Lo sfogo

Piccoli e grandi sfoghi personali sulle sventure che mi capitano

Ott
19

Windows Live: creare un nuovo gruppo di utenti

Categoria The Scrat's Lair

In Windows Vista è comparso il client di posta elettronica Windows Mail, sostituendo il programma Outlook Express. La sostituzione ha comportato una modifica della gestione dei contatti memorizzati sul computer, infatti nella cartella principale dell’account è stata creta una nuova cartella “Contatti” e ora non è più il client di posta a gestire gli account ma bensì Windows direttamente. Il problema è che sembra non essere possibile creare i gruppi di e-mail per inviare a gruppi di persone le e-mail in modo da non impazzire scegliendoli uno per uno.

La cosa non è del tutto vera, infatti per far comparire il comando “Nuovo gruppo di contatti” sulla barra della finestra “Contatti”.

Per prima cosa creiamo una nuova cartella all’interno di “Contatti” con un nome a nostra scelta, poi clicchiamo con il pulsante destro del mouse sulla cartella e scegliamo “Personalizza”, quindi spostiamoci sulla linguetta “Personalizza” e scegliamo dal menu a tendina “contatti” e applicare la modifica. Si consiglia di aggiungere la spunta alla voce "Applica il modello anche alle sottocartelle".

Ora andando all’interno della cartella creata all’interno di “Contatti” comparirà la voce “Nuovo gruppo contatti”.

Ott
10

Che noia i programmi ministeriali

Categoria Pensieri

Alle volte il mio lavoro può essere veramente noioso e ripetitivo! Ultimamente mi sto picchiando con il programma Dori, ideato dal Ministero dei Trasporti per chi deve chiedere il rinnovo delle concessioni demaniali e purtroppo (ovviamente) il programma è veramente fastidioso, ripetitivo e poco amichevole, non parliamo delle istruzioni che vengono fornite unitamente al programma. Per fortuna c’è un architetto dell’Autorità Portuale di Genova che è molto disponibile e cerca di far fronte alle migliaia di richieste di aiuto dei tecnici che si trovano a passare alcune ore in comagnai di un programma folle.

Per fortuna una delle due pratiche era abbastanza semplice e quindi è andata abbastanza liscia, ma poi è arrivata la seconda pratica che è piuttosto complessa a causa della varietà dei manufatti presenti all’interno del porto.

Purtroppo ho a che fare per lavoro con altri programmi ideati dallo Stato e sembra che siano tutti collegati da un unico filo conduttore, l’incomprensibilità e la difficoltà di capire cosa e come fornire i dati, picchiandosi alle volte con messaggi di errore non sempre comprensibili.

Nei prossimi giorni spero di completare anche la seconda pratica e di consegnarla all’ufficio in modo da pensare a qualcos’altro. Torno alla compilazione, che noia!

Ott
06

Steve Jobs – 1955-2011

Categoria Vario

Sono onorato di essere qui con voi oggi alle vostre lauree in una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. Anzi, per dire la verità, questa è la cosa più vicina a una laurea che mi sia mai capitata.

Oggi voglio raccontarvi tre storie della mia vita. Tutto qui, niente di eccezionale: solo tre storie.

La prima storia è sull’unire i puntini.

Ho lasciato il Reed College dopo il primo semestre, ma poi ho continuato a frequentare in maniera ufficiosa per altri 18 mesi circa prima di lasciare veramente. Allora, perché ho mollato? E’ cominciato tutto prima che nascessi.

Mia madre biologica era una giovane studentessa di college non sposata, e decise di lasciarmi in adozione. Riteneva con determinazione che avrei dovuto essere adottato da laureati, e fece in modo che tutto fosse organizzato per farmi adottare fin dalla nascita da un avvocato e sua moglie. Però quando arrivai io loro decisero all’ultimo minuto che avrebbero voluto adottare una bambina. Così quelli che poi sono diventati i miei genitori adottivi e che erano in lista d’attesa, ricevettero una chiamata nel bel mezzo della notte che gli diceva: “C’è un bambino, un maschietto, non previsto. Lo volete voi?” Loro risposero: “Certamente“.

Più tardi mia madre biologica scoprì che mia madre non si era mai laureata al college e che mio padre non aveva neanche finito il liceo. Rifiutò di firmare le ultime carte per l’adozione. Poi accettò di farlo, mesi dopo, solo quando i miei genitori adottivi promisero formalmente che un giorno io sarei andato al college. Diciassette anni dopo andai al college. Ma ingenuamente ne scelsi uno altrettanto costoso di Stanford, e tutti i risparmi dei miei genitori finirono per pagarmi l’ammissione e i corsi.

Dopo sei mesi, non riuscivo a vederci nessuna vera opportunità. Non avevo idea di quello che avrei voluto fare della mia vita e non vedevo come il college potesse aiutarmi a capirlo. Eppure ero là, che spendevo tutti quei soldi che i miei genitori avevano messo da parte lavorando per tutta la loro vita. Così decisi di mollare e avere fiducia che tutto sarebbe andato bene lo stesso. Era molto difficile all’epoca, ma guardandomi indietro ritengo che sia stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso.

Nell’attimo che mollai il college, potei anche smettere di seguire i corsi che non mi interessavano e cominciai invece a capitare nelle classi che trovavo più interessanti. Non è stato tutto rose e fiori, però. Non avevo più una camera nel dormitorio, ed ero costretto a dormire sul pavimento delle camere dei miei amici. Guadagnavo soldi riportando al venditore le bottiglie di Coca cola vuote per avere i cinque centesimi di deposito e poter comprare da mangiare.

Una volta la settimana, alla domenica sera, camminavo per sette miglia attraverso la città per avere finalmente un buon pasto al tempio Hare Krishna: l’unico della settimana. Ma tutto quel che ho trovato seguendo la mia curiosità e la mia intuizione è risultato essere senza prezzo, dopo.

Vi faccio subito un esempio. Il Reed College all’epoca offriva probabilmente la miglior formazione del Paese relativamente alla calligrafia. Attraverso tutto il campus ogni poster, ogni etichetta, ogni cartello era scritto a mano con calligrafie meravigliose. Dato che avevo mollato i corsi ufficiali, decisi che avrei seguito la classe di calligrafia per imparare a scrivere così.

Fu lì che imparai dei caratteri serif e san serif, della differenza tra gli spazi che dividono le differenti combinazioni di lettere, di che cosa rende grande una stampa tipografica del testo. Fu meraviglioso, in un modo che la scienza non è in grado di offrire, perché era artistico, bello, storico e io ne fui assolutamente affascinato. Nessuna di queste cose però aveva alcuna speranza di trovare una applicazione pratica nella mia vita.

Ma poi, dieci anni dopo, quando ci trovammo a progettare il primo Macintosh, mi tornò tutto utile. E lo utilizzammo tutto per il Mac. E’ stato il primo computer dotato di una meravigliosa capacità tipografica. Se non avessi mai lasciato il college e non avessi poi partecipato a quel singolo corso, il Mac non avrebbe probabilmente mai avuto la possibilità di gestire caratteri differenti o font spaziati in maniera proporzionale. E dato che Windows ha copiato il Mac, è probabile che non ci sarebbe stato nessun personal computer con quelle capacità.

Se non avessi mollato il college, non sarei mai riuscito a frequentare quel corso di calligrafia e i persona computer potrebbero non avere quelle stupende capacità di tipografia che invece hanno.

Certamente all’epoca in cui ero al college era impossibile unire i puntini guardando il futuro. Ma è diventato molto, molto chiaro dieci anni dopo, quando ho potuto guardare all’indietro. Di nuovo, non è possibile unire i puntini guardando avanti; potete solo unirli guardandovi all’indietro. Così, dovete aver fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire. Dovete credere in qualcosa – il vostro ombelico, il destino, la vita, il karma, qualsiasi cosa. Questo tipo di approccio non mi ha mai lasciato a piedi e invece ha sempre fatto la differenza nella mia vita.

La mia seconda storia è a proposito dell’amore e della perdita. Sono stato fortunato: ho trovato molto presto che cosa amo fare nella mia vita. Woz e io abbiamo fondato Apple nel garage della casa dei miei genitori quando avevo appena 20 anni. Abbiamo lavorato duramente e in 10 anni Apple è cresciuta da un’azienda con noi due e un garage in una compagnia da due miliardi di dollari con oltre quattromila dipendenti. L’anno prima avevamo appena realizzato la nostra migliore creazione – il Macintosh – e io avevo appena compiuto 30 anni, e in quel momento sono stato licenziato. Come si fa a venir licenziati dall’azienda che hai creato? Beh, quando Apple era cresciuta avevamo assunto qualcuno che ritenevo avesse molto talento e capacità per guidare l’azienda insieme a me, e per il primo anno le cose sono andate molto bene. Ma poi le nostre visioni del futuro hanno cominciato a divergere e alla fine abbiamo avuto uno scontro. Quando questo successe, il Board dei direttori si schierò dalla sua parte. Quindi, a 30 anni io ero fuori. E in maniera plateale. Quello che era stato il principale scopo della mia vita adulta era andato e io ero devastato da questa cosa. Non ho saputo davvero cosa fare per alcun imesi. Mi sentivo come se avessi tradito la generazione di imprenditori prima di me – come se avessi lasciato cadere la fiaccola che mi era stata passata. Incontrai David Packard e Bob Noyce e tentai di scusarmi per aver rovinato tutto così malamente. Era stato un fallimento pubblico e io presi anche in considerazione l’ipotesi di scappare via dalla Silicon Valley. Ma qualcosa lentamente cominciò a crescere in me: ancora amavo quello che avevo fatto. L’evolvere degli eventi con Apple non avevano cambiato di un bit questa cosa. Ero stato respinto, ma ero sempre innamorato. E per questo decisi di ricominciare da capo. Non me ne accorsi allora, ma il fatto di essere stato licenziato da Apple era stata la miglior cosa che mi potesse succedere. La pesantezza del successo era stata rimpiazzata dalla leggerezza di essere di nuovo un debuttante, senza più certezze su niente. Mi liberò dagli impedimenti consentendomi di entrare in uno dei periodi più creatvi della mia vita. Durante i cinque anni successivi fondai un’azienda chiamata NeXT e poi un’altra azienda, chiamata Pixar, e mi innamorai di una donna meravigliosa che sarebbe diventata mia moglie. Pixar si è rivelata in grado di creare il primo film in animazione digitale, Toy Story, e adesso è lo studio di animazione più di successo al mondo. In un significativo susseguirsi degli eventi, Apple ha comprato NeXT, io sono ritornato ad Apple e la tecnologia sviluppata da NeXT è nel cuore dell’attuale rinascimento di Apple. E Laurene e io abbiamo una meravigliosa famiglia. Sono sicuro che niente di tutto questo sarebbe successo se non fossi stato licenziato da Apple. E’ stata una medicina molto amara, ma ritengo che fosse necessaria per il paziente. Qualche volta la vita ti colpisce come un mattone in testa. Non perdete la fede, però. Sono convinto che l’unica cosa che mi ha trattenuto dal mollare tutto sia stato l’amore per quello che ho fatto. Dovete trovare quel che amate. E questo vale sia per il vostro lavoro che per i vostri affetti. Il vostro lavoro riempirà una buona parte della vostra vita, e l’unico modo per essere realimente soddisfatti è fare quello che riterrete un buon lavoro. E l’unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che fate. Se ancora non l’avete trovato, continuate a cercare. Non accontentatevi. Con tutto il cuore, sono sicuro che capirete quando lo troverete. E, come in tutte le grandi storie, diventerà sempre migliore mano a mano che gli anni passano. Perciò, continuate a cercare sino a che non lo avrete trovato. Non vi accontentate.

La mia terza storia è a proposto della morte. Quando avevo 17 anni lessi una citazione che suonava più o meno così: “Se vivrai ogni giorno come se fosse l’ultimo, sicuramente una volta avrai ragione“. Mi colpì molto e da allora, per gli ultimi 33 anni, mi sono guardato ogni mattina allo specchio chiedendomi: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?“. E ogni qualvolta la risposta è “no” per troppi giorni di fila, capisco che c’è qualcosa che deve essere cambiato. Ricordarsi che morirò presto è il più importante strumento che io abbia mai incontrato per fare le grandi scelte della vita. Perché quasi tutte le cose – tutte le aspettative di eternità, tutto l’orgoglio, tutti i timori di essere imbarazzati o di fallire – semplicemente svaniscono di fronte all’idea della morte, lasciando solo quello che c’è di realmente importante. Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo migliore che io conosca per evitare di cadere nella trappola di chi pensa che avete qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è ragione per non seguire il vostro cuore. Più o meno un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro. Ho fatto la scansione alle sette e mezzo del mattino e questa ha mostrato chiaramente un tumore nel mio pancreas. Non sapevo neanche che cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che si trattava di un cancro che era quasi sicuramente di tipo incurabile e che sarebbe stato meglio se avessi messo ordine nei miei affari (che è il codice dei dottori per dirti di prepararti a morire). Questo significa prepararsi a dire ai tuoi figli in pochi mesi tutto quello che pensavi avresti avuto ancora dieci anni di tempo per dirglielo. Questo significa essere sicuri che tutto sia stato organizzato in modo tale che per la tua famiglia sia il più semplice possibile. Questo significa prepararsi a dire i tuoi “addio“. Ho vissuto con il responso di quella diagnosi tutto il giorno. La sera tardi è arrivata la biopsia, cioè il risultato dell’analisi effettuata infilando un endoscopio giù per la mia gola, attraverso lo stomaco sino agli intestini per inserire un ago nel mio pancreas e catturare poche cellule del mio tumore. Ero sotto anestesia ma mia moglie – che era là – mi ha detto che quando i medici hanno visto le cellule sotto il microscopio hanno cominciato a gridare, perché è saltato fuori che si trattava di un cancro al pancreas molto raro e curabile con un intervento chirurgico. Ho fatto l’intervento chirurgico e adesso sto bene. Questa è stata la volta in cui sono andato più vicino alla morte e spero che sia anche la più vicina per qualche decennio. Essendoci passato attraverso posso parlarvi adesso con un po’ più di cognizione di causa di quando la morte era per me solo un concetto astratto e dirvi: Nessuno vuole morire. Anche le persone che vogliono andare in paradiso non vogliono morire per andarci. E anche che la morte è la destinazione ultima che tutti abbiamo in comune. Nessuno gli è mai sfuggito. Ed è così come deve essere, perché la Morte è con tutta probabilità la più grande invenzione della Vita. E’ l’agente di cambiamento della Vita. Spazza via il vecchio per far posto al nuovo. Adesso il nuovo siete voi, ma un giorno non troppo lontano diventerete gradualmente il vecchio e sarete spazzati via. Mi dispiace essere così drammatico ma è la pura verità. Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario. Quando ero un ragazzo c’era una incredibile rivista che si chiamava The Whole Earth Catalog, praticamente una delle bibbie della mia generazione. E’ stata creata da Stewart Brand non molto lontano da qui, a Menlo Park, e Stewart ci ha messo dentro tutto il suo tocco poetico. E’ stato alla fine degli anni Sessanta, prima dei personal computer e del desktop publishing, quando tutto era fato con macchine da scrivere, forbici e foto polaroid. E’ stata una specie di Google in formato cartaceo tascabile, 35 anni prima che ci fosse Google: era idealistica e sconvolgente, traboccante di concetti chiari e fantastiche nozioni. Stewart e il suo gruppo pubblicarono vari numeri di The Whole Earth Catalog e quando arrivarono alla fine del loro percorso, pubblicarono il numero finale. Era più o meno la metà degli anni Settanta e io avevo la vostra età. Nell’ultima pagina del numero finale c’era una fotografia di una strada di campagna di prima mattina, il tipo di strada dove potreste trovarvi a fare l’autostop se siete dei tipi abbastanza avventurosi. Sotto la foto c’erano le parole: “Stay Hungry. Stay Foolish.“, siate affamati, siate folli. Era il loro messaggio di addio. Stay Hungry. Stay Foolish. Io me lo sono sempre augurato per me stesso. E adesso che vi laureate per cominciare una nuova vita, lo auguro a voi. Stay Hungry. Stay Foolish. Grazie a tutti.

Steve Jobs (24 Febbraio 1955 – 05 Ottobre 2011)

Set
30

Traduzione testi e dialoghi Crysis

Categoria Giochi

Avete acquistato o vi hanno regalato il gioco Crysis ma i dialoghi e i testi sono in inglese? Fortunatamente c’è qualcuno che ci ha pensato e in rete è disponibile un file compresso che contiene tutti il necessario per tradurre il gioco senza troppi problemi.

Per prima cosa prelevare il necessario da questo link: http://www.megaupload.com/?d=MIJHPBC0

Decomprimere l’archivio nella cartella “Game\Localized” posta all’interno della cartella del gioco.

Quindi con il blocconote apriamo e modifichiamo il file “default.lng” contenuto nella cartella “Game\Localized e modifichiamolo con le seguenti stringhe:

 

Language = "Italian"
PAK = "Italian.pak"

 

Ora possiamo goderci il gioco con le scritte ed i testi in italiano!

Set
25

E se il mondo facesse “default”?

Categoria Pensieri

Ragioniamo per assurdo, forse nemmeno tanto pensando al periodo che stiamo vivendo in cui le certezze sono svanite, il lavoro evapora come l’acqua di una pozzanghera in estate sotto il sole e con la stessa rapidità svaniscono le banconote dai nostri portafogli. E se il mondo occidentale facesse il famigerato default? Cosa faremmo? Cosa farebbero i governi?

Sarà che nell’ultimo periodo il mio già debole ottimismo è stato sostituito da un ben più cosciente pessimismo e non sempre sono dell’idea che le cose possono finire per il verso giusto. Spesso vorrei essere come Emanuele (so che leggi e ogni tanto leggo i tuoi commenti qua e da altre parti con piacere) che è un inguaribile ottimista (mi fai quasi rabbia!).

So solo che ultimamente mi soffermo a pensare, nei rari momenti di calma, a cosa accadrà nel futuro, non il giorno dopo ma parlo di mesi ed anni e mi ritrovo a pensare alle volte, e se il temuto default (l’insolvenza degli stati) divenisse realtà? E’ forse l’ipotesi peggiore che ci si possa trovare ad affrontare, ma non poi così remota, basta vedere la situazione della Grecia in cerca di liquidità per tappare falle gigantesche o anche al Portogallo che galleggia in una mare in burrasca, con il timore di mezzo mondo di venir travolto da una crisi che sta aumentando di dimensioni e sembra fuori controllo.

Ora mi domando se tutto prendesse una brutta piega? Per prima cosa per chi come me ha un mutuo vedrebbe schizzare alle stelle gli interessi, di riflesso le case avrebbero un valore prossimo allo zero, tutto si fermerebbe e via discorrendo. Ma a parte pensare a cosa farebbero gli stati centrali (per ora poco o nulla), ma noi popolazione cosa faremmo? Subiremmo in silenzio? Ci rivolteremmo? Cosa?

Onestamente la preoccupazione è molta, almeno da parte mia e di chi mi circonda, si cerca di galleggiare senza finire con la testa sotto, sperando che l’alba arrivi… prima o poi arriverà, nel film “Il corvo” veniva pronunciata una frase che molti sperano possa essere vera “non può piovere per sempre”.

Set
16

Cartellone virale o di cattivo gusto?

Categoria Pensieri

In questi giorni in cui le città si sono risvegliate ed il traffico sembra impazzito, sono rimasto attirato dal cartellone che campeggia qua in alto e che si può trovare un po’ da tutte le parti, bus compresi.

Non che ci sia qualcosa di strano nell’immagine, anzi forse è una delle fotografie meno “volgari” e la ragazza non è in nessun modo provocante, solo che il testo al di sotto del nome della casa di moda (se qualcuno se lo stesse chiedendo) è un po’ particolare e forse discutibile, proprio in un momento in cui le escort sembrano essere il futuro dell’economia, o forse lo sono già viste alcune abitudini dei politici.

Fatto sta che ora per attirare l’attenzione della popolazione distratta dall’economia stagnante, i posti di lavoro traballanti e altre mille cose, si arriva anche a questo pur di vendere. Probabilmente anche i pubblicitari hanno toccato il fondo…

Set
07

Blog versione mobile

Categoria Informazioni

Poichè la tendenza a collegarsi al web è sempre più votata ai dispositivi mobili (cellulari, smartphone e tablet), ho deciso di dotare il blog di un plugin per la visione ottimizzata delle pagine proprio per questi ultimi.

Appena avrò un po’ di tempo, quindi sarà molto in la, vedrò di capire come tradurre parte dell’interfaccia (ora in inglese) e fare alcune piccole modifiche (togliere il riferimento iniziare dei post a Twitter).

Ecco come si presenta la versione mobile del sito grazie alla versione Opera Mini per il test delle pagine.

Set
06

Barcellona – Capitolo 1 – Partenza alla volta della capitale della Catalogna

Categoria Informazioni

Come avevo già anticipato ecco che l’idea sta prendendo forma. In questo ed in altri (non so quanti) post parlerò di Barcellona, cercherò di fornire una panoramica su cosa c’è da vedere, senza rovinare la sorpresa di vederle di persona. Cercherò anche di dare informazioni che spero possano essere utili a chi vuole andare in questa bellissima città spagnola.

Documentazione necessaria per il viaggio e operazioni preliminari

Per andare in Spagna non serve altro che una carta d’identità valida per l’espatrio e che non sia stata prorogata come scadenza, altrimenti un passaporto valido.

In merito alla proroga della scadenza del documento d’identità, l’Italia ha recentemente allungato la vita di tale documento ed alla scadenza non viene rifatto ma bensì viene timbrato sul retro dall’anagrafe comunale con l’indicazione della nuova scadenza. Purtroppo il documento è valido per il solo territorio italiano, quindi alla frontiera non viene ritenuto valido e si corre il rischio di essere respinti. Unico modo è rifare la carta dicendo che serve per l’espatrio, l’ufficio non farà storie.

Altra cosa che ritengo utile è il sito realizzato dalla Farnesinadovesiamonelmondo” dove ci si può registrare gratuitamente, indicare il luogo ed il periodo del soggiorno, indicando l’albergo, i recapiti, le escursioni ed eventuali altri membri della nostra comitiva. Il sito ha l’obbiettivo di sapere esattamente dove sono i cittadini in caso di necessità o dovesse succedere qualcosa nella nazione dove ci si trova.

Per comodità in rete si trovano le cartine della rete metropolitana che inizialmente può essere utile, comunque in ogni fermata è presente la mappa generale della città e l’indicazione delle linee della metropolitana. Alcune guide la riportano integralmente. Link alla mappa in formato PDF.

Alberghi e viaggio

Personalmente ci siamo trovati molto bene (io e la mia metà) con il sito Booking.com, pratico e chiaro con tanto di giudizi e commenti di chi è stato nell’albergo che ci interessa. Lasciamo stare il tanto publicizzato trivago, non fa altro che cercare in siti tra cui Booking.com.

Per il viaggio ottimo rapporto qualità/prezzo è la nuova nata Vueling che batte bandiera spagnola e che collega Barcellona con Genova, Pisa, Milano con voli abbastanza regolari.

Quasi pronti

Come ogni buon turista dovrebbe fare non è male procurarsi una guida della città e dei monumenti, ce ne sono molte, con prezzi molto diversi, io apprezzo quelle con i dettagli delle zone da visitare e apprezzo poco le cartine formato XXL, molto chiare ma per nulla pratiche da consultare quando si è per strada. Ottimo che possano essere del tipo tascabile, una guida di grosse dimensioni, oltre a pesare, diventa scomoda da portare.

Per le mappe della città gli alberghi solitamente ne danno una all’arrivo, solitamente viene anche indicato dov’è l’albergo in modo da riuscire a tornare senza girare come matti. Se l’albergo non fornisse la mappa e la guida non ne avesse una che può venirci comoda lungo la Rambla c’è il chiosco delle informazioni per i turisti ed al costo di 1 euro ce ne darà una copia.

Dall’aeroporto al centro città

Se si arriva in aereo (noi abbiamo fatto così) con Vueling ci troveremo al Terminal 1, uscendo dal terminal troveremo le navette gratuite che ci porteranno al terminal 2 dove si potrà prendere il treno RENFE che in 25 minuti ci porterà in centro città. Per salire sul treno per prima cosa dovremo prendere il biglietto, all’interno della stazione ferroviaria sono presenti dei distributori automatici che possono darci i biglietti. Il mio consiglio è prendere il tipo T10 (10 viaggi in totale con cui possono viaggiare più persone, a patto che sia timbrato più volte) per poco più di 8 euro. Il T10 da la possibilità di viaggiare sia sulla metro che sui bus della zona 1 di Barcellona (il centro).

Informazioni generali

Barcellona viene dipinta come una città dove purtroppo avvengono molti scippi da parte di sbandati, tutto sommato la cosa non è completamente vera, basta avere l’accortezza di non addentrarsi in zone malfamate e degradate e comunque basta non girare agghindati come una gioielleria dimenticandosi la borsa o lo zaino aperti, dando sempre un occhio a chi si ha intorno. Credo che sia normale che dove ci sono molte persone i borseggiatori siano più attivi. Comunque le forze dell’ordine sono presenti e controllano le zone frequentate dai turisti.

Il cibo è molto simile a quello italiano, personalmente molto deludenti le note “tapas” (in catalano “tapes”), più simili ai nostri aperitivi che a veri e propri piatti di cucina. Le quantità sono molto ridotte e sono care, in due persone si rischia di pagare una trentina di euro a fronte di somme poco inferiori ai 40 euro per due piatti di paella con un litro di sangria. Consiglio di puntare su altri piatti e lasciare le tapas come eventuale rinforzo al proprio pranzo/cena.

Con la lingua non ci sono problemi, se si parla con calma in italiano ci si capirà tranquillamente nonostante ci venga risposto in spagnolo.

I cartelli sono sempre scritti in spagnolo, catalano (lo parlano circa 6 milioni di persone) ed in inglese, quindi è difficile non ottenere una risposta o trovarsi in difficoltà. L’inglese tutto sommato non sembra essere molto conosciuto.

Per gli spostamenti ci si può avventurare a piedi, le cose da vedere sono abbastanza vicine, solo la Sagrada Familia e il Parco Guell sono un po’ lontani dal centro. Per i più pigri ci si può spostare rapidamente con la metro le cui linee si incrociano in più punti tra loro, oppure con i bus cittadini.

Per ora mi fermo qua, a breve altre informazioni utili.

Set
05

Sono tornato!

Categoria Pensieri

Proprio come diceva il vecchio pilota ubriacone di Indipendence Day, rieccomi in postazione, purtroppo le ferie sono volate e ora mi ritrovo con la mail del lavoro intasata di spam, le nuove scadenze e il telefono che suona ogni secondo.

I pochi giorni fuori sono stati molto piacevoli, molto bella Barcellona e gli edifici di Gaudì, poi purtroppo il rientro (burrascoso e pieno di imprevisti) e l’amara realtà di dover riprendere dove avevo lasciato le cose.

Per fortuna durante il mio soggiorno spagnolo ho potuto usufruire della wifi gratuita dell’albergo e così ho inserito qualche foto su Facebook e osservato distrattamente cosa accadeva nel mondo.

Sto quasi quasi pensando di scrivere un paio di post su Barcellona e i luoghi visitati, per ora è solo un’idea ma non è detto che non diventi realtà.

Foto scattate più di 600, un paio di cartoline spedite, presi un paio di libri sulle opere di Gaudì e fatto molto, moltissima strada a piedi. Nel complesso molto soddisfatto, nello specifico molto triste di essere rientrato alla base.

Ago
30

Ciao a tutti, me ne vado in ferie anch’io…finalmente

Categoria Informazioni

E anche per me è arrivato un po’ di sano riposo, ci si sente/vede tra una settimana circa, fino ad allora tenete d’occhio Twitter, Facebook e Buzz, probabilmente qualche news arriverà via cellulare!!! P.S. per i più attenti l’immagine l’ho già utilizzata, ma mi da l’idea del relax.