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USA vs Cina
Categoria Pensieri by Piero_TM_RAppassionati e non di tecnologia stanno seguendo gli sviluppi di quanto sta accadendo a Huawei e tutto quello che ne consegue, cercando di prevederne gli sviluppi futuri.
Quanto accaduto durante lo scorso fine settimana in realtà è partito da piu’ lontano, circa un anno addietro, con la chiusura dell’amministrazione Trump alla possibilità di Huawei e ZTE di iniziare l’installazione di apparati 5G sul territorio a stelle e strisce, il tutto per timore di possibile spionaggio della Cina nei confronti dell’America. Il 5G è stato sentenziato, dovrà essere sviluppato da società americane o comunque alleate dell’America, gli altri no. Peccato che solo Huawei e ZTE siano abbastanza avanti nello sviluppo di tale tecnologia e siano praticamente pronti per metterla in campo (alcuni produttori cinesi hanno iniziato ad immettere alcuni modelli di cellulari con tecnologia 5G, gli altri stanno a guardare alla finestra per ora).
Poco tempo dopo la figlia del fondatore di Huawei è stata arrestata mentre soggiornava in America e trattenuta, dove credo sia ancora oggi, con l’accusa di aver violato l’embargo con Siria ed Iran (nemici degli USA ed inseriti in una black-list perchè ritenuti paesi ostili e fiancheggiatori dei fondamentalisti musulmani) per la fornitura di tecnologia, accusa non del tutto provata.
Tutto sembrava essersi calmato, ma Trump ha deciso di applicare i dazi sui prodotti importati per “livellarne” il prezzo con quelli prodotti internamente dalle aziende americane, tanto che ha spinto anche alcune case automobilistiche a rientrare entro i confini per non incorrere in dazi, tasse e altri problemi durante l’importazione delle auto.
Ovviamente la Cina ha reagito applicando a sua volta dazi ai prodotti importati dall’America, innescando un braccio di ferro infinito e giocando a chi lo ha piu’ grande.
E si arriva a sabato, quando a sorpresa compare sul web in ogni dove la notizia che Google ha sospeso le comunicazioni con Huawei come previsto da un documento dell’amministrazione d’oltreoceano in cui si apprende che Huawei è il male assoluto e se si vuol parlare con loro si deve avere l’autorizzazione formale del governo USA.
Allarme, allarme, si sono viste quasi scene d’isteria, gente che si è domandata se il proprio telefono smetterà di funzionare e anche la terza guerra mondiale!
In realtà Google, come previsto da una normativa nazionale, ha dovuto congelare la licenza con Huawei per l’utilizzo dei servizi in licenza di Android, quindi l’ecosistema delle APP l’egate strettamente ai servizi di BigG, quindi GMail, Maps, Drive, Google Play, Google Play Musica, Film, Libri, Duo e via discorrendo. Questo non vieta a Huawei di continuare ad utilizzare Android (il progetto è open source e nessuno può impedir loro di installarlo nei telefoni, tablet, domotica e via discorrendo.
L’unico problema legato a questa mancata comunicazione ufficiale è quella di ricevere con circa un mese di anticipo le patch per bug piu’ o meno gravi scoperte da BigG (i bug vengono ufficializzati circa 30 giorni dopo il ritrovamento), quindi i terminali Huawei potrebbero non essere aggiornati immediatamente ma ricevere le patch con un ritardo variabile (BigG aspetta 30 giorni ai produttori prima di renderle pubbliche per permettere a tutte le case di apportare le dovute correzioni e verificare che queste non creino problemi con le personalizzazioni dei telefoni o con il proprio hardware). Il problema esiste e non è cosa da poco.
Huawei non è sembrata meravigliata dalla messa al bando, infatti a causa della normativa anche altre case hanno interrotto i rapporti con la casa cinese non fornendo anche componentistiche hardware, ma giocando d’anticipo i cinesi hanno fatto scorta per circa 90 giorni di produzione, non fermando le catene.
Inotre Huawei ha da tempo in gestazione un suo sistema operativo e ha iniziato a produrre alcune componentistiche presso le sue fabbriche o rifornendosi da industrie entro i confini cinesi, così da non dover dipendere da altri.
E’ notizia di oggi che anche il comparto PC di Huawei ha subito un stop da Microsoft che ha rimosso dal suo store digitale i portatili con gli occhi a mandorla, però sembra ufficiosamente che la dirigenza orientale abbia preso contatti con gli sviluppatori dello store alternativo a Google Play, Aptoide con sede in Portogallo, notizia non confermata e solo parzialmente smentita.
Cosa può riservare il futuro? Probabilmente la Cina potrebbe iniziare a stringere i cordoni delle materie prima che estrae e che servono a produrre chip e memorie, oltre a creare problemi alle aziende nazionali che lavorano in appalto a società straniere, Apple in primis. Questo potrebbe far partire la macchina della politica e prima o poi un accordo lo dovranno trovare.
In casa Huawei ci si potrebbe trovare con smartphone e tablet motorizzati Android ma privi dei servizi di BigG, con l’impossibilità da parte degli utenti di poterli utilizzare (il danno agli utenti finali può portare molti a cambiare cellulare), forse la nascita di un nuovo sistema operativo con l’intento di contrastare lo strapotere del robottino verde e di Apple (che per ora sta alla finestra e sicuramente gongola), cosa che negli scorsi anni però ha fatto vittime illustri (vedasi la scomparsa di Windows Mobile).
In oggi Huawei può continuare a vendere e fornire le patch di sicurezza a tutti i cellulari già venduti o comunque già in ordinativo, per quelli che ancora dovranno veder la luce non si sa (vedasi ad esempio il pieghevole, presentato alla stampa ma non ancora a calendario).
Trump ha deciso di fare guerra a danno degli utenti e questo potrebbe ulteriormente abbassare l’indice di gradimento di un presidente un po’ goffo ed arrogante che già non gode di simpatia. Vedremo gli sviluppi e nel caso il secondo produttore di cellulari Android potrebbe decidere di rimanere all’interno dei propri confini ed abbandonare il resto del mercato, il tutto nettamente a vantaggio di Samsung che per una volta non è in lite con nessuno.
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