Prr chi ama, per chi ha amato e per chi è in cerca.
Artista: Pearl Jam Titolo Originale: Just Breathe Titolo Tradotto: Respiriamo Soltanto
Si, capisco che ogni vita deve finire Mentre sediamo da soli, so che un giorno Ce ne dovremo andare Sono un uomo fortunato Che può contare sulle sue stesse mani, Quelle che amo…
Qualcuno ne ha soltanto una, Altri non ne hanno nessuna
Resta con me… Respiriamo soltanto.
I miei peccati sono allenati, Non mi lasceranno mai vincere Dopo tutto, sono solo un altro essere umano Si, non voglio ferirmi, c’è già così tanto In questo mondo che mi fa sanguinare
Resta con me… Sei tutto ciò che riesco a vedere
Ti ho detto che ho bisogno di te? Ti ho detto che ti voglio? Se non l’ho fatto sono un cretino, vedi… Nessuno lo sa meglio di me. Ho spiattellato tutto
Ogni giorno mi stupisco, Mentre ti osservo in volto Tutte le cose che hai dato E niente che tu abbia voluto trattenere Non c’è niente che tu abbia voluto trattenere Di tutto ciò che hai dato
Ti ho detto che ho bisogno di te? Ti ho detto che ti voglio? Se non l’ho fatto sono un cretino, vedi… Nessuno lo sa meglio di me. Ho spiattellato tutto
Non c’è niente che avresti voluto trattenere Di tutto quello che hai dato Stringimi fino al giorno in cui morirò Ti incontrerò dall’altra parte
Negli ultimi tempi ho fatto un piccolo salto indietro nel tempo. No non ho trasfrormato la mia macchina nella De Lorean della fortunata trilogia di “Ritorno al futuro”. Il primo passo l’ho fatto ricominciando a giocare al vecchio gioco intitolato “Unreal” che insieme a Quake e Quake 2 hanno fatto la storia dei motori grafici 3D per i giochi in prima persona. Questi si che erano divertenti e lunghi da giocare, non come gli attuali concentrati molto di più sul livello grafico che sulla storia ed il numero di livelli.
Il secondo passo l’ho fatto grazie a YouTube e al ritrovamento di un po’ di vecchia musica “mediterranean progressive” degli anni 1994-1996 che molto ha insegnato e che faceva muovere il popolo della notte delle vecchie e purtroppo ormai chiuse discoteche che hanno fatto storia.
Da grande appassionato di musica quale sono e sono sempre stato, forse insieme alla old school hip-hop, la progressive è sempre stata un genere che mi è sempre piaciuto, anche grazie all’atmosfera che ha sempre creato, ai suoni e ai pochi testi presenti nelle basi.
Il primo ritrovamento è stata una vecchia cassetta del Duplè, poi mi sono ricordato di avere dei CD dell’Area City e dell’Insomnia, ovviamente tra gli artisti che ho sempre apprezzato ci sono nomi come Roland Brant, Gigi D’Agostino (prima maniera), Ricky Le Roy, Mauro Piccotto. Nel girovagare su YouTube ho anche incrociato il nome di Mauro Tannino, deceduto già da tempo a causa di un incidente con il paracadute e altri di cui non ricordavo nemmeno il nome ma solo le melodie suonate.
Ricordo anche che da qualche parte devo avere ancora delle cassette uscite dalle console dei DJ direttamente dalle discoteche e forse i “flayers” che non sarebbero altro che gli inviti per entrare nei locali e che oggi sembrano essere in larga parte scomparsi, come del resto sono scomparsi i locali della movida del sabato sera e che facevano tendenza, lasciando il posto a locali meno importanti e più improntati sullo stile del vestire più che sulla musica e i DJ. Ricordo i nomi come Duplè, Ultimo Impeso, Insomnia, Jaiss, Torquemada, Area 51, Cocoricò e molti altri.
Devo ammetterlo, in parte sono un po’ triste per gli anni trascorsi e che non verranno più, però dall’altra parte sono molto contento di aver vissuto gli anni dei locali e della musica progressive e di poterli rivivere riascoltando i vecchi cavalli di battaglia!
Forse chi mi segue su Twitter o Facebook avrà letto della mia disavventura con il client di posta integrato in Vista, per chi invece legge solo il blog mi accingo a spiegare cosa mi è capitato, sempre che non mi addormenti sulla tastiera.
Ieri stavo leggendo un PDF e dal menu di Adobe Reader ho dato l’istruzione di allegare il file ad una mail, non lo avessi mai fatto! Da qua l’odissea è iniziata, Windows Mail ha iniziato a mostrarmi una serie di errori e a caricamento completo del programma cosa scopro? Una buona parte delle mail sono sparite.
A nulla è valso cercare i file dei database o usare i vari programmi che promettono sulla carta di sistemare i disastri, ho solo ottenuto un parziale recupero delle mail. Ho pensato di recuperare i dati contenuti in un back-up fatto un po’ di tempo fa ma anche questa strada non ha portato a nulla di utile, anzi il programma sembra essersi offeso ancora di più e ha iniziato un loop di recupero dei messaggi ripetuto ad ogni avvio. Insomma mi sa che devo rinunciare alle mie mail… Che sfiga!
Prendo in prestito il concetto direttamente dai Marines americani, che in quanto a corpo militare hanno poche semplici regole, tra cui “non si abbandona nessun uomo” che rende bene l’idea della coesione dei membri che li compone.
Ebbene i geometri non sono per niente uguali, anzi tendenzialmente siamo “cani sciolti” e rispondiamo alla regola “ognun per se, Dio per tutti”, combattendo in maniera isolata le nostre battaglie, senza diffondere la propria conoscenza senza un minimo di spirito collaborativo. Questa è l’analisi fatta dall’interno della categoria a cui appartengo e che per fortuna alle volte ha le sue eccezioni.
Negli anni ho costruito rapporti con colleghi conosciuti nelle code presso gli uffici pubblici, tra una lamentela e l’altra, o in occasione di corsi d’aggiornamento ed assemblee. Occasioni che hanno fatto scoprire persone sconosciute e con cui oltre fare due discorsi, chiedere consigli su dubbi o problemi che si riscontrano quotidianamente durante l’attività e scambiarsi mail spiritose, hanno anche fatto nascere delle amicizie e dei rapporti anche lavorativi. Con questi colleghi si condividono anche informazioni di varia natura, sia su come affrontare problemi pratici, consigli su come affrontare un tipo di pratica che si incontra per la prima volta in modo da diffondere la conoscenza senza mantenerla vincolata a pochi. Un po’ come il concetto della libera conoscenza professata da molti utenti che popolano il web.
In molte occasioni ho anche visto che però esistono molti colleghi che non amano condividere con altri le proprie informazioni, anzi solitamente sono gli stessi che si lamentano di molte cose, poi al classico consiglio di segnalare a chi di dovere del Collegio la cosa, tutto viene meno con la frase “ma tanto non fanno nulla”. Ecco la triste realtà, i geometri sono più simili a tanti Don Chisciotte che combattono contro i vari mulini a vento e ottengono pochi risultati.
Altra dimostrazione è la dispersione di forze con attività come le varie riviste di categoria che vengono tenute dai collegi, dal Consiglio Nazionale e altre entità, molto preparate, ma che lavorano su stesse problematiche affrontandole da più lati contemporaneamente. Io sono dell’idea che si dovrebbe fare fronte comune, cercando di dare un prodotto finale che sicuramente sarebbe migliore e di spessore elevato.
Un altra dimostrazione della poca coesione della mia categoria è stato il poco interesse a collaborare ed offerto dal forum (di cui sono amministratore) tenuto sul sito del Collegio di Genova che conta 141 iscritti dal lancio, di cui effettivamente attivi 4 o 5. Alcuni utenti hanno mostrato interesse iniziale, partecipando alle discussioni, sparendo poco dopo, altri hanno preso il forum come un luogo dove lamentarsi senza essere propositivi (c’è chi è stato invitato a partecipare con idee ad alcune iniziative e sistematicamente non si è nemmeno presentato e preoccupato di avvertire di eventuali contrattempi o impegni). Certo è più facile puntare il dito contro quello che non va bene e poi lavarsene le mani, affermando “tanto non verrò ascoltato” oppure “non ho tempo” oppure “tanto non cambia nulla”. Lascio ad altri eventuali commenti.
In questi giorni, forse mesi o anni, sono parecchio perplesso sui politici in generale, senza puntare il dito su uno schieramento particolare, tanto si è capito come funziona il giochino, loro comandano e noi paghiamo ed obbediamo e anche se prendiamo delle decisioni loro le ignorano (vedasi ad esempio i referendum, il popolo prende una decisione e poco tempo dopo accade la cosa diametralmente opposta).
L’ultima cosa, in ordine cronologico, che mi ha colpito negativamente è stata una notizia captata all’ora di cena al tiggì, i politici oltre ai lauti stipendi (si parla di cifre medie di 25.000 €!), tutti i privilegi che hanno (telefoni gratis, ristorante a prezzi stracciati, viaggi pagati in prima classe, macchine di lusso, etc.), hanno anche una carta di credito!
Sono anni che mi domando se i politici si sono accorti dell’impressionante diminuzione dei votanti ed il crescente numero di persone, spesso giovani, completamente disinteressati a quello che accade a Roma, forse no, sono troppo impegnati a recitare nel loro teatrino, giocando letteralmente con le nostre vite, mentre ci sono altri che vivono la politica come una partita di calcio (bisognerebbe iniziare a pensare meno al calcio ed aprire gli occhi per bene!).
Ricordo la sensazione di sconforto dopo aver sentito la notizia di quanto i politici (sono all’incirca 1.000 o poco più, a mio avviso comunque troppi) erano riusciti a donare per il terremoto dell’Abruzzo, una cifra che non superava i 50.000 €, cavoli! Ma in due guadagnano la stessa cifra in un mese! Bel gesto, non c’è che dire.
Certo però ci sono anche italiani che ignorano volutamente questi privilegi dietro scuse poco consistenti che stanno su solo se impalate, adducendo che loro lavorano, che è giusto pagargli tutto e così via! Non sono per niente di questa idea.
Sarebbe bello fossero pagati in maniera più equilibrata, riducendo un po’ i loro privilegi e responsabilizzandoli un po’ di più, controllando anche quanto effettivamente lavorano (ricordo il servizio delle Iene sull’assenteismo dei politici ed il via vai dai vari palazzi).
Beh, i romani avevano capito molto sui sudditi, infatti il detto<<panem et circenses>> calza ancora molto alle perfezione anche ai giorni nostri, meglio occupare la mente delle persone con cretinate che farle pensare ai problemi e ai sotterfugi.
La Microsoft è stata sempre oggetto di critiche di varia natura, alle volte con ragione, alle volte per sola antipatia verso la società, la sua politica e l’ex-presidente Gates. Questa volta però una cosa del genere non me la sarei mai aspettata, il nuovo presidente Steve Ballmer si è dimostrato molto simpatico durante una visita presso la Trevecca Nazarene University a Nashville, un ragazzo di nome John Hancock gli si è avvicinato e gli ha chiesto se gli avrebbe potuto firmare il portatile, ovviamente Ballmer non si è tirato indietro e armato di pennarello indelebile ha preso il portatile, appena si è accorto che aveva per le mani un Mac è scoppiato a ridere e ha ha scritto sopra la mela morsicata "“Te ne serve uno nuovo?“ e lo ha firmato e riconsegnato al legittimo proprietario (per la cronaca, sembra che sul MacBook fosse installato un OS Microsoft).
Mi ha colpito molto lo spirito di Ballmer che ha accettato di buon grado la cosa e mi chiedo se Jobs farebbe la stessa cosa se gli presentassero un portatile su cui gira Windows (ma anche Linux, perchè no?). Forse lo farebbe ora solo perchè Ballmer si è comportato in maniera spiritosa e corretta.
Spesso leggo su siti e blog vari consigli su come scrivere i propri post, altri invece consigliano come far conoscere il proprio blog.
Io non credo di essere un buon esempio su come si scrive un post, non ho una regola fissa, probabilmente non tutto quello che scrivo è di interesse (almeno a giudicare dal numero dei commenti, le visite invece sono all’incirca un centinaio al giorno, altre volte meno, altre poco di più), ma questo mi interessa poco, infatti non cerco di attirare visitatori, se chi legge il mio blog è interessato ben venga, altrimenti non c’è nessun problema.
I miei post nascono abbastanza spesso per ragionamenti legati a quello che leggo, sento in radio, vedo in televisione, oppure che mi succede direttamente. Non ho una regola esatta, anzi, come mi ha definito Camu tempo fa, il mio blog è generalista, non c’è una linea guida, anzi in parte c’è, come suggerisce il titolo, la linea guida sono i miei ragionamenti e gli sfoghi a cui alle volte lascio libero sfogo.
Forse ne ho già parlato, mi scuso in caso affermativo, ma trovo che avere un blog (nonostante all’inizio fossero molto criticati, all’epoca avere un diario on-line sembrava poco ortodosso) è un ottimo esercizio, sia perchè personalmente mi aiuta nello scrivere, mi aiuta a ragionare e ad esternare i miei pensieri (non sempre la cosa è semplice anche se lo sembra). Poi è anche di aiuto il potersi confrontare con chi commenta, il confronto aiuta due o più individui a crescere.
Capisco poco i blog pieni di sole citazioni, senza esternare un pensiero personale su quello che viene scopiazzato da altri non mi sembra utile, solo un continuo riciclo non ragionato di altri pensieri, nulla più. A questo punto si da ragione a chi afferma che <<Se prendo dieci scimmie ammaestrate e le metto in una stanza a pigiare i tasti di una macchina da scrivere, per la teoria delle probabilità una delle scimmie prima o poi scriverà qualche verso di Sheckspear>>!
Praticamente io mi trovo a pensare ad un post quasi per caso, alle volte ho preso carta e penna e ho scritto come si faceva un tempo (mi sembra di essere mia nonna!), altre volte ho usato il palmare (che fatica con il pennino!), altre volte (come ora) ho preso il portatile e comodamente sdraiato sotto le coperte al caldo scrivo.
La soluzione, trovati il tempo e la voglia, è quella di scrivere, magari poco alla volta, i miei primi post erano più simili a dei post-it, cercando di argomentare le proprie idee. Altro ottimo esercizio è quello di leggere altri blog e articoli sull’argomento che si vuole trattare. La lettura di altri blog è utile per capire come scrivono altre persone che magari hanno maggiore esperienza sul campo, l’informarsi è utile per capire se la nostra percezione di quello che abbiano nella testa può essere vera o meno.
Io a differenza di altri ho deciso di dividere il blog personale da quello più tecnico, nato nel 2006 (inizialmente scritto in HTML) che tratta argomenti “tecnici” sul mondo dei computer, non mi piace l’idea di mischiare le due cose, ma non è detto che sia sbagliato scrivere su più argomenti anche distanti tra loro, il bello è che si è liberi di decidere in autonomia, il tutto è fare il primo passo nel buio e non stancarsi.
Questo post non vuole essere un vademecum su come si scrivono post, come ho detto in apertura non sono la persona più indicata, ma è solo il mio punto di vista e la mia personale impressione ed esperienza. Tanto per spiegare perchè e come ideo i miei post.
Questo post lo avrei voluto scrivere già dal primo giorno in cui è nato il blog, poi per vari motivi è rimasto in un cassetto della mia mente e non si è mai concretizzato fino ad oggi.
Sicuramente non è un fenomeno sconosciuto, anche grazie alle varie riviste del settore, le manifestazioni dedicate ed i film che lo hanno reso famoso, il tuning, l’arte di personalizzare un veicolo (che abbiamo 2 o 4 ruote è indifferente) rendendolo unico.
Sempre più spesso per strada si incrociano macchine in parte irriconoscibili o comunque profondamente diverse da come la casa madre le aveva studiate e prodotte.
Le modifiche possono interessare anche parti specifiche del veicolo, i soli interni, l’impianto stereo, la carrozzeria, il motore oppure tutte queste parti contemporaneamente.
Il tuning può essere suddiviso in due grandi gruppi, il soft tuning, volto a piccole personalizzazioni che si occupano più che altro di particolari o modesti interventi, senza però stravolgere il concetto iniziali, alcuni esempi sono la sostituzione dei cerchioni, oppure la sostituzione dei gruppi ottici, oscuramento con pellicole dei vetri dell’abitacolo.
Poi vi è l’hard tuning, più profondo e mirato ad una personalizzazione estrema del veicolo con interventi che comportano la modifica della carrozzeria più marcata, installazione o modifica dei paraurti, modifiche meccaniche anche profonde e reinterpretazione degli interni. Quest’ultimo tipo, a mio giudizio fortunatamente, è meno diffuso a causa degli alti costi di realizzazione e difficile rispetto delle norme del codice della strada in materia di omologazioni.
Da appassionato di auto quale sono stato (ora sono un po’ meno interessato) ho sempre guardato con interesse alle trasformazioni ed elaborazioni delle vetture, infatti anch’io non sono stato immune al virus del tuning, infatti la mia vecchia auto aveva subito negli anni alcune blande modifiche, paraurti stuccati e venrniciati come la carrozzeria, sostuituzione delle frecce anteriori e laterali con altre di tipo bianco, della mascherina anteriore, interni con volante in pelle, illuminazione della strumentazione con luci blu (come la radio), pedaliera e pomello del cambio da rally, passando anche all’oscuramento dei vetri posteriori. Oggi l’unico vezzo della mia Clio sono quattro cerchi in lega a cinque razze, pare che stia guarendo.
Altri invece, una volta contratto il virus tuning non trovano pace, infatti continuano a modificare la propria macchina in cerca della perfezione, cosa che alle volte diventa eccessiva e rischia di appesantire eccessivamente la vettura rendendola di dubbio gusto.
Spesso sulle riviste ed alle fiere si vedono macchine dotate di aperture delle portiere in stile Lamborghini o ad ala di gabbiano, modifiche che ad oggi non sono omologate ed in caso di verifica delle forze dell’ordine potrebbero portare al sequestro del libretto e conseguente multa. Altre modifiche molto gettonate sono i neon sottoscocca che hanno avuto il picco d’installazione con l’uscita del secondo film della serie “Fast & Furious” dove ogni macchina emanava una luce di colore simile a quella della carrozzeria. Sicuramente d’effetto, ma poco utile, costosa e sempre non omologata.
Altre modifiche sono quelle apportate ai motori, qua si entra nell’elaborazione, con infiniti numeri di possibilità, il tutto in rapporto con il budget che si ha a disposizione. Si può passare da semplici lavori di sostituzione di elementi (filtri aria, regolazioni varie), per passare alla sostituzione di parti strutturali del propulsore (pistoni, alberi a camme, etc.), fino a preparazioni complete del propulsore. Anche queste modifiche possono andare in contrasto con le leggi italiane e possono creare qualche grattacapo, anche se difficilmente rilevabili in caso di controllo da parte delle forze dell’ordine, inoltre il propulsore può diventare poco affidabile con il passare del tempo. Le preparazioni, ricordo, sono nate per veicoli dedicati alle gare, quindi sottoposti a controlli pre e post performance, quindi poco compatibili con la normale manutenzione che ognuno di noi effettua sulla propria auto (circa ogni 15.000-20.000 km).
Più volte ho menzionato che le modifiche possono essere in contrasto con le nostre leggi, infatti il nostro codice della strada permette pochi interventi senza incorrere in multe e sequestri, mentre in altre nazioni europee tali modifiche sono facilmente autorizzabili senza essere nemmeno costose come autorizzazione. Per tali motivi capita di vedere delle vetture che vengono espatriate, omologate in altre nazioni per poi rientrare in Italia con un libretto nuovo di zecca. Lo Stato in questi anni ha cercato di porre rimedio a tali limitazioni, anche perchè le cifre in ballo non sono trascurabili, e stanno cercando di trovare un accordo. Il settore sperava che con l’ultima stesura del codice della strada il settore del tuning fosse finalmente regolamentato e legalizzato ma purtroppo così non è stato, un vero peccato visto che il settore potrebbe essere una fonte di guadagno e di reddito per molti, Stato non escluso.
Capita molto spesso, in particolare con l’avvento dei social network, di sentir dire che una persona ha molti amici, oppure ascoltare persone che dicono di essere amico di Tizio e di Caio, ma siamo sicuri di avere così tanti amici? La domanda mi sorge spontanea e mi sembra del tutto lecita.
un amico è una persona che farebbe probabilmente qualsiasi cosa per noi (e se l’amicizia è reciproca allora anche noi dovremmo essere disposti a fare lo stesso), è sempre disponibile, nonostante orari, impegni e altri problemi, insomma è qualcosa di più di un fratello o di un parente.
Tempo fa in radio mi è capitato di sentire questa definizione di amicizia che rende molto bene l’idea:
Un amico non ti asciuga le lacrime ma non te le fa scendere.
Poi penso ai miei veri amici, di cui personalmente potrei fidarmi ciecamente e a cui potrei affidare la mia vita e noto che non ne ho molti, direi al massimo un paio si potrebbero fregiare di tale definizione. Ho d’altro canto conosco persone che definisco amici a cui sono legato in maniera più o meno stretta e che mi fa molto piacere frequentare, nonostante gli impegni di tutti i giorni.
Tempo fa sono stato scottato dalla fine di due amicizie che io avrei definito fraterne, terminate in tempi diversi e che mi hanno lasciato l’amaro in bocca. Probabilmente sarà capitato anche ad altri e mi capiranno.
La prima amicizia terminata di punto in bianco forse era destinata al tragico epilogo, interessi differenti, amicizie che ci hanno separato e tutto è svanito senza lasciare traccia, alcuni contatti per cercare di recuperare ma a nulla è servito.
La seconda amicizia che mi ha indispettito notevolmente per come è finita, e ancora mi indispettisce, è finita per una scenata di gelosia (non mia) che mi ha lasciato di sasso. C’è da dire che nonostante fossero cambiate alcune cose, ci si riusciva a vedere con regolarità, ma probabilmente la stupidità della persona ha avuto la meglio e dopo una telefonata di fuoco tutto è finito. Ancora oggi se ci si incrocia, anche dopo molti anni, ci evitiamo ed ignoriamo, manco non ci si conoscesse. Peccato.
Dall’altra parte poi ci sono le amicizie che nonostante non ci si senta e veda da tempo, permangono e si rinverdiscono ad ogni contatto concesso. Certo la vita attuale non aiuta molto nei rapporti tra le persone, infatti siamo tutti troppo occupati a pensare al lavoro e a tutti i problemi che ci tartassano che un po’ ci dimentichiamo degli amici, alle volte ci dimentichiamo anche dei parenti.
Ed ecco che arrivano i social network che aiutano in parte a mantenere un minimo di rapporti umani, anche se freddi ed impersonali, ma comunque aiutano un minimo a non dimenticarsi che esistono anche altre persone al mondo.
Trovo comunque definire “amico”, se pensiamo alla definizione della parola fine a se stessa, una persona che magari non conosciamo di persona, ad esempio io ho conosciuto virtualmente alcune persone via internet (detto così sembra che mi sia affidato ad uno dei tanti siti per cuori solitari che popolano il web), leggendo i blog, persone spiritose, divertenti e disponibili se interpellate, ma non posso definirli amici, al massimo conoscenti.
Se è vera o meno non mi è dato di sapere, so solo che è divertentissima!
Una donna di New York – USA – ha scritto a un sito di finanza americano chiedendo consigli su come trovare un marito ricco: già ciò di per sé è divertente, ma il meglio della storia é quello che un tizio le ha risposto.
LEI: Sono una ragazza bella (anzi, bellissima) di 28 anni. Sono intelligente e ho molta classe. Vorrei sposarmi con qualcuno che guadagni minimo mezzo milione di dollari l’anno. C’é in questo sito un uomo che guadagni ciò? Oppure mogli di uomini milionari che possono darmi suggerimenti in merito? Ho già avuto relazioni con uomini che guadagnavano 200 o 250 mila $, ma ciò non mi permette di vivere in Central Park West. Conosco una signora che fa yoga con me, che ha sposato un ricco banchiere e vive a Tribeca, non è bella quanto me, e nemmeno tanto intelligente. Quindi mi chiedo, cos’ha fatto per meritare ciò e perché io non ci riesco?Come posso raggiungere il suo livello?
LUI: Ho letto la sua e-mail con molto interesse, ho pensato profondamente al suo caso e ho fatto una diagnosi della sua situazione. Premetto che non sto rubando il suo tempo, dato che guadagno 500 mila $ l’anno. Detto ciò, considero i fatti nel seguente modo: Quello che Lei offre, visto dalla prospettiva di un uomo come quello che Lei cerca, è semplicemente un pessimo affare. E ciò per i seguenti motivi: Lasciando perdere i blablabla, quello che Lei suggerisce è una negoziazione molto semplice. Lei offre la sua bellezza fisica e io ci metto i miei soldi. Proposta molto chiara, questa. Ma c’è un piccolo problema. Di sicuro, la Sua bellezza diminuirà poco a poco e un giorno svanirà, mentre è molto probabile che il mio conto bancario aumenterà continuamente. Dunque, in termini economici, Lei è un attivo che soffre di deprezzamento, mentre io sono un attivo che rende dividendi. Lei non solo soffre un deprezzamento ma questo è progressivo ed aumenta ogni anno! Spiego meglio: Oggi Lei ha 28 anni, è bella e continuerà così per i prossimi 5/10 anni, ma sempre un po’ meno e all’improvviso, quando Lei osserverà una foto di oggi, si accorgerà che è diventata una pera raggrinzita. Questo significa, in termini di mercato, che oggi lei è ben quotata, nell’epoca ideale x essere venduta, non per essere comprata. Usando il linguaggio di Wall Street, chi la possiede oggi deve metterla in "trading position" (posizione di commercio), e non in "buy and hold" (compra e tieni stretto), che, da quanto sembra, è quello per cui Lei si offre. Quindi, sempre in termini commerciali, il matrimonio ("buy and hold") con Lei non è un buon affare a medio/lungo termine. In compenso, affittarla per un periodo, può essere, anche socialmente, un affare ragionevole e potremmo pensarci su. Potremmo avere una relazione per un certo periodo….. Huuummm…. Pensandoci meglio e per assicurarmi quanto intelligente, di classe e bellissima Lei è, io, possibile futuro "affittuario" di tale "macchina", richiedo ciò che è di prassi: Fare un test drive. La prego di stabilire data e ora. Cordialmente.