Penso che il 2020 verrà segnato come un anno complesso fin dai primi mesi e passerà alla storia per tutto quello che fino ad ora è capitato. Sicuramente la parola che ultimamente più si rincorre ovunque è Covid, poi seguono coronavirus e FFP3.
Il mondo si è fermato di colpo per cercare di fermare l’epidemia di un virus selettivo, sembra avere preferenze per le persone over 65 e tendenzialmente maschi.
Come diceva il personaggio interpretato da Hoffman nel film “Virus letale” sosteneva “…è un miliardesimo di noi e può ucciderci, merita rispetto…” e anche il Covid-19 merita rispetto e attenzione.
Quello che colpisce è l’alta capacità e rapidità di contagiare, restando anche per 15 giorni inattivo nell’ospite e se le condizioni sono ottimali svegliarsi e far danni.
Le persone sembrano aver capito la cosa, a Genova non ci sono assembramenti particolari, si rispettano quasi sempre le file (gli italopitechi comunque sono presenti e non capiscono o non vogliono capire), si rispettano le regole imposte dallo Stato (che comunque non sembra avere le idee molto chiare e per creare confusione riesce a produrre una nuova autocertificazione ogni 2/3 giorni).
La cosa che mi lascia più perplesso, toccandomi direttamente, è stata l’incapacità dello Stato di porre un aiuto alla mia categoria, quale geometra libero professionista iscritto ad una cassa di previdenza ed assistenza privata (la CIPAG) non rientro nel decretone Cura Italia e non posso beneficiare dei € 600,00 per rimanere in equilibrio, ovviamente la cassa ha deciso di spostare le scadenze dei versamenti a maggio (ma fatemi il piacere) con la possibilità di procrastinare il termine se la situazione di blocco totale perdurasse oltre le previsioni attuali.
Leggendo sul sito della cassa sembra che unitamente al consiglio nazionale stiano cercando di far capire la gravità allo Stato (le minuscole sono volute) e medesime lamentele sembra siano state sollevate dagli altri ordini. Ritengo che la volontà dello Stato fosse quella di occuparsi di chi sarà un domani (forse) pensionato INPS, le casse private dovrebbero pensare ai loro iscritti in autonomia, dimenticando comunque che i liberi professionisti versano un obolo annuale di solidarietà all’INPS senza godere di nulla da parte dell’ente pubblico.
Insomma come al solito dimenticati ed abbandonati, il tutto senza riuscire a fare squadra e fronte comune.
Come al solito, salvo essere smentito nei prossimi giorni, le entità che dovrebbero tutelare la mia categoria a vari livelli sembrano essere incapaci e disinteressate ai problemi, produrre riviste costose ed inutili (ma che danno prestigio e soddisfazione a qualcuno), non essere in grado di dare informazioni tempestivamente e porre paletti, regole e chiedere solo denari, ma l’importante è dare l’idea di essere tutti amici ed uniti. Peccato che non sia così.
Ennesima allerta rossa su Genova, provincia e ponente ligure. Stanotte ovviamente ci sono stati danni, allagamenti e smottamenti. A questo giro è toccato a me, si è abbattuto un muro lungo 30 metri e alto 1,20 metri sulla macchina, ora è bloccata perchè la spinta laterale l’ha “schiacciata” a terra. Sicuramente avrà danni alla fiancata, sperando che si limiti a quest’ultima.
Il muretto in questione è stato costruito negli anni ’60 e come molti altri suoi parenti sono stati costruiti un pelo in più dell’economia.
All’epoca i costruttori realizzavano dei paramenti non armati, in cemento molto grossolano ed il tutto veniva affidato alla gravità per il peso del muro stesso. Ovviamente il tempo, la scarsa qualità di realizzazione e gli eventi climatici sempre più intensi e frequenti hanno portato a frequenti distacchi e danneggiamenti.
La cosa fastidiosa sono le affermazioni, dei tecnici e di alcuni impresari, che alle volte sostengono la perfetta condizione dei muri e la non necessità di eseguire interventi o tenere monitorata la situazione per capire se vi possono essere movimenti non valutabili ad occhio nudo.
Dall’altra parte ci si mette anche la non manutenzione del territorio e dei muri, abbandonati all’incuria e sottoposti a stress non previsti.
In questi giorni si è potuto osservare che i barbacani (i fori presenti sui muri) sputano fuori quantità di acqua importante, sintomo che dietro il paramento la quantità ed il livello dell’acqua (quindi la spinta idraulica) sono alti e preoccupanti. Molti hanno la convinzione che i barbacani debbano lavorare, quindi vedere lo zampillo in caso di pioggia, invece buona tecnica prescrive che i barbacani siano asciutti e funzionino solo come ultima frontiera. Per avere i barbacani asciutti, dietro al paramento dovrebbe essere presente un’ampia massicciata per drenare l’acqua sotterranea e sulla sommità una raccolta acqua per allontanarla e non farla filtrare dietro il paramento.
Tali soluzioni vengono applicate su muri studiati e realizzati con cura, quelli degli anni del boom economico sono poveri, solitamente la parte retrostante è stata riempita con terreni sciolti provenienti da scavi e nelle migliori delle ipotesi sono presenti detriti provenienti da demolizioni in fase di costruzione, insomma non ottimo materiale.
Monitorare i muri è possibile, costoso senza ombra di dubbio, ma vista l’età del costruito sarebbe quantomeno necessario, poi si dovrebbe procedere alla manutenzione costante e le riparazioni non solo di bellezza ma volte a migliorare la staticità dei manufatti.
Poi mi ricordo che siamo in Italia, la parola manutenzione non è conosciuta, vista solamente come un costo fine a se stesso per ingrassare tecnici, amministratori ed imprese, poi quando accadono i disastri ci si dispera.
Dopo settimane di spot (che di per se non facevano riderissimo) martellanti sul nuovo programma di Fiorello stasera c’è stata la prima puntata dell’atteso (non da me visti i risultati) Viva Raiplay.
In tutto minuti di non senso, ospiti durati meno di uno starnuto e battute già sentite.
Non ho capito il tentativo della Rai, portare gli utenti più in la con gli anni sulla piattaforma Raiplay (io l’ho usata in alcune occasioni per scaricare una puntata di qualcosa che non avevo visto per rivedermela con calma dalla chiavetta USB non avendo ancora preso la FireTV e non avendo un TV smart) o cercare di avvicinare gli utenti più giovani (avezzi all’uso delle piattaforme digitali e che tendenzialmente schifano la TV tradizionale) alla TV generalista. Non credo sia molto chiaro nemmeno alla Rai stessa.
Già il fatto che le pubblicità erano insistenti mi avevano messo in allarme, solitamente cercare di convincere il pubblico non è un buon inizio, come Mediaset con Adrian (che anche quest’anno ripeteranno la cosa, ma questa volta non parlando di Milo Manara, vista la figuraccia fatta), il flop è dietro l’angolo.
Spero che raddrizzino il tiro, più che altro per i denari spesi per un prodotto che sino ad ora non sembra vincente.
Quasi un anno fa il noto Ponte Morandi è passato agli “onori” della cronaca a causa del parziale crollo che ha fatto vittime e danni, spezzando a metà Genova e creando non pochi disagi.
Notizia di ieri pomeriggio, riportata da la quasi totalità delle testate giornalistiche cartacee e televisive, la consegna della relazione dei tre esperti consegnata al GIP dove individuano le problematiche riscontrate che hanno quasi sicuramente fatto collassare la nota pila 9 del ponte in quel maledetto 14 agosto.
In breve è stata riscontrata una carenza di manutenzione e problematiche legate a difetti di realizzazione in fase di costruzione (in soldoni il progetto dell’Ing. Morandi è stato disatteso e quanto indicato non è stato applicato nella sua totalità), così la somma di tutte queste cose ha portato al collasso della struttura (link all’articolo).
La cosa rilevata durante le indagini, e preoccupante, è stata che l’ultimo intervento manutentivo volto ad eliminare i problemi e ridurre l’ossidazione della struttura sono stati eseguiti circa 25 anni fa! Poi si sono fatti interventi più simili a cosmesi (a genova si dicono tapulli!), quindi si è sistemata la parte esterna delle strutture con reti elettrosaldate e intonaci per celare l’effettivo stato della struttura.
Ho sentito con le mie orecchie da persone coinvolte negli accertamenti che gli intonaci della struttura erano in stato precario e semplicemente con le mani si riusciva ad asportane parti dalla struttura senza troppi problemi, sintomo di una carbonatazione del cemento armato in stato avanzato e profondo.
Da genovese non mi sono stupito, personalmente erano anni che andavo dicendo che sarebbe potuto accadere qualcosa e che la struttura era pericolosa, bastava restare in coda sul ponte con il traffico nell’altra carreggiata per percepire vibrazioni abbastanza preoccupanti oltre osservare le torsioni della struttura intervenute dal termine della costruzione e progredite durante gli anni.
Ora tutti si scagliano contro Autostrade per l’Italia e Atlantia (che la controlla), alcuni hanno fatto domande al Ministero dei Trasporti, si sono trovate relazioni e comunicazioni anche del Politecnico di Milano che segnalavano alcune problematiche e necessità di approfondire le indagini per capirne l’effettivo stato. Giusto o sbagliato che sia mi sono posto una domanda che ad oggi non ha una risposta certa.
Poniamo il caso che 10 anni fa si fosse rilevato il problema e fosse emerso il rischio di un crollo o anche una semplice deformazione plastica della struttura che avrebbe reso inutilizzabile l’intero ponte. A questo punto il gestore avrebbe dovuto chiudere il tratto per un effettivo pericolo alla sicurezza. Cosa sarebbe successo in città?
Conoscendo i genovesi sarebbe stata una guerra senza quartiere, già sono nati comitati contro la demolizione del ponte e delle case di Via Porro, quelli che hanno sostenuto (e continuano a sostenere) che il ponte contenesse amianto e altri mille comitati di cittadini che hanno di fatto rallentato gli interventi di demolizione di quanto rimasto in opera. Lo scenario sarebbe stato quello di esperti e pseudo tali che avrebbero spergiurato sulla sicurezza del ponte, come peraltro era capitato tempo addietro in cui il Comune di Genova affermava pubblicamente che il ponte era sicuro e non vi sarebbero stati problemi.
Di fatto quello che stiamo vivendo ora, con una città già problematica a causa della conformazione, con chiusure delle strade della Val Polcevera a seconda degli interventi in corso di esecuzione, ma il tutto diluito dagli iter autorizzativi normali (quindi al 100% burocrazia italiana!!!) per la demolizione e la ricostruzione di un viadotto necessario come l’aria e l’acqua!
In oggi la città soffre delle ripercussioni per la mancanza di circa 2,5 km di strada, con un traffico impazzito a seconda degli orari, auto e camion obbligati a percorrere il raccordo di Novi Ligure per andare da Savona verso Spezia e viceversa, o in alternativa rimanere impastati nelle perenni code tra i caselli di Cornigliano e Genova Ovest, lamentele per l’inquinamento schizzato alle stelle e una gronda che si allontana dall’orizzonte per una miope e stupida volontà di alcuni politici che hanno fatto la propria campagna elettorale contro queste opere, non valutando (o non avendone la capacità di capire) le ripercussioni per la mancata realizzazione. Trovo folle che se arrivo da Milano, per andare a Savona (o viceversa) sia sempre stato obbligato ad arrivare di fatto in prossimità della barriera di Genova Ovest e subire il traffico locale in uscita! Ma anche il solo attraversamento est-ovest e viceversa della regione.
Quindi la domanda è, ma se chi doveva chiudere il ponte per tempo lo avesse fatto come ci saremmo comportati? Avremmo voluto la sua testa additandolo per complottista ed allarmista?
Conclusione, è mancato il coraggio di fare una cosa necessaria per salvare vite umane ma impopolare per non scontrarsi con nessuno. La tristezza emerge pensando che si sarebbero potute salvare delle vite umane chiudendo un pezzo di strada, sapendo benissimo che qualche problema prima o poi si sarebbe presentato.
Appassionati e non di tecnologia stanno seguendo gli sviluppi di quanto sta accadendo a Huawei e tutto quello che ne consegue, cercando di prevederne gli sviluppi futuri.
Quanto accaduto durante lo scorso fine settimana in realtà è partito da piu’ lontano, circa un anno addietro, con la chiusura dell’amministrazione Trump alla possibilità di Huawei e ZTE di iniziare l’installazione di apparati 5G sul territorio a stelle e strisce, il tutto per timore di possibile spionaggio della Cina nei confronti dell’America. Il 5G è stato sentenziato, dovrà essere sviluppato da società americane o comunque alleate dell’America, gli altri no. Peccato che solo Huawei e ZTE siano abbastanza avanti nello sviluppo di tale tecnologia e siano praticamente pronti per metterla in campo (alcuni produttori cinesi hanno iniziato ad immettere alcuni modelli di cellulari con tecnologia 5G, gli altri stanno a guardare alla finestra per ora).
Poco tempo dopo la figlia del fondatore di Huawei è stata arrestata mentre soggiornava in America e trattenuta, dove credo sia ancora oggi, con l’accusa di aver violato l’embargo con Siria ed Iran (nemici degli USA ed inseriti in una black-list perchè ritenuti paesi ostili e fiancheggiatori dei fondamentalisti musulmani) per la fornitura di tecnologia, accusa non del tutto provata.
Tutto sembrava essersi calmato, ma Trump ha deciso di applicare i dazi sui prodotti importati per “livellarne” il prezzo con quelli prodotti internamente dalle aziende americane, tanto che ha spinto anche alcune case automobilistiche a rientrare entro i confini per non incorrere in dazi, tasse e altri problemi durante l’importazione delle auto.
Ovviamente la Cina ha reagito applicando a sua volta dazi ai prodotti importati dall’America, innescando un braccio di ferro infinito e giocando a chi lo ha piu’ grande.
E si arriva a sabato, quando a sorpresa compare sul web in ogni dove la notizia che Google ha sospeso le comunicazioni con Huawei come previsto da un documento dell’amministrazione d’oltreoceano in cui si apprende che Huawei è il male assoluto e se si vuol parlare con loro si deve avere l’autorizzazione formale del governo USA.
Allarme, allarme, si sono viste quasi scene d’isteria, gente che si è domandata se il proprio telefono smetterà di funzionare e anche la terza guerra mondiale!
In realtà Google, come previsto da una normativa nazionale, ha dovuto congelare la licenza con Huawei per l’utilizzo dei servizi in licenza di Android, quindi l’ecosistema delle APP l’egate strettamente ai servizi di BigG, quindi GMail, Maps, Drive, Google Play, Google Play Musica, Film, Libri, Duo e via discorrendo. Questo non vieta a Huawei di continuare ad utilizzare Android (il progetto è open source e nessuno può impedir loro di installarlo nei telefoni, tablet, domotica e via discorrendo.
L’unico problema legato a questa mancata comunicazione ufficiale è quella di ricevere con circa un mese di anticipo le patch per bug piu’ o meno gravi scoperte da BigG (i bug vengono ufficializzati circa 30 giorni dopo il ritrovamento), quindi i terminali Huawei potrebbero non essere aggiornati immediatamente ma ricevere le patch con un ritardo variabile (BigG aspetta 30 giorni ai produttori prima di renderle pubbliche per permettere a tutte le case di apportare le dovute correzioni e verificare che queste non creino problemi con le personalizzazioni dei telefoni o con il proprio hardware). Il problema esiste e non è cosa da poco.
Huawei non è sembrata meravigliata dalla messa al bando, infatti a causa della normativa anche altre case hanno interrotto i rapporti con la casa cinese non fornendo anche componentistiche hardware, ma giocando d’anticipo i cinesi hanno fatto scorta per circa 90 giorni di produzione, non fermando le catene.
Inotre Huawei ha da tempo in gestazione un suo sistema operativo e ha iniziato a produrre alcune componentistiche presso le sue fabbriche o rifornendosi da industrie entro i confini cinesi, così da non dover dipendere da altri.
E’ notizia di oggi che anche il comparto PC di Huawei ha subito un stop da Microsoft che ha rimosso dal suo store digitale i portatili con gli occhi a mandorla, però sembra ufficiosamente che la dirigenza orientale abbia preso contatti con gli sviluppatori dello store alternativo a Google Play, Aptoide con sede in Portogallo, notizia non confermata e solo parzialmente smentita.
Cosa può riservare il futuro? Probabilmente la Cina potrebbe iniziare a stringere i cordoni delle materie prima che estrae e che servono a produrre chip e memorie, oltre a creare problemi alle aziende nazionali che lavorano in appalto a società straniere, Apple in primis. Questo potrebbe far partire la macchina della politica e prima o poi un accordo lo dovranno trovare.
In casa Huawei ci si potrebbe trovare con smartphone e tablet motorizzati Android ma privi dei servizi di BigG, con l’impossibilità da parte degli utenti di poterli utilizzare (il danno agli utenti finali può portare molti a cambiare cellulare), forse la nascita di un nuovo sistema operativo con l’intento di contrastare lo strapotere del robottino verde e di Apple (che per ora sta alla finestra e sicuramente gongola), cosa che negli scorsi anni però ha fatto vittime illustri (vedasi la scomparsa di Windows Mobile).
In oggi Huawei può continuare a vendere e fornire le patch di sicurezza a tutti i cellulari già venduti o comunque già in ordinativo, per quelli che ancora dovranno veder la luce non si sa (vedasi ad esempio il pieghevole, presentato alla stampa ma non ancora a calendario).
Trump ha deciso di fare guerra a danno degli utenti e questo potrebbe ulteriormente abbassare l’indice di gradimento di un presidente un po’ goffo ed arrogante che già non gode di simpatia. Vedremo gli sviluppi e nel caso il secondo produttore di cellulari Android potrebbe decidere di rimanere all’interno dei propri confini ed abbandonare il resto del mercato, il tutto nettamente a vantaggio di Samsung che per una volta non è in lite con nessuno.
Oggi è una festa molto importante per l’Italia e gli italiani, la liberazione dai nazi-fascisti. La fine di una guerra portata avanti per troppo tempo e che ha lasciato a terra troppe persone.
Come ho già scritto su Facebook, mio nonno Ateo “Teo” Mattei, partigiano insieme ad Aldo Gastaldi ha rischiato la propria vita per permettermi di avere un futuro migliore, per avere la libertà, che come alcuni dicono è come l’aria è come tale diventa importante quando sembra venir meno.
Purtroppo mio nonno è morto quando mio padre aveva appena 18 anni e non l’ho conosciuto se non attraverso i pochi racconti di mia nonna e di mio padre.
Durante il conflitto, con il nome di guerra “Nino” ha affiancato altri valorosi e sulle alture di Genova e dintorni andava a minare le strade dove da li a poco sarebbero transitate le colonne tedesche, andando così a tagliare i rifornimenti da e verso Genova. Questo gli era costato una taglia sulla testa, è stato catturato e con altri era riuscito a fuggire da una fucilazione sicura.
Oggi più che mai penso che avrei voluto conoscerlo, chiedergli cosa lo avesse spinto a rischiare la pelle per un ideale che oggi sembra molto flebile e delicato, in un periodo storico in cui sembra stiano riprendendo vigore alcuni estremismi pericolosi, fomentati da persone ignoranti e da furbi che ne vogliono trarre un vantaggio.
In parte alle volte mi chiedo se mio nonno sia stato un pazzo a rischiare la vita per lottare contro quella che era una macchina di morte e distruzione, l’esercito tedesco. Me lo chiedo quando vedo chi fugge da guerre abbandonando la propria nazione, la propria terra e i propri familiari ed amici, migrando in altre nazioni. Se mio nonno e gli altri partigiani avessero fatto la medesima cosa, probabilmente oggi il mondo che conosciamo non esisterebbe e forse i nazisti dominerebbero l’Europa.
Poi mi ricordo che mio nonno, insieme ad altri valorosi, ha fatto la storia e ha cambiato la sorte dell’Italia, ricordo che Genova è stata una città autoliberata (23 aprile 1945), prima che gli alleati arrivassero e spingendo l’esercito nemico a piegarsi ed arrendersi, ne sono fiero. Grazie nonno.
E con oggi sono passati esattamente 3 mesi da quel tragico 14 agosto che ha inghiottito 43 vite e ha lasciato una cittá spezzata in due.
Ci sono stati articoli, servizi di tg e programmi vari, esperti e pseudo tali che ne hanno parlato, ci sono state le promesse dei politici e le solite odiose e brutte passerelle di chi governa e di chi invece sta a guardare e critica e le promesse, per ora vane.
Ci sono state polemiche con Autostrade, con i politici, idee strampalate che hanno sollevato critiche e prese in giro.
Il governo ha piú volte promesso una rapida ricostruzione e normative specifiche per aiutare un porto importante e una cittá soffocata e con una viabilitá giá di per sé complessa.
Alle promesse ad oggi non é seguito per ora nulla di utile, un po’ di soldi e tante belle parole, il ponte resta li a preoccupare tutti e il traffico che impazzisce allo scattare di uno de 300 sensori installati dai Vigili del Fuoco e la conseguente chiusura dell’unica strada di collegamento con la Valpolcevera.
Il tutto peggiora con la pioggia, con servizi pubblici inadatti o che vanno in tilt di pu to in bianco.
Le amministrazioni locali stanno facendo il possibile per ridurre l’impatto di tutti questi problemi, ma il ponte resta li, interrotto ad incombere sulle teste e le case, sorvegliato speciale in attesa di essere abbattuto e sostituito da un nuovo ponte.
Comunque ad oggi nulla è cambiato da quel funesto giorno, si continua ad aspettare un qualcosa che si spera risolva rapidamente un problema che sta lentamente uccidendo Genova. Meno male che dovevano fare rapidamente… lasciamo perdere.
Oggi sulle pagine Facebook di molti colleghi e non solo è rimbalzata la notizia di un geometra di Asti ucciso mentre tentava di accedere ad un immobile per poterlo visionare e valutare.
L’omicida è un novantenne che alla vista del geometra ha esploso due colpi dalla finestra con la sua pistola colpendo il tecnico deceduto poco dopo nonostante i soccorsi.
Tempo fa c’era stato un caso analogo poco differente da quanto accaduto oggi.
Scherzando durante un sopralluogo con un custode anch’esso nominato dal Tribunale avevo affermato che non sarebbe male poter indossare un giubbotto antiproiettile con su scritto “geometra” simile a quello indossato dal personaggio Richard Castle dell’omonimo telefilm americano durante gli interventi della polizia e con su scritto “writer”.
Oggi piú che mai ritengo che ogni lavoro puó essere pericoloso per vari motivi ma penso che nessuno possa aspettarsi di essere scambiato per un bersaglio e rimetterci la pelle.
Oltretutto di recente le attivitá legate alle esecuzioni immobiliari ed alle consulenze d’ufficio ha subito un drastico taglio delle parcelle, cosa non gradita viste tutte le verifiche da fare, ma pensare che per cifre diventate ridicole si possa anche rischiare di tornare dai propri cari in una cassa è inaccettabile!
Massima vicinanza ai familiari del collega deceduto.
Un brutto ferragosto per tutti i genovesi, nonostante ci si provi la mente continua a tornare alla giornata di ieri, in giro poca gente, gli abitanti della zona di Via Walter Fillak in attesa di sapere se potranno almeno recuperare un po’ di cose da casa e gli elicotteri che continuano a fare la staffetta dal greto del Torrente Polcevera verso gli ospedali.
In rete ovviamente si legge di tutto, molta rabbia, persone che polemizzano, altre che scrivono bestialità, qualcuno cerca di spiegare cosa si sarebbe potuto e dovuto fare, foto che spezzano il cuore.
Ora è partita la caccia alle streghe, i cittadini incazzati vogliono la testa di qualcuno da erigere sul pinnacolo piu’ alto e riversargli tutta la rabbia e dolore che sta covando nelle teste. Li capisco, la rabbia è montata nella giornata di ieri un po’ in tutti i genovesi direttamente o indirettamente coinvolti, ma anche chi semplicemente ama questa città complicata e trattata male da sempre da chi l’ha abitata, costruita e governata per decadi.
Si cercano delle risposte che però gli esperti non sono ancora in grado di dare, prima sarà necessario procedere allo studio dei materiali, visionare i filmati disponibili (molti chiedono perchè in rete non si trovi il filmato della telecamera posta all’inizio del viadotto, semplicemente è stato acquisito dalla magistratura e che per ora non verrà mostrato al pubblico, non per nascondere qualcosa ma solo perchè la legge prevede questo), si faranno modelli, studi e via dicendo per dare una possibile spiegazione dell’accaduto, ma a nulla servirà per riavere un familiare, amico o collega che da ieri non c’è piu’.
Sicuramente i problemi al ponte erano noti piu’ o meno a tutti, bastava percorrerlo per rendersi conto della deformazione degli impalcati (il piano viabile) con sobbalzi dei veicoli chiari e netti, o alla presenza di trefoli (tiranti in acciaio) posti sugli stralli (tiranti in CLS) a sostegno del primo tratto del ponte verso il casello di Genova Ovest (o come diciamo noi genovesi semplicemente Sampierdarena), poi si aggiunga anche la presenza costante di lavori notturni, insomma il ponte non godeva di una buona salute in generale.
I lavori purtroppo sono sempre stati di adeguamento delle barriere laterali e di lavori di cosmesi della parte esterna della struttura, nulla di piu’, un manufatto di quelle dimensioni non permette di fare molto, tenuto conto anche della presenza di case alla sua base. Molti semplici cittadini sono convinti che sia possibile radiografare una struttura per valutarne lo stato, peccato non sia così. Si possono fare assaggi del cemento armato, valutarne la consistenza ed il degrado, ma nulla di piu’, si possono visionare i ferri d’armatura piu’ superficiali, trattarli, ricostruire il copriferro per evitare che il processo di deterioramente non si addentri all’interno della struttura.
La società gestrice, di cui il Ministro delle Infrastrutture ha chiesto le dimissioni dei vertici, aveva installato anche rilevatori sismici e teneva monitorati i movimenti ed inflessioni della struttura, ma con questo non è detto che nel momento in cui uno dei movimenti diventerà insolito ed anomalo si possa avere il tempo di intervenire, molte volte una deformazione strutturale può essere repentina ed avere un’evoluzione estremamente rapida.
La sera prima il ponte era chiuso per lavori di manutenzione, ma sempre di tipo superficiale, ora sembra che per settembre fossero previsti interveniti agli stralli, ritenuti urgenti.
Non sono un ingegnere strutturista, sono un semplice geometra, qualcosa di strutture capisco o comunque ascolto chi ne sa piu’ di me per capire ed imparare (se non si conosce una cosa è meglio stare zitti), il mio dubbio piu’ grande, abitando a circa 800 metri dal viadotto in linea d’aria, ed avendo visto di persona la tempesta che si è abbattuta su Genova in quelle ore, è che il ponte possa aver subito uno shock a causa del forte vento. Dubito che l’Ing. Morandi (attualmente demonizzato da tutti perchè i ponti da lui ideati hanno avuto problemi di invecchiamento precoce) avesse studiato l’impatto del vento sulla struttura, all’epoca non ci si pensava.
Tanto per far capire cosa accade ad un ponte con l’azione del vento di lato rimando a Wikipedia ed i relativi video in rete di questo ponte crollato in America molti anni fa e non calcolato per tali condizioni.
Una possibile risonanza della struttura non è poi così impossibile, il ponte è come l’ala di un aereo, quindi il vento può creare spinte positive e negative, forzare i vincoli e farlo vibrare come la corda di una chitarra, solo che a differenza degli strumenti musicali, i ponti hanno un limite alle vibrazioni e raggiunto il punto massimo creano danni strutturali e possibili crolli.
Altra cosa che ho notato dalle immagini viste in rete ed in televisione, le armature dei piloni verticali erano poste solo a perimetro, poche staffe di collegamento e le parti terminali non piegate. Proprio i piloni piu’ esterni sembrano essersi sfilati dagli appoggi, il cemento è troncato di netto, lasciando un taglio pulito, indice che lo sforzo ed il movimento compiuto non erano nella norma, tali elementi lavorano ottimamente a compressione, se progettati allo scopo anche a momento (pressione e rotazione dell’elemento se sottoposto ad un carico) ma non a trazione. Da quasi l’idea che l’impalcato della strada non sia crollato verso il basso ma ha impresso una rotazione facendo perno sui piloni sottostanti che non aiutati probabilmente dagli stralli hanno a loro volta deposto le armi.
Sicuramente ora le polemiche andranno a mille, già ci sono genovesi che vorrebbero fare la festa ai No-gronda, i politici hanno iniziato a polemizzare e intanto ora la città è divisa a metà, la regione è divisa e a settembre, finite le ferie ed iniziate le scuole tutto sarà caos, mentre i politici, i comitati e la giunta si scanneranno inutilmente, il ponte non ci sarà piu’, si parla di una sua demolizione integrale, forse dovranno demolire anche otto palazzi posti a ridosso del manufatto per far posto al cantiere e far lavorare tutti in sicurezza durante la demolizione, forse si ricostruirà un ponte provvisorio che diverrà definitivo per molti anni a causa delle divisioni sulle opere da fare.
Ponte provvisorio, nato come provvisorio e quindi con una vita ipotetica breve, ma che con il passare del tempo restando li causando altri problemi ed altre preoccupazioni.
Personalmente oltre al dolore per chi non c’è piu’, allo sconforto per aver ipotizzato che un giorno o l’altro sarebbe successo qualcosa che avrebbe portato alla chiusura di una arteria necessaria ad una regione già abbastanza complessa e con un territorio fragile, ho dubbi su cosa accadrà nel medio e lungo periodo e preoccupazioni per cosa sarà Genova senza uno snodo adeguato, una Genova che negli ultimi tempi aveva iniziato insieme alla regione ad alzare la testa timidamente e che è tornata ora a terra, ferita.
I genovesi non si piegano facilmente, speriamo ci si rialzi rapidamente, battendo i pugni sul tavolo se verranno dette cretinate e facendo valere le necessità oggettive e non i personali interessi di alcuni. Forza Genova in piedi!
La giornata è iniziata dormendo piu’ del solito, seconda giornata di ferie, l’allerta meteo divenuta nella giornata di ieri arancione da una iniziale gialla è stata centrata, tuona in lontananza costantemente e piove, non troppo forte ma piove.
Penso al fatto che con mia moglie avremmo preferito andare al mare per rilassarci e invece si resta a casa, probabilmente nel pomeriggio si andrà a comprare qualcosa ma si resta a casa, insomma ci si annoia.
Solita routine di quando si è a casa con la pioggia, si rassetta il letto e mia moglie preparara il pranzo, in televisione un telefilm noioso che si segue distrattamente con il telefono in mano mentre si naviga sui social.
Intorno alle 10.45 il tempo peggiora, piove sempre piu’ forte e i tuoni sono sempre piu’ vicini e forti, chiudiamo le finestre sperando che il meteo migliori con il passare delle ore.
Alle 11.45 circa tuoni e la luce che inizia a “brillare” salta per frazioni di secondo e poi si stabilizza.
Alle 12.10 a mia moglie arriva un WhatsApp da un collega, recita “Tutto bene a Genova?” con allegate tre fotografie, il tempo di scaricarle ed ecco che il ponte sul Polcevera è spezzato a metà, ne manca un intero pezzo!
Ricerca rapida sul web ed ecco la notizia appena battura, il Ponte Morandi è in parte crollato e si sta cercando di capire se vi siano feriti e purtroppo morti.
Accendiamo la TV e su Primocanale è da poco iniziata la diretta del telegiornale, le immagini sono fatte da cittadini che per caso si sono trovati a filmare la grande pioggia mentre il ponte veniva giu’ come un castello di carte, altri dopo lo schianto sono usciti a vedere cosa accadeva, il ponte è in parte mancante, si vedono alcuni camion fermi sul ponte, in altre foto si vedono auto e camion accartocciati nel greto del Polcevera.
Le ore passano, la città è paralizzata, il silenzio è spettrale, rotto solo dagli elicotteri che fanno staffetta tra la zona del crollo e gli ospedali per portare al sicuro i feriti e portare in un luogo sicuro i corpi esanimi.
Le notizie con il passare delle ore non sono migliorate per le persone coinvolte, il numero dei morti è aumentato e le squadre accorse stanno continuando a lavorare senza sosta.
Genova è ferita ed è vicina a tutte le persone coinvolte.