Lo sfogo

Piccoli e grandi sfoghi personali sulle sventure che mi capitano

Feb
13

Giuda travestito da amico

Categoria Pensieri by Piero_TM_R

Già tempo fa ne avevo parlato di come l’amicizia con l’avvento dei social network il termine amicizia e la sua percezione reale sia stata snaturata andando  a sostituire la semplice conoscenza.

In questi giorni invece ho scoperto indirettamente, ma molto da vicino, che l’amicizia è in realtà una cosa effimera che molte volte nella realtà non esiste.

Ho invece e notato come sia molto radicata nelle persone la falsità, di quella più meschina ci possa essere. Mi è capitato di assistere ad un comportamento simile a quello di Giuda o se vogliamo quello di abbracciare una persona per cercare un punto dove piantare il coltello.

Le motivazioni sicuramente sono di tipo “politico” ed opportunistico, ma è comunque dolorosa per chi l’ha subita e anche per chi si è accorto del giochetto che una persona dopo anni, parole spese ed impegno ha subito sentendosi quasi dire di non aver capito alcune cose.

In questi giorni il mio stato d’animo oscilla tra  l’amareggiato e l’arrabbiato, ma ho idea che me ne dovrò fare una ragione e mandando giù l’ennesimo boccone amaro.

  1. Aska ha scritto,

    (Scusa il wall of text)

    Il problema è che non esiste nessun “rituale” codificato per l’amicizia, non esiste un “matrimonio”, non c’è una “cresima” o un “estrema unzione” nell’amicizia.

    Faccio un tuffo nel passato, molto passato: quand’eravamo ominidi, il gruppo da cui si dipendeva totalmente era SOLO di sangue, legami familiari… Padri, zii, cugini, restava tutto in famiglia. E c’era un duplice fine per cui ci si proteggeva a vicenda: il primo egoistico (io proteggo te, così tu proteggi me) e il secondo a livello di specie (se ci proteggiamo a vicenda, potremo proteggere anche chi non ce la fa, quindi anziani e bambini piccoli e ci assicuriamo l’esperienza e il futuro).

    Prima gli scambi tra questi gruppi erano rari, ora apri la porta di casa e c’è una valanga di gente. E abbiamo inventato l’amicizia: cioè un estraneo totale, considerato interno al tuo “gruppo”, con cui non hai legami di sangue e con cui non ti accoppi, il cui unico “impiego” è quello di un costante e reciproco scambio di favori (vari, pragmatici o emotivi, condivisione di passioni, passare il tempo, scambio di esperienze e di punti di vista, ma pur sempre “favori” in senso ampio).

    Non metto in dubbio che possano nascere rapporti di estrema intesa, però è anche vero che non esiste nessun “rituale” che codifichi l’amicizia. Non firmi contratti, non vai in chiesa, non fai nessuna promessa davanti alla società, non esiste nulla legato all’amico (quando creperemo non ereditano niente, né tantomeno alleveranno i nostri figli). Quindi come si fa a stabilire se un amico prende seriamente il suo ruolo d’amico? Boh!

    L’amicizia è preziosa, ma è sempre un po’ contaminata da impurità: c’è sempre un secondo fine che può essere innocuo (“sono solo, quindi frequento egoisticamente te”) o una bomba ad orologeria (“non mi sono accorto che tua moglia mi piace, me ne renderò conto appena avrete dei problemi di coppia”).

    Quindi boh, meglio filtrare e non spendere tempo/energie preziose su chi non se le merita.

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