Lo sfogo

Piccoli e grandi sfoghi personali sulle sventure che mi capitano

Ago
29

Poi si parla di digital divide

Categoria Pensieri by Piero_TM_R

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L’Italia riesce sempre ad essere gli ultimi in quasi tutto (siamo ai primi posti per corruzione e delinquenza!). Ho trascorso qualche giorno delle ferie ad Amsterdam e sono rimasto favorevolmente colpito da alcune cose (salvo l’odore di canne che c’era quasi ovunque).

La città è bella ed interessante, comunque non al livello delle nostre città d’arte che non sempre sono tenute alla stessa maniera, in Olanda le strade vengono pulite costantemente ed il verde è tenuto in modo dignitoso, quasi come dalle nostre parti dove il verde è utilizzato come pattumiera.

Tornando all’argomento principale, in Italia si parla da anni di ridurre il così detto digital divide che affligge i cittadini del bel paese. Il digital divide praticamente è l’impossibilità di accedere alla rete attraverso la banda larga se non addirittura essere totalmente tagliati fuori dalla rete (cosa simile per chi non può utilizzare i decoder del DDT per vedere la televisione e deve utilizzare la parabola perchè il segnale televisivo non è sufficientemente potente o comunque con una qualità ottimale per funzionare).

Si è parlato per anni del Wi Max che avrebbe dovuto coprire i territori comunali con una rete estesa (all’incirca 26 km di raggio dall’antenna trasmittente), ma la cosa è morta li, la copertura è limitata e nessuno ne parla più.

Alcuni comuni hanno messo in piedi hot spot gratuiti (accesso regolamentato da iscrizione online) che coprono alcuni punti strategici delle città (piazze o vie principali, edifici pubblici e zone limitrofe) ma con velocità di navigazioni inferiori ai vecchi model 56k che tentano di scaricare un video da YouTube! Provato di persona la rete del Comune di Genova in Piazza De Ferrari, a dir poco agghiacciante!

Poi sono stato in Olanda (ma non è l’unica nazione tecnologicamente avanzata) e sorpresa delle sorprese, la rete wifi è presente quasi ovunque in maniera gratuita.

Esempio pratico, siamo arrivati con l’aereo alle 22.30 e dovevamo cercare il treno per arrivare in centro, provo con il cellulare a cercare una rete wifi ed ecco che la stazione sotterranea dell’aeroporto è coperta dal segnale, accettate le condizioni di utilizzo (nessuna registrazione) ed ecco la rete, per di più veloce! Stessa cosa per la stazione centrale coperta dalla rete wifi.

In giro per la città praticamente quasi tutti i locali (bar, ristoranti e negozi) forniscono un accesso alla rete gratuito, alcuni vogliono che si clicchi su “Mi piace” sulla loro pagina Facebook o lasciare una mail ma i più fanno accedere alla rete senza troppi problemi.

Anche in aeroporto la rete è disponibile ma per sessioni di 30 minuti, comunque la velocità è ottima e la navigazione con cellulare o tablet è abbastanza fluida per l’utilizzo in un ambiente pubblico (di certo è impossibile la navigazione che si farebbe a casa, ma comunque per leggere le email, Twitter e Facebook, anche per cercare un indirizzo è ottima!

Sbarchiamo a Fiumicino (si per tornare a Genova siamo passati da Fiumicino!) ed ecco che l’Italia torna sovrana, nel terminal 1 non esiste una copertura wifi!

Lo Stato ultimamente ha fatto un pasticcio incredibile nel vano tentativo di rendere fruibile il wifi gratuito andando a complicare la questione della tracciabilità di chi si collega (suppongo per timore che hacker e simili utilizzino indebitamente le reti free per i loro scopi) e chiedendo a chi fornisce l’accesso di registrare l’utente e conservare il tutto per eventuali futuri problemi!

Un paio di giorni or sono un amico e collega che si trova ad Edimburgo ha postato su Facebook che addirittura sul pullman c’è il wifi gratuito!

Non ho idea del perchè in nazioni estere sia più facile avere questi servizi che oggi come oggi ai turisti semplificano la vita (anche solo per capire dove ci si trova), mentre in Italia tutto sia complesso, ma forse è dovuto alla presenza di burocrati cervellotici che cercano di complicare la vita a tutti in maniera molto democratica.

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