nulla di strano, vivono di pubblicità e se riescono a profilare e far arrivare le pubblicità giuste agli utenti ed invogliarli a spendere sono tutti contenti.
Ovviamente per spronare a riattivare la cronologia hanno deciso di eliminare i video consigliati nella landing page del portale su cui campeggia la frase di riattivare la funzione per vedere i video consigliati.
Tutto bene, se mi autentico capisco che vedendo le impostazioni del profilo sono così, ma se non ho effettuato il log-in com’è possibile vedere lo stesso messaggio sulla pagina iniziale? Come fa a capire che sono io e che ho disabilitato il comando?
L’immagine qua sopra ne è testimone, non sono loggato ma la cronologia risulta disattivata! Misteri complottosi!
Che la pubblica amministrazione sia in generale farraginosa ed inefficace è risaputo, la causa è spesso l’incompetenza di chi fare scelte o dare istruzioni a chi deve svolgere un lavoro.
Poi c’è chi si approfitta della scarsa preparazione degli addetti pubblici per i propri tornaconti economici.
In queste settimane i siti della regione Liguria e comune di Genova sono stati modificati, andando a mio avviso a depauperare i contenuti e creando altra confusione su siti istituzionali già poco chiari in generale.
Ovviamente i link di altri siti che puntano a determinati contenuti non funzionano ma il bello viene dal comune, decidono che per accedere a determinati servizi si prenda appuntamento, fin qua nulla di strano, peccato che il link comunicato ai vari enti dopo pochi giorni è stato modificato senza dire al CMS utilizzato di mantenere la traccia e guidare gli utenti alla pagina richiesta. Risultato? 40 minuti di ricerca per trovare la stramaledetta pagina!
Ho anche saputo che il primo giorno di utilizzo dell’agenda online l’ufficio non riusciva a vedere gli appuntamenti!
L’amministrazione pubblica sarà sempre un passo indietro al resto del mondo civile…
Circa.un mese fa la Fire Stick di mia madre ha iniziato a dare i numeri, o meglio ha iniziato a funzionare male.
La chiavetta ha iniziato a scollegarsi dal Wi-Fi, caricato male i video, interruzioni improvvise e visualizzazioni dei video mal definiti. Nonostante il riavvio ed il ripristino ai dati di fabbrica non si è ripresa. Risultato? Chiavetta nuova e tutto è magicamente passato.
Ora come per magia anche quella che abbiamo a casa sta dando i medesimi problemi! La chiavetta non è nuova, tutt’altro, ha sulle spalle alcuni anni.
Devo ammettere che i medesimi problemi sulla medesima chiavetta mi fa strano, che sia obsolescenza programmata? Sarò io malfidato?
Non molto tempo fa esistevano le versioni fisiche di libri, CD, DVD e altro, poi l’avvento della tecnologia ha reso liquido tutti i contenuti.
È comodo poter portare con sé praticamente tutta la musica che ci piace, film, libri su tablet o smartphone, potervi accedere dovunque ci si trovi e non dover trasportare oggetti voluminosi, ingombranti e molto spesso delicati.
Di fatto oggi si pagano abbondanti o copie digitali di un qualcosa e teoricamente nell’ultimo caso dovremmo possedere quel qualcosa a vita, in teoria ma nella realtà?
Di recente su svariati store di software house sono stati rimossi contenuti e videogiochi regolarmente acquistati dagli utenti, con ovvio disappunto di questi ultimi.
Questo dimostra che anche se si paga un qualcosa, rispetto a prima con le versioni fisiche, non possediamo nulla e se chi fornisce quel qualcosa cambia idea i nostri soldi sono stati mal spesi o comunque siamo stati derubati.
Medesima situazione con le App che smettono di funzionare perché lo sviluppatore ha deciso di terminarle per i più svariati motivi.
Sinceramente sarò antico, ma preferisco avere ancora fisicamente un qualcosa, procedendo al download di files o acquistando la copia fisica di quello che mi interessa conservare senza che qualcuno decida di privarmene senza troppi giri di parole.
Negli ultimi mesi si fa un gran parlare di intelligenza artificiale, di opportunità, regole, rischi e via discorrendo. Personalmente mi sono dilettato a fare domande a questi sistemi informatici, ho provato ChatGPT, Aria (Opera Browser), Leo (Brave Browser) e di recente Copilot di casa Microsoft (con cui più che altro mi sto divertendo a generare le immagini che inserisco in apertura ai post (non mi piacciono i soli post scritti, sarò antico) ed infine Gemini di Google in sostituzione dell’Assistente sui cellulari.
La cosa che sicuramente apprezzo è il modo naturale con cui si riesce ad interagire con queste entità, si devono conoscere alcune parole chiave ma in generale sembra di avere a che fare con un qualcosa che assomiglia più ad una persona che ad una macchina, la prima volta onestamente con ChatGPT sono rimasto abbastanza impressionato dalla naturalezza dell’esposizione della risposta a cui avevo posto una domanda.
Più o meno tutti questi bot, alla fine si parla di IA ma sono i vecchi bot che popolavano la rete OpenNAP ma sotto steroidi, si assomigliano nel modo di porsi con le loro risposte, è difficile capire se è sempre lo stesso motore a farli funzionare e poi cambia solo il nome o sono progettati in maniera differente. Solo Copilot e Gemini, potendo generare anche immagini partendo da un testo, sembrano avere una marcia in più integrando tutto in un unico posto.
Gemini poi se usato come assistente sul cellulare è molto naturale e difficilmente non capisce cosa gli si dice, nel caso chiede di ripetere la richiesta, il fatto che poi se interpellato a voce risponda sia scrivendo che leggendo a voce alta la risposta è interessante, il tutto invece resta silente se si scrive la domanda, insomma capendo il contesto e rispondendo nella maniera appropriata non è male come cosa.
Prima usavo l’assistente di Google, pratico ma ora risulta limitato nelle funzioni, l’ho sempre usato per chiederli di scrivere su WhatsApp, chiamare una persona o aggiungere un appuntamento in agenda mentre sono in scooter o in auto, comodo poter impartire ordini senza dover toccare il telefono (non fosse che per alcune funzioni devo sbloccare lo schermo e nonostante gli abbia dato l’autorizzazione di funzionare anche se il telefono è bloccato non ne vuole sapere di aggirare il blocco imposto).
Copilot devo provarlo a fondo, comoda la generazione delle immagini, quasi sempre centrate con la mia idea iniziale, mi ha impressionato quando ho generato l’immagine di questo post (aggiunta dopo averlo scritto), non avevo fatto riferimento all’America come esplicitamente citata nel post, ma il sistema sembra avermi letto nel pensiero e l’immagine calza a pennello! Simpatica l’idea di poter settare la risposta in professionale o meno.
Alcuni giorni addietro ascoltavo il podcast CRASH – La chiave per il digitale su Spotify ed in particolare la puntata intitolata Gaza e Ucraina: come i droni ed AI stanno cambiando la guerra e stavo ragionando sul termine IA e la sua effettiva realtà. Personalmente riterrei che una IA sia un qualcosa di più simile (e probabilmente pericoloso) ad una mente umana con una sorta di coscienza di se e capacità di interazione praticamente autonome, come una persona. Ho fatto un esempio a mia madre che ci ha fatto sorridere ma rende l’idea, l’IA attuale è come un dipendente comunale che attende di essere interpellato, pertanto finche non interagisci con lui questi resta immobile sulla sua sedia a non fare nulla.
Come ho già anticipato mi sembra di aver a che fare con un bot dopato e con una quantità di dati a sua disposizione praticamente infinita (sia giusti che sbagliati) e che si attiva solo se interpellato, pertanto è più un plug-in per l’essere umano che cerca informazioni su un argomento rapidamente e senza dover perdere tempo a sfogliare una quantità folle di siti e pagine per ottenere la tanto agognata risposta.
Solitamente le IA non forniscono sempre la fonte dell’informazione e molto spesso se non si conosce l’argomento la risposta ottenuta potrebbe essere giusta o sbagliata ma è difficile discernere sulla bontà, Gemini invece fornisce i link da cui ha estratto le informazioni, cosa corretta per capire se quanto esposto sia valido o sia spazzatura.
I sistemisti stanno cercando di dotare le varie IA di capacità tali per filtrare le informazioni in rete e scartare quelle errate o di fantasia e mantenere solo quelle vere ed attendibili.
In oggi credo che questi sistemi siano relativamente pronti per soppiantare del tutto le ricerche fatte su siti istituzionali, enciclopedie e pagine dedicate ad argomenti specifici, però affinando il lavoro e ripulendo i dati in entrata l’aiuto sarà grande. Considero da sempre gli assistenti molto utili per chi ha problemi motori di varia natura e non poco, poter oggi dialogare con un computer come se fosse una persona sicuramente umanizza il tutto, per i normodotati l’utilizzo è abbastanza limitato e mi sembra parzialmente inutile anche se integrati a IA generative e via discorrendo.
Google poi ne ha tirata fuori un’altra, NotebookLM, praticamente il servizio (per ora disponibile solo nella terra dei cowboy ma fruibile anche in italiano usando una VPN) permette di avere una IA personale (Google dichiara che i dati non vengono inviati in alcun modo al di fuori del proprio spazio) da istruire con una serie di argomenti, ad esempio caricando dei PDF che il sistema assimila, genera un risultato, crea domande e permette di essere interrogata per estrarre informazioni di interesse dell’utente. Sicuramente interessante in alcuni ambiti dove magari norme o dati necessitano di essere fruibili senza impazzire per ottenerli.
L’IA diventerà probabilmente il domani e mio figlio dovrà destreggiarsi a comunicare ed interagire con computer sempre più “umani” nelle interazioni, sperando di non finire di inciampare in Matrix o SkyNET.
Tempo fa avevo detto che avrei letto l’ultimo libro di Mitnick ma non è stato così, lo sto ancora cercando, perchè?
Il motivo è che sia l’ebook che la versione cartacea del libro Il fantasma nella rete non è reperibile sia da Feltrinelli che librerie o ebook! Va bene che il libro cartaceo non sia disponibile, l’argomento non è poi così interessante per la massa, anche il fatto che sia stato pubblicato già da tempo non aiuta, ma perchè non esiste la versione digitale? Insomma l’ha scritto una persona che sul digitale ci ha vissuto una vita e ci ha lavorato, oltre aver avuto alcuni problemi con la legge a causa del digitale, quindi per quale assurdo motivo non viene pubblicato in digitale?
Il mondo di internet e quello reale (c’è differenza?) sono in costante contrasto!
Da molto tempo, poco prima della pandemia direi, ho iniziato a seguire alcuni canali su YouTube in maniera costante e continuativa iscrivendomi se chi fa i video incontra i miei gusti e i miei interessi, altri li seguo sporadicamente perchè non tutti i contenuti mi interessano.
Con la pandemia ovviamente stando chiuso in casa la fruizione dei contenuti online è salita e ho scoperto molte cose e persone che hanno le mie stesse passioni o comunque i contenuti sono interessanti anche se non sono del tutto cose di cui sono pratico.
Con il tempo molti dei creator che seguo sono cresciuti sia in termini di iscritti che di contenuti veri e propri, dimostrando che lavorando a testa bassa si arriva a dei buoni risultati.
Nelle ultime settimane però molti creator lamentano un problema comune, i video caricati non vanno alla stessa maniera con un calo di visualizzazioni in generale e relative interazioni, si lamentano degli algoritmi che usano in YouTube e altre amenità. Personalmente credo che buona parte del problema sia stata creata da YouTube e dagli utenti, se si tiene la cronologia delle visualizzazioni spenta in automatico la home del noto portale video è vuota, pertanto niente consigli da parte dell’algoritmo e solo chi è iscritto ai canali viene aggiornato con delle notifiche.
Si da molti mesi da Google, che vive e vende pubblicità ha fatto la scelta a mio avviso opinabile di disattivare i video nella home per chi non vuole mantenere la cronologia dei video attiva. Sembra non avere senso e collegamento la cronologia con la pubblicità, ma in realtà a seconda di quello che una persona guarda il portale consiglia delle pubblicità e contenuti sponsorizzati mirati.
Molti utenti segnalano inoltre con una buona costanza che spesso circa il 50% di chi guarda i video non è iscritto al canale (ovviamente per la monetizzazione dei video), ma se si aggiunge che i video non vengono più mostrati tra i consigliati per chi la cronologia la tiene disattivata e la frittata è fatta! Ricordo che i più dei creatori di video molto spesso hanno sponsor diretti perchè i guadagni di YouTube sono irrisori ne più dei casi, salvo fare numeri importanti.
Ritengo che il sistema di BigG sia simile ad una estorsione ai danni dei creator, cercando così di invogliare a riattivare le cronologie e profilare gli utenti senza troppi problemi.
Capisco che i creator vengano pagati da parte degli incassi delle pubblicità che vengono inserite sui video e per i contenuti sponsorizzati e se il sistema si blocca i guadagni calano per Google e di riflesso per i creator che comunque aiutano a tenere tutta la baracca in piedi, senza video YouTube potrebbe anche sparire, forse non è chiaro questo a chi ha queste brillanti idee.
Altro problema è l’uso di plug-in che filtrano e bloccano le pubblicità di YouTube, vengono usati da molti e più o meno lecitamente (secondo quello che sostengono a Mountain View sono contrari alle regole del portale) per eliminare i rulli pubblicitari come chi ha sottoscritto la versione Premium. Come detto prima le pubblicità pagano il portale e i creator, ma forse gli utenti si sono stufati di avere continue e costanti interruzioni dei video con contenuti molte volte non interessanti e ripetitivi! Nulla da ridire se fosse presente un rullo iniziale o un numero ragionevole di pubblicità, ma quando niente niente il video ha un buon riscontro di pubblico le pubblicità aumentano a dismisura. E’ ovvio che l’utente medio si stufi di questa gran rottura di scatole, tenendo conto che molte pubblicità non possono essere saltate e bisogna sorbirsi l’inutilità.
Resto dell’idea che si i costi degli abbonamenti premium fossero ragionevoli forse forse non si sarebbe alla lotta dei poveri con utenti infastiditi che vogliono godersi i video di loro interesse senza rotture e content-creator che vedono le visualizzazioni e gli introiti diminuire, mentre BigG continua ad incamerare denari dagli inserzionisti.
Ed eccoci al nuovo capitolo sul controllo di massa da parte dell’NSA, almeno così afferma Snowden con un messaggio su quella cosa che era Twitter.
Parrebbe che lo stato americano stia per fare entrare una modifica alla normativa che estenderebbe le capacità di controllo della rete obbligando di fatto coloro che operano in rete e forniscono servizi online a fornire i dati di privati ed aziende senza troppi problemi allo spionaggio americano.
Inoltre l’Europa ha cambiato idea per i dati dei cittadini europei e ritiene che l’America sia un luogo sicuro dover conservare i dati dei propri cittadini, totalmente in contrasto con la decisione di qualche anno addietro quando era emerso che gli americani spiavano attivamente i capi di stato degli stati europei.
Insomma, la rete nata libera sta diventando sempre più una gabbia dove poco o nulla possiamo decidere.