Lo sfogo

Piccoli e grandi sfoghi personali sulle sventure che mi capitano

Archivio per Giugno, 2013

Giu
12

L’immobilismo statale

Categoria Pensieri

I "cari" onorevoli seduti a Roma, ma anche i vari politici locali non affermano altro che è necessario fare qualcosa per uscire dalla situazione in cui siamo ormai da troppo tempo, gli industriali unitamente agli artigiani ed ai commercianti continuano a chiedere di sbrigarsi perchè il tempo è finito, ma sembra che da Roma più che tante belle parole non si faccia altro.

Il precedente governo di tecnici avrebbe dovuto sistemare e ridurre i danni ma a mio giudizio così non è stato, anzi mi sembra che l’eccesiva autorità abbia accentuato la crisi ed alimentato la fuga degli investitori e delle aziende dall’Italia.

L’ennesima presa in giro è stata quella dei debiti della pubblica amministrazione, lo Stato deve pagare i propri debiti rapidamente e comunque saldare le fatture in 30 o 60 giorni. Tutte balle perchè il tutto è bloccato dai patti di stabilità che di fatto non sbloccano i fondi! Risultato? Lo Stato non paga e le aziende finiscono a gambe all’aria!

Sembra che nessuno se la senta di prendere una decisione, bella o brutta che sia, ma tutti si interessano come se nulla fosse al gossip (sempre i soliti e stucchevoli processi Berlusconi) o alle sterili discussioni di Grillo e compagni che personalmente a parte tante belle parole non mi sembra che abbia proposto nulla di interessante se non cacciare gente dal movimento o dare del morto o altri insulti agli altri.

Fatto sta che le aziende chiudono rapidamente, si trasferiscono in nazioni con leggi e tassazioni convenienti e via discorrendo.

Solo a Genova i negozi stanno chiudendo rapidamente e al loro posto se va bene arrivano i cinesi con i loro discutibili prodotti fuori norma (l’ultimo esempio è la mega cineseria che ha preso il poeto del mobilificio Record Mobili dal W.T.C.) o restano chiusi (credo che anche FNAC stia per chiudere visto che da due o tre settimane è inaccessibile e campeggiano dei cartelli sulle vetrine che avvertono che saranno chiusi per inventario e riorganizzazione).

E per tutto questo lo Stato e gli amministratori locali nulla fanno, dicono solo che servono norme più elastiche e una burocrazia più snella, peccato che solo loro possono fare qualcosa.

Insomma come al solito siamo l’Italia delle parole.