Lo sfogo

Piccoli e grandi sfoghi personali sulle sventure che mi capitano

Ago
15

Secondo giorno dopo il crollo

Categoria Pensieri by Piero_TM_R

Un brutto ferragosto per tutti i genovesi, nonostante ci si provi la mente continua a tornare alla giornata di ieri, in giro poca gente, gli abitanti della zona di Via Walter Fillak in attesa di sapere se potranno almeno recuperare un po’ di cose da casa e gli elicotteri che continuano a fare la staffetta dal greto del Torrente Polcevera verso gli ospedali.

In rete ovviamente si legge di tutto, molta rabbia, persone che polemizzano, altre che scrivono bestialità, qualcuno cerca di spiegare cosa si sarebbe potuto e dovuto fare, foto che spezzano il cuore.

Ora è partita la caccia alle streghe, i cittadini incazzati vogliono la testa di qualcuno da erigere sul pinnacolo piu’ alto e riversargli tutta la rabbia e dolore che sta covando nelle teste. Li capisco, la rabbia è montata nella giornata di ieri un po’ in tutti i genovesi direttamente o indirettamente coinvolti, ma anche chi semplicemente ama questa città complicata e trattata male da sempre da chi l’ha abitata, costruita e governata per decadi.

Si cercano delle risposte che però gli esperti non sono ancora in grado di dare, prima sarà necessario procedere allo studio dei materiali, visionare i filmati disponibili (molti chiedono perchè in rete non si trovi il filmato della telecamera posta all’inizio del viadotto, semplicemente è stato acquisito dalla magistratura e che per ora non verrà mostrato al pubblico, non per nascondere qualcosa ma solo perchè la legge prevede questo), si faranno modelli, studi e via dicendo per dare una possibile spiegazione dell’accaduto, ma a nulla servirà per riavere un familiare, amico o collega che da ieri non c’è piu’.

Sicuramente i problemi al ponte erano noti piu’ o meno a tutti, bastava percorrerlo per rendersi conto della deformazione degli impalcati (il piano viabile) con sobbalzi dei veicoli chiari e netti, o alla presenza di trefoli (tiranti in acciaio) posti sugli stralli (tiranti in CLS) a sostegno del primo tratto del ponte verso il casello di Genova Ovest (o come diciamo noi genovesi semplicemente Sampierdarena), poi si aggiunga anche la presenza costante di lavori notturni, insomma il ponte non godeva di una buona salute in generale.

I lavori purtroppo sono sempre stati di adeguamento delle barriere laterali e di lavori di cosmesi della parte esterna della struttura, nulla di piu’, un manufatto di quelle dimensioni non permette di fare molto, tenuto conto anche della presenza di case alla sua base. Molti semplici cittadini sono convinti che sia possibile radiografare una struttura per valutarne lo stato, peccato non sia così. Si possono fare assaggi del cemento armato, valutarne la consistenza ed il degrado, ma nulla di piu’, si possono visionare i ferri d’armatura piu’ superficiali, trattarli, ricostruire il copriferro per evitare che il processo di deterioramente non si addentri all’interno della struttura.

La società gestrice, di cui il Ministro delle Infrastrutture ha chiesto le dimissioni dei vertici, aveva installato anche rilevatori sismici e teneva monitorati i movimenti ed inflessioni della struttura, ma con questo non è detto che nel momento in cui uno dei movimenti diventerà insolito ed anomalo si possa avere il tempo di intervenire, molte volte una deformazione strutturale può essere repentina ed avere un’evoluzione estremamente rapida.

La sera prima il ponte era chiuso per lavori di manutenzione, ma sempre di tipo superficiale, ora sembra che per settembre fossero previsti interveniti agli stralli, ritenuti urgenti.

Non sono un ingegnere strutturista, sono un semplice geometra, qualcosa di strutture capisco o comunque ascolto chi ne sa piu’ di me per capire ed imparare (se non si conosce una cosa è meglio stare zitti), il mio dubbio piu’ grande, abitando a circa 800 metri dal viadotto in linea d’aria, ed avendo visto di persona la tempesta che si è abbattuta su Genova in quelle ore, è che il ponte possa aver subito uno shock a causa del forte vento. Dubito che l’Ing. Morandi (attualmente demonizzato da tutti perchè i ponti da lui ideati hanno avuto problemi di invecchiamento precoce) avesse studiato l’impatto del vento sulla struttura, all’epoca non ci si pensava.

Tanto per far capire cosa accade ad un ponte con l’azione del vento di lato rimando a Wikipedia ed i relativi video in rete di questo ponte crollato in America molti anni fa e non calcolato per tali condizioni.

Una possibile risonanza della struttura non è poi così impossibile, il ponte è come l’ala di un aereo, quindi il vento può creare spinte positive e negative, forzare i vincoli e farlo vibrare come la corda di una chitarra, solo che a differenza degli strumenti musicali, i ponti hanno un limite alle vibrazioni e raggiunto il punto massimo creano danni strutturali e possibili crolli.

Altra cosa che ho notato dalle immagini viste in rete ed in televisione, le armature dei piloni verticali erano poste solo a perimetro, poche staffe di collegamento e le parti terminali non piegate. Proprio i piloni piu’ esterni sembrano essersi sfilati dagli appoggi, il cemento è troncato di netto, lasciando un taglio pulito, indice che lo sforzo ed il movimento compiuto non erano nella norma, tali elementi lavorano ottimamente a compressione, se progettati allo scopo anche a momento (pressione e rotazione dell’elemento se sottoposto ad un carico) ma non a trazione. Da quasi l’idea che l’impalcato della strada non sia crollato verso il basso ma ha impresso una rotazione facendo perno sui piloni sottostanti che non aiutati probabilmente dagli stralli hanno a loro volta deposto le armi.

Sicuramente ora le polemiche andranno a mille, già ci sono genovesi che vorrebbero fare la festa ai No-gronda, i politici hanno iniziato a polemizzare e intanto ora la città è divisa a metà, la regione è divisa e a settembre, finite le ferie ed iniziate le scuole tutto sarà caos, mentre i politici, i comitati e la giunta si scanneranno inutilmente, il ponte non ci sarà piu’, si parla di una sua demolizione integrale, forse dovranno demolire anche otto palazzi posti a ridosso del manufatto per far posto al cantiere e far lavorare tutti in sicurezza durante la demolizione, forse si ricostruirà un ponte provvisorio che diverrà definitivo per molti anni a causa delle divisioni sulle opere da fare.

Ponte provvisorio, nato come provvisorio e quindi con una vita ipotetica breve, ma che con il passare del tempo restando li causando altri problemi ed altre preoccupazioni.

Personalmente oltre al dolore per chi non c’è piu’, allo sconforto per aver ipotizzato che un giorno o l’altro sarebbe successo qualcosa che avrebbe portato alla chiusura di una arteria necessaria ad una regione già abbastanza complessa e con un territorio fragile, ho dubbi su cosa accadrà nel medio e lungo periodo e preoccupazioni per cosa sarà Genova senza uno snodo adeguato, una Genova che negli ultimi tempi aveva iniziato insieme alla regione ad alzare la testa timidamente e che è tornata ora a terra, ferita.

I genovesi non si piegano facilmente, speriamo ci si rialzi rapidamente, battendo i pugni sul tavolo se verranno dette cretinate e facendo valere le necessità oggettive e non i personali interessi di alcuni. Forza Genova in piedi!

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