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Mag
20
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Pensieri Dopo una vita riapro la serie sui miei personali dubbi relativamente alla sicurezza nei cantieri edili (e non solo), essendo figura che si occupa di sicurezza nei cantieri edili conosco la realtà del lavoro in un ambito dove i rischi di farsi seriamente male sono molteplici e causano purtroppo feriti gravi e vittime.
Tutti abbiamo vissuto le ore e giornate dopo che a Firenze alcuni operai hanno perso la vita nel cantiere per la costruzione di un nuovo punto vendita Esselunga. L’incidente è stato probabilmente causato da un problema strutturale, parrebbe che durante la posa di una trave prefabbricata la mensola di collegamento con il pilastro abbia ceduto di colpo e questo ha causato il collasso di un solaio schiacciando gli operai, ovviamente è una delle ipotesi e non è stata confermata m guadando le immagini in televisione ho notato questa cosa. Comunque è ancora presto per avere risposte e capire se l’incidente è stato causato da un errore umano o un problema di natura diversa.
Da li si è fatto gran parlare di sicurezza e di incidenti sul lavoro, anche perchè oltre che in ambito edilizio ci sono stati molti altri incidenti in altre attività e non è concepibile che una persona esca di casa per andare a lavoro per guadagnarsi da vivere per non farvi poi ritorno per i problemi più disparati.
A seguito dell’incidente il primo maggio c’è stata anche una manifestazione a Firenze proprio davanti al cantiere sequestrato per chiedere più sicurezza sul lavoro ed altro. Nei giorni subito successivi all’incidente molti hanno parlato degli operai che purtroppo hanno perso la vita e a seguito dei primi accertamenti sembrerebbe che questi fossero li a lavorare in nero, pertanto invisibili e senza alcun tipo di tutela, molti hanno proprio sottolineato questa cosa come se fosse la causa dell’incidente.
Tolto che non si deve lavorare e far lavorare persone non formate e non in regola per tutti i motivi leciti che prevedono le normative nazionali, che questi operai fossero o meno in regola poco importa, non è che se fossero stati regolari sarebbero stati protetti dal crollo di un solaio come se ci fosse stato un casco di protezione invisibile sulle loro teste! Sarebbero morti ugualmente, quindi il problema è da ricercarsi, se venisse fuori l’errore umano, nella mancata formazione a quell’attività e non altri motivi fantasiosi.
L’edilizia, visto il bassissimo livello di scolarizzazione di chi lavora è facile che le persone impiegate non riescano a valutare pericoli e problemi, molto spesso ho personalmente difficoltà con la lingua parlata dagli operai che alcune volte non parlano italiano e non lo capiscono, poi ci sono operai abituati a lavorare nella maniera sbagliata e ritengono ogni tipo di modifica al loro operato inutile ed una perdita di tempo, le abitudini sono difficili da cambiare e sottovalutare un pericolo quando si è abituati mette a rischio tutti.
Ovviamente lo Stato ha cercato di mettere in funzione la cosi detta Patente a punti (in realtà si chiama Patente a crediti) per poter limitare l’azione di quelle aziende che disattendono le normative e hanno incidenti anche gravi tra i dipendenti. Sin qua sarebbe tutto molto bello, se un operaio si fa seriamente male o peggio l’azienda perde questi crediti e non può operare e partecipare ad esempio a gare pubbliche fino a quando non recupera quanto perso, come la patente della macchina, nulla di strano.
La cosa divertente, tristemente aggiungerei, è che i crediti sono 30 ma se si arriva a 15 si viene sospesi dalle attività! Non se ne capisce il motivo per cui i punti disponibili non siano solo 15 a questo punto, intanto la realtà è questa! In più sembra che all’italiana esistano alcune gabole per svincolarsi dalla patente a punti, ad esempio avere una certificazione in materia di sicurezza sul lavoro (certificazioni che di solito si limitano a controllare la carta e poco altro). Insomma si parte con un’idea e si arriva a tutt’altro.
Ovviamente permane il problema normativo che è da sempre tarata su una realtà di cantieri ed imprese di dimensioni importanti come Terzo Valico e simili, pertanto le aziende coinvolte solitamente hanno un ufficio tecnico strutturato all’interno, composto da persone formate e specializzate in grado di leggere documenti e norme, produrre documenti coerenti e gestire gli aspetti del cantiere e della sicurezza (anche se poi come i fatti dimostrano qualcosa va in corto e l’incidente è fornito), la realtà del più dei cantieri è di piccole dimensioni e le ditte coinvolte spesso e volentieri sono piccole, composte alle volte da familiari e la gestione carta diventa problematica e complessa, senza contare che il più delle attuali ditte edili (e non solo) sono composte da stranieri e torniamo al problema della lingua, insomma il legislatore, come sempre, sembra essere distaccato dalla realtà non capendo che il mondo del lavoro e dell’edilizia è molto più variegato e complesso da gestire e spesso le normative diventano anche una catena per poter lavorare.
Riterrei più utile avere una formazione reale degli operai e dei datori di lavoro e norme applicabili, chiare ed enti che oltre a fare controlli (e multe perchè loro sono enti di controllo e non di consulenza) dovrebbero aiutare a risolvere i problemi oltre a sanzionare e basta. Come sempre nel mondo che vorrei tutto questo sarebbe realtà e invece…
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Ago
27
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Pensieri Se volevo la conferma in questi ultimi mesi l’ho avuta, la sicurezza per come la intende la norma è sconosciuta ed ignorata da una marea di persone, dai committenti che pensano di affidare lavori senza controllare documenti e capacità di chi deve fare il lavoro, ignorata da chi opera nel settore e che deve fare il lavoro e via così!
In primis riscontro quasi quotidianamente che i tecnici che dovrebbero far rispettare le normative in materia di sicurezza dei cantieri, in realtà non hanno idea di cosa devono fare nella pratica e si piegano a chi sostiene che se si rispettano le norme non si lavora più! Quindi cantieri caotici e con gravi mancanze.
Poi ci sono quelli che dovrebbero essere specializzati in un determinato settore e conoscere le proprie normative e se ne fregano allegramente andando ad installare manufatti ed opere in parziale o totale difformità con le norme e quando gli si osserva la questione rispondono che lo sapevano già! Allora perchè lo hai fatto se sai benissimo di aver messo in piedi una cosa non a norma?
In generale ho riscontrato che le imprese cercano di aggirare alcune normative convinte di risparmiare tempo e denaro, peccato che alla fine si trovino anche a pagare multe salate commisurate dagli organi di controllo (capitato alcuni mesi fa), oppure vogliono ignorare completamente ogni normativa, cercando di prendere un lavoro ad un costo ridicolo (dovrebbe essere un campanello d’allarme se il prezzo è parecchio basso rispetto agli altri!) sapendo di non pagare le tasse e i contributi, se non addirittura senza pagare eventuali collaboratori o dipendenti, facendo rischiare ai committenti delle belle grane future.
Ora il governo con il decreto del fare sembra che voglia rivedere alcune cose relative alla sicurezza dei cantieri, infatti pare che per cantieri piccoli (suppongo gli appartamenti e simili) non dovrebbe essere più necessario redigere il piano della sicurezza ma sarà comunque necessario provvedere, se necessario, al coordinamento in fase di esecuzione dei lavori, con sopralluoghi e verbali. Tutto sommato sono d’accordo, infatti trovo che per certe tipologie di cantieri sia tutta carta e tempo sprecato, poichè molte volte il piano rimane in cantiere a prendere polvere (sempre che durante i lavori non finisca gettato) e nessuno si prende la briga di aprirlo e ancora più spesso il cantiere non viene sorvegliato a dovere.
Trovo che però il problema sia sempre alla base, si possono fare norme su norme, snellire, complicare, obbligare, dare multe, arrivare ad arrestare qualcuno, ma se chi lavora non ha ben chiaro cosa deve fare, con corsi obbligatori (non ricordo in che nazione, quando si apre una nuova attività, prima di dare le licenze vengono fatti dei corsi obbligatori a chi ha fatto la richiesta, se non si seguono i corsi non si riceve la licenza) mentre in Italia i corsi sono si obbligatori ma manca un ente che verifichi chi deve fare i corsi (solo noi tecnici abbiamo gli ordini ed i collegi che dovrebbero sorvegliarci e riprenderci), così ci si trova con persone che si inventano di fare un lavoro senza nemmeno sapere cosa deve essere fatto nello specifico, basta andare in camera di commercio ed aprire una posizione senza averne i requisiti!
Purtroppo poi chi cavalca questo buco di normativa sono in particolar modo gli stranieri, con qualche italiano che decide di mettersi in proprio solo sapendo fare il suo lavoro, ignorano le norme più o meno volontariamente, si lamentano se qualcuno gli fa osservazioni e protestano se poi vengono allontanati dai cantieri in malo modo!
Trovo che la normativa dovrebbe diventare si più elastica o comunque più pratica da applicare, ma dovrebbe anche prevedere dei controlli tali volti ad eliminare chi pensa di essere più bello e più furbo!
Dic
17
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Pensieri
Quante volte da bambini i nostri genitori ci hanno detto di dare il buon esempio? Cosa che con il passare del tempo probabilmente ci siamo dimenticati.
Spesso mi capita di parlare con colleghi che fanno i coordinatori che lamentano il mancato rispetto delle basilari regole della sicurezza, in particolar modo il mancato utilizzo del vestiario di sicurezza (DPI) quali scarpe, casco, guanti, etc.
Poi però spesso e volentieri quando noi tecnici, ma anche gli impresari, andiamo in cantiere non indossiamo le dovute protezione e giriamo quasi in infradito in zone con calcinacci, tavole, chiodi, senza porci tante domande, però brontolando che gli operai non sono vestiti in maniera corretta.
Quindi prima di brontolare con gli operai, forse dovremmo fermarci un attimo, fare mente locale e un po’ di autocritica e correggere il nostro comportamento. Personalmente quando vado in cantiere cerco, nei limiti del possibile e quando programmato, d’indossare scarpe di sicurezza e casco, prestando attenzione a dove metto i piedi e a cosa potrebbe cascarmi addosso.
Inoltre quando mi trovo con un impresario che arriva in scarpe da ginnastica, lo riprendo dicendogli che dovrebbe dare il buon esempio, l’operaio tendenzialmente pensa che se il suo datore di lavoro non rispetta le regole, perchè deve farlo lui in prima persona?
Altro problema è la completa ignoranza degli operatori del settore delle regole di base, nonostante lavorino da anni nel settore.
Una buona regola che potrebbe aiutare notevolmente chi controlla e ridurre i rischi e gli incidenti, sarebbe quella di obbligare chi vuole aprire una attività a fare dei corsi base da fare prima di iniziare, spiegando cosa va fatto, quali sono le regole e così via.
Invece la realtà delle cose è diametralmente opposta. Mettiamo caso che domani io decida di aprire un’impresa di costruzioni ma che fino ad oggi ho fatto il commesso di un verduriere, due mondi profondamente differenti, non conosco minimamente la materia del nuovo lavoro, però la legge mi permette di aprirmi la mia partita IVA, la mia Camera di Commercio e lavorare immediatamente, senza dover produrre altri documenti. Ecco che il problema è già presente, non so cosa devo fare, come lo devo fare ea cosa vado incontro se non adempio a quanto previsto dalla normativa.
In più anche le manovalanze, come forse avrò detto nei miei post precedenti legati a questo argomento, sempre più spesso provengono da paesi con un livello d’istruzione molto basso e dove l’edilizia è molto meno regolamentata che nel vecchio continente, gli operai vengono “formati” per modo di dire e stanno a sentire qualcuno che gli parla ma molto spesso non viene capito perchè la lingua non è chiara o non la si conosce affatto (con tutto che i datori di lavoro devono dichiarare che l’operaio straniero capisce la lingua locale).
Forse le regole per autorizzare la formazione di imprese dovrebbe essere rivista e regolamentata in maniera differente, non è detto che se ne capisco di cazzuola e rigone sia infallibile, ormai fare l’impresario vuol dire anche avere a che fare con la carta, sempre più spesso, e la solita scusa di non conoscere perchè faccio l’operaio e non il geometra non va più bene, o ci si aggiorna e ci si allinea oppure si va a zappare la terra.
Set
15
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Pensieri Se volevo una conferma di come tutta la normativa sulla sicurezza sia in larga parte ignorata volutamente o semplicemente aggirata, in questi giorni l’ho avuta.
L’Italia a livello normativo è uno dei paesi più avanzati in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, vuoi perchè abbiamo sempre avuto a che fare con un territorio particolare, vuoi perchè nel tempo ci siamo sensibilizzati, fatto sta che è dal 1934 che si parla di sicurezza e di vite sa salvare.
Purtroppo, nonostante gli sforzi dei legislatori, i morti nei luoghi di lavoro continuano ad esserci, ultimo caso è quello di alcuni ponteggiatori morti all’interno di un silos da cui si è sprigionato un gas altamente tossico che in pochi minuti ha cancellato tre vite come un colpo di spugna che toglie lo sporco.
Personalmente mi capita di occuparmi di sicurezza nei cantieri edili, un ambiente che per molti aspetti è complesso, il tipo di lavorazioni che si devono eseguire, i macchinari impiegati, l’ignoranza di chi opera (ignoranza buona, nel senso che si ignora) e non ultima la difficoltà di interfacciarsi con la manodopera che è praticamente straniera e che alle volte non parla italiano, nonostante sia richiesto che sia parlata correttamente la lingua italiana e che questa capacità venga alle volte assicurata dagli impresari che forse non hanno mai parlato con gli operai.
Comunque torniamo a quello che mi è capitato in questi giorni, in un cantiere sto cercando di portare un insperato ordine che fin dall’inizio non è esistito, nonostante le mie ripetute lamentele, quindi ho cercato di avere copia di tutta la tanto odiata (dagli impresari) carta necessaria ed obbligatoria in un cantiere edile di qualsiasi natura, importo e grandezza. Inoltre sto cercando di radunare tutte le figure coinvolte nel cantiere per una riunione congiunta, così da poter individuare le varie figure che dovrebbero essere incaricate e formate all’uopo (dovrebbero perchè inizio ad avere alcuni dubbi).
Ovviamente la richiesta di documenti è stata fatta più volte verbalmente e per e-mail, la risposta è stata che c’è difficoltà ad avere alcune cose, che alcuni documenti dovrebbero essere stati fatti, per poi sapere che non sono stati preparati ne tantomeno presentati ai competenti uffici. Poi c’è il classico tentativo dello scarica barile e la solita scusa del non sapevo. Peccato che la norma, simile a quella che è oggi in vigore, risale al 1996! Quindi è difficile pensare che non si conoscano le norme.
Un amico e collega mi ha fatto notare che alle volte il problema è legato ai ribassi d’asta esagerati che vengono letteralmente ripagati dirottando la cifra che sarebbe servita per la sicurezza per recuperare quanto scontato ed azzerando di fatto tutti i buoni propositi di chi ha redatto il piano di sicurezza e tutto il resto della carta che viene ogni volta prodotta e che solo chi lo ha scritto (teoricamente) e la testina della stampante lo hanno letto con molta attenzione.
Ho sempre ritenuto i ribassi d’asta, particolarmente nel pubblico, una cosa dannosa e che possono ritorcersi sulla qualità del lavoro e sulla sicurezza degli operai che purtroppo cadono come le mosche. Certo che se si continua di questo passo i morti continueranno ad esserci, le multe saranno sempre più salate e nulla cambierà.
Mag
03
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Pensieri Alcuni giorni fa, mentre rientravo a casa con lo scooter, pregustandomi l’imminente week-end, stavo pensando ad alcune cose di lavoro ed in particolar modo a dei “Piani operativi di sicurezza” che devo preparare per due imprese.
Da questo pensiero sono arrivato alla normativa che obbliga le imprese a predisporre questi piani ed in partticolar modo alla parte che recita più o meno “l’impresa predispone il piano e lo consegna al coordinatore”.
La media degli impresari, purtroppo, non ha molta dimestichezza con la carta e i piani operativi vengono scritti, nei casi migliori, da tecnici interni all’impresa, nel peggior dei casi vengono scritti da terzi esterni alle imprese e poi consegnati agli imprenditori che nel più dei casi non leggono una sola riga di quanto scritto.
Chi ha scritto la norma forse pensava di sensibilizzare le imprese a prende un po’ più sul serio la sicurezza, solo che non ha conseiderato che nessun impresario sa da che parte si inizia un POS!
Con il passare del tempo in Italia, ma credo sia così anche nel resto d’Europa, c’è la strana convinzione che più carta si produce, meno problemi ci saranno e verranno risolti o individuati. Peccato che non sempre sia così, infatti i morti sui luoghi di lavoro continuano ad esserci, i problemi continuano ad esistere, ma la carta è aumentata esponenzialmente.
Tempo fa ad uno dei tanti corsi di aggiornamento che ho fatto, un penalista ha detto una frase che mi ha colpito. Scrivete il meno possibile, evitate riferimenti precisi a norme ed articoli! Più o meno suonava così, ha anche giustamente sostenuto che tutta quella carta che viene prodotta l’ha letta attentamente solo la testina della stampante. La carta che ognuno produce serve solo nel malaugurato caso succeda qualcosa ed il magistrato debba incriminare qualcuno.
Resto sempre dell’idea che più carta non voglia dire più sicurezza.
Ott
15
Categoria
Pensieri Come hanno confermato i miei post precedenti, oggi ho avuto conferma che la sicurezza nei cantieri, e più in generale in tutti i posti di lavoro, non è legata alla carta che i tecnici ed i datori di lavoro possono produrre, ma tutto ruota intorno a chi materialmente agli operai che volutamente o involontariamente (non credo) ignorano.
In questo periodo mi sto occupando di seguire dei lavori alla copertura di un capannone industriale, l’intervento di per se è semplice ed elementare, con lavorazioni tutto sommato semplici, ma la parte difficile è il capannone di per se, sprovvisto di parapetti e con lucernari in plastica da cui si corre il rischio di spiccare il volo per atterrare su macchinari vari.
Mi sono prodigato per trovare un modo per far lavorare gli operai in modo sicuro, senza gravare troppo sui costi, la scelta è caduta sulle così dette “linee vita” o “cavo vita”, composti da un cavo in acciaio, fissato a parete o pavimento, a cui gli operai devono assicurarsi per mezzo di imbragature studiate appositamente, il tutto in modo semplice e pratico.
La ditta che fornisce il pacchetto completo, si è anche prodigata a spiegare come utilizzare le imbragature, come indossarle e come legarsi in sicurezza.
Oggi sono andato in cantiere, senza preavviso (mi piace prendere in contropiede gli operai) e cosa vedo? Gli operai che girano sul tetto del capannone senza utilizzare le dovute protezioni, fregandosene di quanto detto e richiesto nel piano. Solo dopo le mie proteste gli operai sono andati a prendere le cinture e le hanno indossate.
Ecco che la dimostrazione di quanto già pensavo è arrivata, io posso scrivere, spiegare e protestare a più riprese, ma non otterrò mai niente se dall’altra parte mi ritrovo operai che, per abitudine, ignoranza (nel senso buono del termine, cioè colui che ignora), poca voglia, o altro, non vengo nemmeno ascoltato.
Altra conferma avuta oggi l’ho avuta dal telegiornale dove ho sentito che uno o più operai, non mi sono documentato, sono rimasti folgorati mentre spostavano un trabatello metallico, poichè quest’ultimo ha toccato i fili della corrente. Questo vuol dire che chi utilizza il trabatello, o lo ha acquistato per gli operai, non ha nemmeno fatto la fatica di leggere e riportare quanto indicato nelle istruzioni allegate, dove viene ricordato proprio di prestare attenzione mentre si sposta il trabatello poichè può essere pericoloso se si toccano accidentalmente dei cavi elettrici.
Insomma, tutta la carta che la legge obbliga a fare serve a poco o nulla, forse sarebbe meglio iniziare a far vedere in corsi dedicati agli operai quali sono i risultati di una caduta accidentale o altri incidente che possono lasciare segni che molte volte non guariranno mai. Chissà quando i legislatori lo capiranno?
Lug
03
Categoria
Pensieri In quest’ultimo periodo il concetto di sicurezza nei luoghi di lavoro è tornato prepotentemente alla ribalta a causa di alcuni incidenti mortali o comunque con feriti gravi.
Alle volte si è visto che la causa maggiore di incidenti è dovuta alla troppa confidenza che si prende durante il lavoro o alla fretta di finire, che porta a sottovalutare i rischi a cui si è sottoposti durante la propria attività (fabbrica, edilizia, porto, etc.), portando così a far rischiare anche altre persone.
In questi giorni a Genova c’è stato un incontro proprio sulla materia della sicurezza, con la partecipazione di Enti e professionisti, dove si è parlato di sicurezza ed attrezzature che devono proteggere le persone e salvar loro la pelle.
Sono stati mostrate foto di luoghi dove ci sono stati incidenti mortali ed attrezzature che devono essere utilizzate e come vanno impiegate, facendo particolar riferimento all’omologazione dei dispositivi e delle loro parti.
Una cosa molto particolare è la cintura anti-caduta, una sorta di pettorina con un gancio metallico posto sulla schiena a cui va attaccato il “filo vita”, solo che non tutte sono omologate in tutte le loro parti. La normativa consente l’utilizzo e l’omologazione integrale delle cinture, solo quando l’anello di sicurezza è in unica fusione e non è saldato e presenta una “A” impressa sulla superficie.
Ora mi sorgono dei dubbi amletici, quante volte si vedono utilizzare dai ponteggiatori delle carrucole non omologate (quelle dotate di freno)? Praticamente ovunque (anche nei cantieri pubblici).
Quello che mi domando è perché lo Stato non si decide a mettere al bando la produzione e vendita si articoli non omologati e non utilizzabili? Magari sanzionando i produttori ed i venditori? Più semplice multare le imprese (che comunque sanno che non possono utilizzare determinati prodotti) ed i coordinatori che spesso e volentieri si dibattono come pesci fuor d’acqua!
Probabilmente è meglio reprimere, e sanzionare, che educare…
Ott
19
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Pensieri Tempo fa mi sono trovato a discutere con un impresario in merito alla sicurezza nei cantiere, a quali erano i miei motivi per lamentarmi ed i suoi motivi per cui aveva difficoltà nel rispettare quanto previsto nel PSC (Piano di Sicurezza e Coordinamento), tra le varie cose è saltato fuori il famigerato tesserino di riconoscimento che tutte le persone che accedono al cantiere devono avere esposto, senza nessuna esclusione.
Parlando anche con gli ispettori della ASL ad un corso di aggiornamento, si era reso noto che difficilmente gli operai lo hanno esposto e che viene tenuto in tasca ed in caso di richiesta viene mostrato. L’ispettore ha sostenuto che si la legge prevede l’obbligo che gli operai siano dotati di cartellino di riconoscimento, ma che comunque l’importante è che lo abbiano con loro, comportamento che a norma di legge potrebbe essere comunque sanzionato, ma che non equivale all’esserne totalmente sprovvisto, comunque quella era una sua interpretazione.
Sin qui nulla di particolare, se non fosse che per la natura dei cantieri medi che possono capitare in media ad un professionista sono realtà moto piccole, come ad esempio ristrutturazioni d’interni, manutenzioni straordinarie di tetti e facciate e cose di questo tipo. Solitamente il tutto coinvolge pochi soggetti e un numero variabile di imprese ed artigiani, che difficilmente può essere messo al pari di interventi ben più estesi come costruzioni di autostrade, costruzione di grandi edifici ed opere di notevole dimensione.
Infatti sono pienamente d’accordo con il legislatore che ha voluto dare una mano ai coordinatori per tenere sott’occhio le maestranze presenti in cantiere, magari dando ai vari operai delle varie imprese dei cartellini con colori diversi, così da poter riconoscere l’appartenenza ad un’impresa al primo colpo d’occhio, in certe realtà dove sono presenti molti subappalti (magari opere speciaistiche ed impiantistiche) e dove sono presenti molti operai la cosa è veramente utile. Un po’ meno quando l’impresa è una e gli operai sono due o tre!
Sinceramente questo non capisco come possa aiutare la sicurezza sul posto di lavoro, come comunque non capisco altri tipi di apprestamenti, come ad esempio la stesura del PiMUS (Piano di Montaggio, Uso e Smontaggio dei ponteggi) o il POS (Piano Operativo di Sicurezza) che molte volte sono frutto di scopiazzature da altri piani e che in quasi tutta la totalità dei casi viene preparato da un tecnico esterno all’impresa che lo commissiona per essere in regola con la legge e non legge nemmeno.
Stessa cosa sono gli stessi PSC, che in molti casi sono dei tomi di carta, contenenti tutto quello che prevede la legge per qualsiasi tipo d’intervento, schede e tante parole, che nel migliore dei casi vengono tenuti in cantiere a prendere polvere e nessuno apre. Personalmente seguendo alcune indicazioni di legali e sull’onda del lavoro che già mio padre aveva imbastito, faccio dei piani molto snelli, 15-20 pagine, senza inutili schede (il legale le trova più dannose che utili) e descrivo precisamente qual’è la natura dell’intervento e gli eventuali pericoli presenti in zona, distanza dal più vicino ospedale ed altre infomarzioni, magari banali ma sempre utili se scritte da qualche parte, avendo anche la soddisfazione di vedere qualche impresario che se lo legge (non sembra ma vedere un blocco di carta alto 2-3 cm spaventa tutti!).
Comunque ho la sensazione che i varii legislatori non riescano a capire la questione che tanta carta vuol dire più sicurezza e meno incidenti sul lavoro. Come ho già detto, sarebbe necessario formare la gente in tenera età e non sul posto di lavoro. Forse qualcosa si sta muovendo, infatti il Ministro Gelmini ha inserito la sicurezza stradale nei programmi scolastici, speriamo che la cosa si allarghi anche ad altri argomenti altrettanto importanti per la salute dei cittadini.
Set
24
Categoria
Pensieri Sto pensando che diventerò noioso se continuo con questo argomento, però la cosa mi da sui nervi!
Anche in questi giorni ci sono stati dei morti sul lavoro, il primo a Venezia in un cantiere edilizio, dove un ragazzo extracomunitario è rimasto sepellito dal crollo di una palazzina, il secondo lungo un’autostrada mentre ripuliva dalle erbacce il fianco della strada è stato travolto da un camion.
Non voglio dire che la colpa di questo avvenimento sia la loro, anzi, con molta sicurezza posso affermare che poteva avvenire la medesima cosa a qualsiasi persona ed in ogni posto, solo che il fato si è interessato a loro proprio in quel momento.
Parlando con alcuni colleghi, durante le solite code agli uffici pubblici, ho potuto constatare di non essere il solo a considerare la sicurezza (in ogni frangente) una ricchezza personale e non un costo vivo, perso, che si deve abbassare o azzerarlo!
Ho potuto constatare che sia per lo Stato, che per le imprese italiane, la sicurezza è trascurabile. Da cosa è dovuta questa mia idea? Semplice, mi sono guardato sempre in giro, con occhio critico e ho scovato le imperfezioni, se non addirittura gli errori!
Per prima cosa, nella mia carriera scolastica non ho mai fatto una prova di evacuazione programmata ed obbligatoria, se non alcuni allarmi bomba alle elementari, durante le superiori avevamo le porte di sicurezza, fatte di legno, con apertura contraria al senso dell’esodo e chiuse con le catene e lucchetti! 😯 Sottolineo che la scuola era per geometri, quindi non molto in linea con quello che ci si dovrebbe aspettare dai geometri!
Altro caso veramente eclatante si trova nel tribunale di Genova, dove le porte taglia-fuoco son o perennemente spalancate ed un cartello ricorda testualmente “questa porta deve rimanere aperta per motivi di sicurezza”! Quali motivi non si sa, ma in caso d’incendio è sicuro che la propagazione del fumo ci sarà e farà danni!
Devo dire che se la sicurezza venisse insegnata già dalla tenera età, le medie sarebbero un ottimo momento, facendolo diventare un bagaglio personale, nel contempo insegnare anche un minimo di procedure antincendio e di primo soccorso, aumentando la difficoltà con il passare degli anni, fino a che un individuo adulto si possa comportare in modo normale anche in presenza di un pericolo per lui o per altri. Ma questa cosa è lontana anni luce dall’essere vera.
Set
16
Categoria
Pensieri
Già tempo fa avevo espresso i miei dubbi sulla conoscenza delle normative in materia di sicurezza, in questi giorni ho avuto conferma sulla fondatezza dei miei dubbi e perplessità!
Sta per partire (avrebbe dovuto già essere partito) un cantiere per il rifacimento di parte di un tetto, fin qui nessun problema di sorta, solti documenti per il cantiere, poi si arriva a discutere con l’impresario di quello che serve per adempiere alla normativa in materia di sicurezza dei cantieri.
Praticamente gran parte degli adempimenti erano disattesi (per fortuna l’impresario è una persona di buona volontà e si è messo in regola, con non pochi problemi) e totalmente sconosciuti! 😯
Quindi mi è venuta una domanda, ma nessuno ha mai pensato di istruire chi decide di aprire un’impresa edile, anche senza dipendenti, su cosa è necessario e cosa prevedono le normative per quel tipo di attività? Sembrerebbe proprio di no!
Spesso e volentieri si sente di incidenti, il più delle volte evitabili, per ignoranza dei datori di lavoro, dei dipendenti e di chi collabora! Forse con un po’ di formazione obbligatoria a monte, potrebbero essere evitati!