Non so più quando ma tempo addietro mi lamentavo della pochezza di contenuti nei vari siti, la moria dei blog e quella dei forum, innegabile che Facebook e amici hanno contribuito a questo tracollo della rete, pieno di niente e solitamente poco utile.
Un po’ di tempo fa ho notato che spesso quando viene data una notizia, questa avrà un titolo, un sottotitolo Sile al titolo ma di poco più lungo e la prima parte della notizia sarà farcita di cose inutili ed una ulteriore dilatazione del sottititoli senza mai arrivare ad un dunque e lasciando poi poche righe ad una notizia che poteva essere contenuta in una tweet (o come si chiamano ora dopo l’avvento dell’era Musk).
Ma penso che il peggio debba arrivare. L’ultima novità sono gli articoli spezzettati in più parti su di un argomento. Mi riferisco ad esempio agli articoli musicali usciti dopo la notizia della ristampa dell’album In utero dei Nirvana, dopo averne parlato stanno uscendo articoli su Cobain e soci ma frammentati e nettamente nati da un unica intervista a chi orbitava intorno alla nota band.
Insomma, pur di mantenere i lettori su di un sito si cercano mezzucci inutili che personalmente trovo tutt’altro che attraenti. Direi che il web si sta più che inaridendo e spopolando e così facendo a mio parere avrà lo stesso effetto di un accelerante in un incendio, farà molti danni.
L’ho sempre pensato, da quando si sono visti i primi con bici e monopattini, le nostre città non sono adatte a questi mezzi di trasporto.
Fatta eccezione per alcune realtà in Emilia Romagna, ritengo che buona parte del territorio italiano, ed in particolare le città, non siano strutturate per biciclette e monopattini, per poi non parlare di quanto realizzato nei vari comuni per creare corsie più o meno a norma che vanno ad intralciare il traffico veicolare e creano pericoli a chi decide di pedalare.
A Genova molte strade, in totale contrasto con il Codice della Strada, sono state create corsie dipinte di rosso per indicare dove le biciclette possono passare, pittura che con la pioggia diventa scivolosa e pericolosa per chiunque, inoltre queste soluzioni vanno a ridurre le corsie di marcia congestionando ulteriormente un traffico già abbastanza complesso e nervoso.
Se poi a questo si aggiunge la stupidità degli utenti che ignorano le corsie dedicate, anche se regolarmente indicate e delimitate, e proseguono a pedalare in mezzo alle auto, senza rispettare stop, semafori, svolte.
Mi dispiace per quanto accaduto a Milano, ma sono sempre più dell’idea che circolare in città sia già abbastanza complesso in sella ad uno scooter (e lo dice uno che percorre circa 14000 km all’anno in tale modalità), figuriamoci su un mezzo più lento e difficile da notare nella giungla del traffico.
Altre città hanno creato zone con traffico molto più ridotto e corsie dedicate chiaramente indicate ed utenti che rispettano le norme base, ma nelle nostre città già congestionate e progettate per altri tipi di mezzi di locomozione sin dall’origine, ritengo che i rischi siano troppi e le vite in pericolo.
Ieri sera ho visto il film Firestarter uscito nel 2022 e remake del film del 1984 che usciva in Italia con il titolo Fenomeni paranormali incontrollabili e basato sul libro di Stephen King intitolato L’incendiaria.
Nonostante online le critiche al remake non siano confortanti a me il film è piaciuto, mancano parti del romanzo ma la logica resta.
Charlie e i genitori hanno superpoteri quali la telecinesi (la madre), dominio psichico (il padre) e la bimba oltre ad aver ereditato dai genitori i rispettivi poteri può anche appiccare incendi con la mente (piroconesi).
Tralasciando il film, ogni tanto negli anni ho pensato a quale superpotere mi piacerebbe avere, se esistessero, uno su tutti la possibilità di sentire il pensiero altrui e avere il potere del controllo mentale simile a quello dei Jedi. A chi legge queste poche righe chiedo, e a te? Quale potere piacerebbe?
Alcune sere addietro mia moglie mi ha fatto una sorpresa e ha prenotato una serata all’Osservatorio Astronomico posto sulle colline di Genova Sestri Ponente, gestito da amatori e come tale inquadrato.
Parliamo di un osservatorio posto a ridosso della città e gestito interamente da un gruppo di appassionati del cosmo a cui di recente si è aggiunto un planetario (da poco più di un anno).
Scopo della struttura avvicinare altri appassionati al tema astronomia e divulgare le conoscenze maturate dalla sua nascita ad oggi.
Una bellissima esperienza, consigliata a tutti ed in particolare a chi, come me, è curioso e interessato al cosmo e a quello che nasconde.
Per chi intanto volesse imparare qualcosa sulle costellazioni consiglio di installare sul proprio smartphone l’app Skyscanner che grazie ai sensori e camere del proprio telefono mostra in tempo reale le stelle in una sorta di realtà aumentata, ma anche le costellazioni, satelliti e altre informazioni interessanti su cosa si trova al di là della nostra atmosfera.
Non credo di averne mai parlato, in caso contrario vuol dire che inizio a perdere colpi e memoria.
Ogni tanto riemerge pubblicamente il diritto alla casa, oggi come non mai se ne parla a causa del rialzo dei mutui a causa delle manovre della BCE.
Nulla da dire sulla questione che le persone abbiano il diritto ad avere un tetto sopra la propria testa, cosa più che sacrosanta. Ritengo però che vi sia una sottile ma importante differenza.
Il diritto alla casa non vuol dire averla di proprietà. Per molti fattori non tutti possono permettersi l’acquisto di un immobile o se riescono a comprarlo alle volte capita che poi non riescano a mantenerlo a causa delle spese condominiali e così via, portandoli nel tempo a perdere l’immobile perché pignorato e venduto all’asta.
Mi spiego meglio, ci sono soggetti che per varie dinamiche hanno diritto alle case di residenza pubblica, solo che tali immobili sono pochi rispetto al numero di richiedenti e si deve aspettare di salire in graduatoria, poi vi sono soggetti che avendo un reddito maggiore possono locare un immobile, infine c’è chi riesce ad acquistare per sé una casa.
L’acquisto di una casa è un passo importante in generale, il più delle volte si pensa sia meglio comprare che affittare, i costi di questi ultimi non sono più così bassi, ma divenire proprietari espone a spese importanti, oltre il pagamento di un mutuo.
Un capitolo importante sono le spese di amministrazione, se l’edificio ha il riscaldamento c’è realizzato le cifre possono diventare importanti nel corso dell’anno. Poi ci sono le spese impreviste, tolte le spese di lavori all’interno dell’appartamento, lavoro straordinari come riparazioni e lavori straordinari possono esporre i redditi più bassi a problemi di liquidità.
Qua chi compra al posto di affittare non valuta che oltre alla rata del mutuo, magari vicina (ora è difficile) a quella dell’affitto è necessario prevedere spese aggiuntive nel tempo.
Chi affitta paga solo le questo i ordinarie, alcuni consumi (dipende dai contratti), ma non paga le spese straordinarie che sono a carico del proprietario dell’immobile.
Negli anni per lavoro ho visto molti finire con un pignoramento e vendite all’asta per essere finiti con la testa sotto e condomini procedere al recupero delle somme dovute agendo per vie legali.
Insomma il diritto alla casa è intoccabile, ma non è un diritto averla di proprietà se non la si può comprare.
Ormai la maleducazione regna imperante praticamente ovunque ed è ormai socialmente accettabile, purtroppo.
Negli ultimi periodi mi rendo conto, con non poco sconforto, che i maleducati e prepotenti la spuntano sempre su chi invece rispetta le regole ed il prossimo.
Rumori molesti, musiche tenute a volumi fastidiosi, miasmi, barbecue, sporcizia e via discorrendo ormai la fanno da padrona.
Ragazzi lasciati allo sbando armati di bombolette e pennarelli imbrattano muri con scritte insensate, poi si aggiungono i tifosi imbecilli che a supporto della propria squadra si sentono in dovere di riempire ogni spazio con frasi ingiuriose il loro disprezzo per l’altrui squadra.
Padroni di cani che non raccolgono quanto fido deposita su marciapiedi e scale, incuranti del prossimo.
Poi ovviamente c’è chi aiuta tali comportamenti subito pronto a difendere il maleducato di turno, a mo’ di azzeccagarbugli, sbattendosi non poco a fornire motivi e norme per legittimare il maleducato di turno che affumica l’altrui casa grigliando per ore senza porsi la domanda se può dare fastidio al prossimo, oppure più probabilmente se ne strabatte l’anima.
Mi rendo conto che la città dove vivo e dove sono cresciuto non mi va più bene e potessi me ne andrei in un Paese più civile e più propenso a far rispettare le regole.
Oltre alla più nota tirchieria, che noi correggiamo in parsimonia, noi genovesi siamo conosciuti per il mugugno.
Cos’è il mugugno? Si può dire che sia il lamentarsi costantemente, solitamente tra sé e sé facendoci assomigliare ad una pentola di fagioli sul fuoco.
Se poi consideriamo che a Genova ed in Liguria poco o nulla ci va bene, il mugugno è servito.
Ad un commento del mio vicino virtuale Camu ho risposto dicendo che il mugugno è gratis, in realtà la mia affermazione non è del tutto corretta, infatti sarebbe il mugugno è libero.
Da dove nasce questa affermazione a noi tanto cara? Dobbiamo risalire alla Genova quale repubblica marinara e i galeoni che salpavano dal porto per ogni luogo all’epoca conosciuta.
I marinai genovesi erano molto apprezzati mugugno a parte, tanto che i capitani non riuscendo ad eliminare il borbottio avevano dei contratti specifici per i nati sotto la lanterna.
Infatti i contratti erano due, quello con paga piena ma senza diritto di aprire bocca e poi quello per i genovesi, meno paga ma libertà di mugugno.
L’incidente in cui ha perso la vita un bimbo di 5 anni a causa di una idea stupida di un gruppo di ragazzi ha fatto molta risonanza e rumore con indignazione di molti, giustamente.
La rete purtroppo è piena di cose stupide che si diffondono come i cerchi nell’acqua colpita da una pietra, sfide più o meno sensate con il solo scopo di avere più visioni e in molti casi denari da queste interazioni.
Il recente ha reso evidente che ci sono persone che vivono di queste cose, ritengo in maniera immotivata.
Ora si sta creando un gran baccano a tutti i livelli, si parte da limitazioni ai neopatentati per vetture con potenze importanti, inasprimento delle pene, fino al modello diseducativo di chi pubblica contenuti discutibili e facilmente emulabili.
C’è chi chiede la testa dei portali di condivisione perché non sorvegliano gli utenti (molti) e cosa vanno a pubblicare (milioni di ore di video).
Esistono modi automatici per individuare contenuti inappropriati o coperti da diritti d’autore, poi ci sono le segnalazioni degli utenti, moderare un mondo enorme è impossibile.
Trovo che la rete possa essere assimilata ad una vettura che riesce a spingersi ben oltre i limiti di velocità, se poi uno la acquista e corre causando incidenti è colpa di chi viola la legge o della casa automobilistica? Di per sé il mezzo non è responsabile della condotta degli utenti, possono essere messi avvisi ed allarmi, ma se decido di ignorare tutto non posso criminalizzare il produttore.
Riterrei necessario responsabilizzare maggiormente gli utenti, nel caso di Roma chi ha causato la tragedia è stato individuato ed è sotto indagine, ma in altri casi l’anonimato della rete copre chi delinque o comunque ha condotte discutibili. Forse all’apertura di un account dovrebbe essere fornito un documento d’identità? Oppure avere una sorta di patente per navigare? Difficile farlo quando i siti sono in capo a società posizionate al di fuori dell’Europa o addirittura in stati con regolamentazioni molto meno restrittive.
Dopo il disastro YouTube ha demitizzato i video del gruppo di ragazzini dissennati ma solo dopo le pressanti insistenze della parte italiana del portale, altrimenti non sarebbe cambiato nulla, cosa che è stata spiegata male un po’ ovunque.
Poi se si pensa che comunque giornali ed in generale gli organi d’informazione hanno monetizzato la notizia andando in modo morboso a raccontare questa notizia che nessuno vorrebbe sentire e altre sventure che sono accadute nei giorni prima e dopo (basta pensare al mini sottomarino affondato nell’oceano) con dovizia di particolari a livello maniacale.
A settembre saranno due anni da quando sono uscito dai social network (Facebook, Instagram e Twitter).
La fuoriuscita è stata dettata da un utilizzo spropositato in generale.
Era da tempo che meditavo l’abbandono di facebook, divenuto nel tempo noioso, pieno di contenuti inutili e gente rancorosa. Ritengo che l’ingresso di una parte di utenza avanti con gli anni, politici e mezzi d’informazione la situazione sia crollata verticalmente. All’inizio era un modo per farsi due risate, riprendere contatti con persone del passato (ma se erano vent’anni o più che non ci si sentiva il motivo doveva esserci) per poi cancellarle dalla lista degli “amici” poco dopo.
Twitter è un posto di persone che si sentono molto serie e studiate, il tutto è alle volte molto noioso tolti alcuni account.
Instagram… Beh… Tette, culi e finzione generale.
I primi tempi la dipendenza si sentiva, un po’ come chi cerca di smettere di fumare, la gestualità di cercare il telefono per poi non leggere o vedere nulla di veramente interessante. Poi mi sono reso conto che la batteria del telefono dura molto di più, non lo sblocco continuamente e comunque le app non si collegano costantemente ai server per aggiornarsi.
Oggi a distanza di tempo vedo molti zombie che fissano lo schermo, non interagiscono tra loro o sono impegnati a filmare o fotografare qualcosa senza godersi il momento.
Ricordo che da bambino, ma non solo, non capivo lo stato di preoccupazione di mia madre quando si presentava qualche inciampo anche minimo.
Oggi da padre posso dire che mi è tutto molto più chiaro, la preoccupazione è sempre presente, che sia una sbucciatura o febbre, per passare ad altre cose come ad esempio i rapporti tra bambini e via discorrendo.
Mi rendo conto che mi pongo mille domande che spesso non esterno perché stupide e cerco di non trasferire la mia preoccupazione al pupo per non agitarlo.
La cosa peggiore è che questo stato d’animo non mi abbandonerà mai anche quando sarà grande, uno dei tanti regali di essere genitori.