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Buon Natale
Categoria Vario
Lo SPiD (Sistema Pubblico di identità Digitale) è stata una piccola rivoluzione nella pubblica amministrazione (in uno Stato abituato all’uso di marche da bollo, moduli, firme e timbri), accedere ai siti istituzionali con un unico account, senza doversi registrare ai vari portali, attendere email contenenti link che vengono catturate dai sistemi antispam, se non dover mandare moduli per PEC all’ente che doveva fisicamente attivare l’account, per poi non parlare di doversi ricordare le credenziali di molti siti.
La cosa migliore è che per avere lo SPiD al singolo cittadino non chiede denari, strano ma verissimo, non si paga nulla, ma è proprio così? Non del tutto, in realtà lo Stato italiano paga i vari fornitori di SPiD svariati denari ogni anno, pertanto in realtà tutti (anche chi lo SPiD non lo ha fatto per suoi motivi) stiamo pagando per avere la nostra identità digitale.
Questa è una di quelle mille gabelle, non riconducibile alle tasse vere e proprie, ma che in realtà tutti paghiamo in un modo o nell’altro. Dimostrazione che gratis nel lessico dello Stato italiano non esiste, qualcuno (i cittadini) deve pagare in un modo o nell’altro.
Non c’è nessuna vendetta in quello che ho fatto in casa nei mesi scorsi, ho preso come spunto i titoli dei film d’azione degli anni ’90 i quali mi hanno sempre fatto sorridere in quanto a stupidità!
Non è un mistero che mi piaccia fare piccole riparazioni con le mie mani, mi rilassa e mi da una grande soddisfazione sapere di aver fatto qualcosa in autonomia. Dopo che la lavatrice ha deciso di tirare il proverbiale gambino (autonomamente o non scaricava l’acqua o non centrifugava affatto o comunque in maniera deficitaria) causa un probabile guasto alla parte logica che la comandava, abbiamo cambiato l’elettrodomestico.
Se non fosse che la vecchia lavatrice era ad incasso, pertanto nascosta dietro l’anta del mobile della cucina, quella nuova invece è a libera installazione, pertanto poco più spessa e priva della predisposizione per le ante, inoltre il mobile è dotato del classico zoccolo di chiusura. Eliminato lo sportello, che ora giace comodamente fasciato nel box, ho tagliato lo zoccolo per poterlo ridurre di lunghezza sul fronte e montandolo perpendicolarmente alla parete (come il resto del mobile) in modo che la parte sotto il mobile non si riempia più del dovuto di polvere. Il lavoro è venuto più che bene e non sembra fatto da un geometra.
Altro lavoro fatto handmade ha coinvolto la cassetta del water, negli ultimi tempi ha iniziato a fare rumori come gorgogli e similari, preso il coraggio a due mani ho smontato la placca e con una certa difficoltà ho rimosso i vari pezzi al suo interno così da poterli anche pulire dal “leppego” (dal sito Mugugno Genovese: s.m. viscidume, melma viscosa, piacicchiccio delle vie (che fa scivolare)) e dal calcare di 14 anni di servizio.
La difficoltà maggiore è dovuta alla dimensione della “finestra” da cui far fuoriuscire e rientrare i vari componenti, sembra di giocare a shanghai, con rotazioni di pezzi, smontare e sganciare parti per far uscire il tutto non senza difficoltà. Avuti tutti i pezzi a portata di mano e d’occhio ho constatato che il calcare non era molto e che le guarnizioni non erano danneggiate o consumate, ma il problema dei sinistri rumori proveniva da una membrana in gomma posta dentro il galleggiante e la valvola di chiusura dell’acqua, irrimediabilmente rotta. Comprata e rimontata, dopo alcune regolazioni del galleggiante che in maniera alternata o chiudeva preso l’acqua o non chiudeva affatto la cassetta ora funziona come da nuova, tornando ad essere silenziosa come appena installata.
Altro lavoro fatto nel giorni scorsi è stato nella casa in campagna, da poco acquistata, che ha visto me e mia moglie fare pulizie ed ordine, poi con l’aiuto di mio suocero faremo alcune modifiche agli interruttori messi un po’ a caso, per fortuna l’impianto è di tipo sfilabile e con poca fatica e tempo faremo le modifiche necessarie.
Non so perchè ma tutte le volte la soddisfazione è tanta e mi rilasso tantissimo.
Il mondo “civilizzato” sta lottando contro la plastica monouso, sono state messe gabelle sui sacchettini al supermercato di 2 cent nel vago e strambo tentativo di far desistere le persone dall’usarli, l’Europa ha messo l’obbligo per i tappi delle bottiglie di plastica di non poter essere staccati e persi, si cerca di sensibilizzare le persone a non lasciare in giro i rifiuti e la plastica in generale e si cerca di far capire ai paesi in via di sviluppo di ridurne al produzione e l’utilizzo.
Tutto molto bello e volto a migliorare sulla carta l’ambiente (e ripulirsi la coscienza) e la vita delle generazioni future, poi arrivano i controsensi.
Mio suocero è amico d’infanzia di un produttore di vino della zona di Acqui Terme e da una vita compra il vino da lui, prima il tutto arrivava in bottiglioni di vetro da 2 litri e cassette riutilizzabili, il tutto con vuoto a rendere, come peraltro accade in altre nazioni in generale per le bottiglie di vetro.
Il mezzo di trasporto consegna il pieno e ritira il vuoto, lavaggio dei vuoti e riempimento da capo, un ciclo abbastanza virtuoso. Da circa un anno però c’è stata una novità, addio bottiglioni e arrivo del vino dentro scatole di cartone al cui interno è presente una busta in plastica dotata di rubinetto! Il motivo è che molti clienti gettavano il bottiglione senza renderlo e la difficoltà di reperire i bottiglioni nuovi da riempire.
Tolto essere stupido gettare i bottiglioni vuoti quando si sa che devono essere resi, a mio avviso dovrebbe esserci l’obbligo di cauzione sul vetro, ma la follia è l’uso della plastica! L’essere umano non imparerà mai e poi mai, siamo troppo viziati e disinteressati non capendo che il problema plastica è di tutti.
In casa facciamo la differenziata e cerchiamo di stare abbastanza attenti, costa poco farlo, ma ho notato che dal momento in cui parte del mondo dice di voler limitare l’uso della plastica la quantità di plastica che ogni giorno infilo nell’apposito contenitore è aumentata e non di poco, c’è qualquadra che non cosa!
Parecchio tempo fa mi lamentavo degli analfabeti funzionali, quelle persone che hanno difficoltà a comprendere quanto stanno leggendo. Mi è capitato di sovente dover spiegare verbalmente quanto scritto dettagliatamente in una email, lettera o relazione poichè il destinatario aveva difficoltà a comprenderne il contenuto.
Alle volte ho pensato a semplice pigrizia del destinatario, poi visto il ripetersi della cosa ho capito la difficoltà a comprendere quanto scrivevo. Mi è capitato di andare a rileggere quanto avevo scritto temendo di essere stato troppo tecnico o di aver omesso qualcosa, ma così non era.
Su Il Sole 24 Ore dell’11 dicembre, a firma di Claudio Tucci, è stato pubblicato un interessante articolo sull’indagine Piacc dell’Ocse sulle competenze degli adulti di 31 paesi nel mondo e quello che emerge è disarmante e preoccupante allo stesso tempo. L’Italia ovviamente è nella parte bassa della classifica ed è peggiorata negli ultimi 10 anni, i problemi sono l’alfabetizzazione (e vedendo cosa gira online non mi stupisco più di tanto), capacita di fare calcoli ed il problem solving!
Poi se si guarda al territorio italiano il fanalino di coda è il sud Italia a causa della scarsa appetibilità per lo sviluppo, quindi istruzione e formazione in generale.
Ipotizzavo che l’Italia avesse dei problemi in tal senso ma non pensavo fossero così estesi e diffusi, basta partecipare ad una qualsiasi assemblea di un condominio per rendersi conto delle limitazioni mentali delle persone, c’è chi non capisce un discorso elementare o una serie di ragionamenti, chi non riesce a mettere insieme un discorso comprensibile, il tutto solitamente condito con un bel po’ di presunzione di capire e sapere tutto perchè letto sul web (capendo chissà cosa di quello che hanno letto!).
Nei medesimi giorni ho ascoltato questo podcast di Crash e nelle pieghe del discorso si fa riferimento a problematiche analoghe a quelle citate nell’articolo di Tucci dovute all’uso della tecnologia. Sembra che l’uomo moderno stia involvendo in maniera irreversibile e la cosa allarmante è che lo Stato non sembra intento a trovare una soluzione.
Il web è sempre stato un luogo zeppo di informazioni, sia istituzionali che amatoriali, di ogni tipologia. Con il tempo, come avevo già lamentato tempo addietro, la rete si sta impoverendo di contenuti ed informazioni.
Forum e blog ormai fermi da anni se non decenni, siti più o meno strutturati più volti alle pubblicità di prodotti e servizi più che a dare informazioni (ad esempio PuntoInformatico e Geekissimo) e nuove piattaforme che non aggiungono nulla alla rete se non occupare spazio su dei dischi di un server.
Come credo molti navigatori, tutti conserviamo nei preferiti link a pagine che più o meno periodicamente andiamo a consultare per i più disparati motivi. Le brutte sorprese sono dietro all’angolo, spesso capita che i link siano morti, alle volte perchè cambiato a causa di qualche restyling del sito o peggio morto del tutto perchè il dominio non esiste più.
La morte di un sito porta con se la perdita integrare di informazioni, altri link e files ospitati. La rete, sconfinata e piena di informazioni in realtà sta scomparendo progressivamente a favore di dati futili ed inutili. Sembra impossibile ma penso che tutti si possa fare la prova girando per i preferiti e scoprire di quante errori 404 spunteranno.

Tempo addietro avevo parlato di alcuni orologi, verso la fine del post parlavo del Felser’s degli anni ’70 che aveva funzionato per pochissimo tempo per poi fermarsi definitivamente. Dopo poco l’ho portato dall’orologiaio (il medesimo che mi aveva sistemato altri orologi), dopo alcuni giorni mi aveva detto che non c’era niente da fare causa ruggine nel meccanismo preventivando costi alti a causa della necessità di smontare tutto e reperire pezzi non più in commercio. Con l’orologio fermo in tasca sono tornato a casa e l’ho rimesso nel cassetto del comodino e li c’è stato per parecchi mesi.
A fine novembre decido di provare altro orologiaio per avere quantomeno un’altra opinione, lasciato li con il programma di far revisionare il meccanismo (con gli orologi meccanici si dovrebbe fare ogni 5/7 anni) e vedere quale fosse il problema del mancato funzionamento.
Dopo pochi giorni, prima dell’ipotetico ritiro, vengo contattato dall’orologiaio, temendo fossero brutte notizie e pensando che mi dicesse di usarlo come fermacarte, ho risposto e con mia sorpresa l’orologio era stato revisionato e riparato. Essendo poco distante dal negozio finito un appuntamento vado a riprenderlo e scopro che la problematica non era a causa della ruggine millantata dal precedente orologiaio ma era la massa oscillante (quella che ricarica il meccanismo mentre ci si muove) i cui denti dell’ingranaggio in un punto sono consumati! Ora l’orologio è al mio polso, sembrerebbe molto preciso e funziona alla grande.
La mia domanda è perchè l’altro orologiaio probabilmente non lo ha nemmeno guardato? Forse ne ha poca voglia? Misteri delle persone e degli artigiani.
Una notizia relegata ad un limitato numero di persone sta facendo fatica a divulgarsi, forse perché le big tech hanno poco interesse in generale che gli utenti lo sappiano.
Microsoft ha fatto alcune modifiche a Word (per quanto ne so dovrebbe essere la versione 365) e ha introdotto un’opzione attivata di default. L’opzione permette di inviare quanto viene scritto sul PC direttamente ai server di Microsoft per allenare ChatGPT (per tale motivo il New York Times è in causa con Microsoft).
Su Windows seguire i passaggi sotto riportati per disattivare l’opzione ben nascosta.
Word per Windows (applicazione): File – Opzioni – Centro protezione – Impostazioni Centro protezione – Opzioni della privacy – Impostazioni di privacy – Dati di diagnostica facoltativi [in inglese: File – Options – Trust Center – Trust Center Settings – Privacy Options – Privacy Settings – Optional Connected Experiences]
Fonte: Attivissimo
In alternativa usate ad esempio LibreOffice e vivrete sereni e tranquilli.
Tutto sommato non è molto (forse un paio d’anni o poco più) che ascolto alcuni podcast, due in particolare hanno attirato la mia attenzione.
Ne esistono molti, forse troppi, e non sempre ci sono argomenti interessanti o cose originali.
Un podcast interessante in ambito computer ed intelligenza artificiale e Crash: la chiave per il digitale la cui voce narrante è Andrea Daniele Signorelli, giornalista e scrittore, nonché esperto di tecnologia. Il podcast racconta ogni settimana, in maniera semplice, chiara e indipendente, gli aspetti meno noti della rivoluzione tecnologica. Ottimo per capire e conoscere aspetti non sempre noti o divulgati, oltre a dare spunto per riflessioni sul mondo digitale che ci circonda. Link
Altro podcast è quello dell’arcinoto Paolo Attivissimo che credo non abbia necessità di presentazioni, narra di bufale, virus, frodi informatiche e tanto altro, il tutto in maniera semplice e chiara. Link