Lo sfogo

Piccoli e grandi sfoghi personali sulle sventure che mi capitano

Ott
19

Dubbi sulla sicurezza – parte 4

Categoria Pensieri by Piero_TM_R

Tempo fa mi sono trovato a discutere con un impresario in merito alla sicurezza nei cantiere, a quali erano i miei motivi per lamentarmi ed i suoi motivi per cui aveva difficoltà nel rispettare quanto previsto nel PSC (Piano di Sicurezza e Coordinamento), tra le varie cose è saltato fuori il famigerato tesserino di riconoscimento che tutte le persone che accedono al cantiere devono avere esposto, senza nessuna esclusione.

Parlando anche con gli ispettori della ASL ad un corso di aggiornamento, si era  reso noto che difficilmente gli operai lo hanno esposto e che viene tenuto in tasca ed in caso di richiesta viene mostrato. L’ispettore ha sostenuto che si la legge prevede l’obbligo che gli operai siano dotati di cartellino di riconoscimento, ma che comunque l’importante è che lo abbiano con loro, comportamento che a norma di legge potrebbe essere comunque sanzionato, ma che non equivale all’esserne totalmente sprovvisto, comunque quella era una sua interpretazione.

Sin qui nulla di particolare, se non fosse che per la natura dei cantieri medi che possono capitare in media ad un professionista sono realtà moto piccole, come ad esempio ristrutturazioni d’interni, manutenzioni straordinarie di tetti e facciate e cose di questo tipo. Solitamente il tutto coinvolge pochi soggetti e un numero variabile di imprese ed artigiani, che difficilmente può essere messo al pari di interventi ben più estesi come costruzioni di autostrade, costruzione di grandi edifici ed opere di notevole dimensione.

Infatti sono pienamente d’accordo con il legislatore che ha voluto dare una mano ai coordinatori per tenere sott’occhio le maestranze presenti in cantiere, magari dando ai vari operai delle varie imprese dei cartellini con colori diversi, così da poter riconoscere l’appartenenza ad un’impresa al primo colpo d’occhio, in certe realtà dove sono presenti molti subappalti (magari opere speciaistiche ed impiantistiche) e dove sono presenti molti operai la cosa è veramente utile. Un po’ meno quando l’impresa è una e gli operai sono due o tre!

Sinceramente questo non capisco come possa aiutare la sicurezza sul posto di lavoro, come comunque non capisco altri tipi di apprestamenti, come ad esempio la stesura del PiMUS (Piano di Montaggio, Uso e Smontaggio dei ponteggi) o il POS (Piano Operativo di Sicurezza) che molte volte sono frutto di scopiazzature da altri piani e che in quasi tutta la totalità dei casi viene preparato da un tecnico esterno all’impresa che lo commissiona per essere in regola con la legge e non legge nemmeno.

Stessa cosa sono gli stessi PSC, che in molti casi sono dei tomi di carta, contenenti tutto quello che prevede la legge per qualsiasi tipo d’intervento, schede e tante parole, che nel migliore dei casi vengono tenuti in cantiere a prendere polvere e nessuno apre. Personalmente seguendo alcune indicazioni di legali e sull’onda del lavoro che già mio padre aveva imbastito, faccio dei piani molto snelli, 15-20 pagine, senza inutili schede (il legale le trova più dannose che utili) e descrivo precisamente qual’è la natura dell’intervento e gli eventuali pericoli presenti in zona, distanza dal più vicino ospedale ed altre infomarzioni, magari banali ma sempre utili se scritte da qualche parte, avendo anche la soddisfazione di vedere qualche impresario che se lo legge (non sembra ma vedere un blocco di carta alto 2-3 cm spaventa tutti!).

Comunque ho la sensazione che i varii legislatori non riescano a capire la questione che tanta carta vuol dire più sicurezza e meno incidenti sul lavoro. Come ho già detto, sarebbe necessario formare la gente in tenera età e non sul posto di lavoro. Forse qualcosa si sta muovendo, infatti il Ministro Gelmini ha inserito la sicurezza stradale nei programmi scolastici, speriamo che la cosa si allarghi anche ad altri argomenti altrettanto importanti per la salute dei cittadini.

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