Genova è in parte attraversata nella sua lunghezza da Strada Aldo Moro, o come siamo abituati a chiamarla noi la “sopraelevata” visto che risulta essere ad una quota superiore alle altre vie che più o meno fanno il medesimo percorso.
La sopraelevata è stata realizzata a metà degli anni 60 in acciaio e cemento armato, due corsie per senso di marcia ed è probabilmente la strada di Genova più percorsa in entrambi i sensi e sfido chiunque a sostenere di non percorrerla almeno una volta al giorno per spostarsi per la città.
Tolti i problemi di sicurezza di cui è affetta (manca una corsi d’emergenza ad esempio) il maggior problema della strada è il peso massimo a singolo veicolo che la può percorrere, infatti agli ingressi campeggiano avvisi che ne vietano l’ingresso a camion di ogni genere e veicoli che siano più alti di 3,20 mt e peso di 2,50 tonnellate, oltre al divieto ai ciclomotori, pedoni (che comunque ogni tanto si avventurano sul piccolo marciapiede che la costeggia), veicoli trainati da animali e così via.
Nel tempo si sono verificati e continuano a verificarsi accessi di pedoni e di camion, questi ultimi nella maggioranza dei casi sbagliano accesso, pensando di andare in porto, o usano navigatori satellitari che non tengono conto del tipo di veicolo su cui sono installati e la percorrono senza troppe remore (il più delle volte sono autisti che ne arrivano dall’est Europa). Qualche volta vengono intercettati dalla municipale, altre volte no.
Mi è capitato di recente di vedere un camion di ben 21 mt percorrere nel senso inverso la sopraelevata, nessuna pattuglia in vista, uscito dalla strada per andare verso l’ufficio incrocio una volante della municipale e li informo che in sopraelevata è presente un camion, risposta del solerte vigile urbano “capita, sono € 29,90 di sanzione e non è prevista decurtazione di punti dalla patente, inoltre il tempo che interveniamo ovviamente sarà arrivato alla Foce e non possiamo fare nulla”!
Tolto il comportamento del solerte vigile, che ignora una segnalazione di un cittadino, mi domando perchè sia prevista una sanzione ridicola e nessuna ripercussione a chi viola un divieto abbastanza chiaro, poi penso al limite di velocità imposto sulla strada pari a 60 km/h il tutto verificato e controllato da un tutor che tiene conto della velocità istantanea e quella media tra un check-point e l’altro e se si ha la disgrazia di sforare detto limite fioccano le multe con la decurtazione dei punti della patente, insomma due pesi e due misure. Che sia chiaro il mancato pagamento delle sanzioni da parte degli autisti dei camion in contravvenzione?
Nel tempo per ovviare al problema di una cartellonistica originaria poco chiara e mal installata, il comune ha deciso di installare cartellonistica agli accessi con dei catarifrangenti tenuti appesi a catenelle, cosa che però è inutile, mezzi grandi urtano tali elementi senza problema e proseguono il loro percorso. Onestamente non capisco perchè non vengano mantenuti agenti a presidiare gli accessi (la risposta di sicuro è che non hanno personale a sufficienza) o aver installato all’altezza prefissata una struttura in acciaio tale da impedire fisicamente l’accesso. Voglio vedere dopo che un paio di camion vengono aperti come una scatoletta di tonno se continuano ad entrare indisturbati. Come al solito, come recitata Sordi, io so’ io e voi non siete un cazzo.
Tornando al discorso di The Grand Tour ed alle motivazioni che hanno portato alla sua fine, durante l’ultimo episodio Jeremy Clarkson ha fatto un’affermazione che mi sento di sposare in pieno.
Mentre guidava una Lancia Beta Montecarlo ha detto, senza girarci intorno: non mi interessano le auto elettriche, sono come una lavatrice o qualsiasi altro elettrodomestico.
Possono cercare di imporre, esaltare la ripresa bruciante, fare vedere video con cui bastonano hipercar nelle drag-race, per la mia generazione non avranno alcuna attenzione o interesse, sono e saranno noiosamente silenziose.
Capisco che la mia generazione sarà probabilmente in via d’estinzione, ragioniamo come chi osteggiava le lampadine e l’elettricità o chi apprezzava i cavalli e detestava le prima auto.
Il giorno in cui mi troverò obbligato ad acquistare un veicolo elettrico so che non la apprezzerò e da quel momento perderò interesse nella guida.
In questi giorni sono riuscito a vedere l’ultimo, in tutti i sensi, episodio di The Grand Tour, a tratti commovente per i commenti e considerazioni dei tre conduttori.
Traspare un certo senso di dispiacere nel terminare un progetto ed una collaborazione di 22 anni tra i tre più geniali giornalisti di automobili che definirei ineguagliabili.
L’età c’è, in particolar modo Clarkson e May, il primo ha più volte osservato di non avere più0 l’età.
Ricordo quando vedevo gli episodi di contrabbando caricate su YouTube, poi l’arrivo di Discovery e la nascita di Dmax mi ha permesso di rivedere le prime puntate di Top Gear e quelle nuove, fino al cambio di conduzione a tratti imbarazzante.
I tre si occuperanno di altro, Clarkson si occuperà della sua fattoria con la sua compagna, Hammond scriverà sui giornali e si occuperà del della sua officina di restauri di auto storiche, May tornerà a fare il giornalista ed il divulgatore con programmi in televisione.
Dopo che i tre matti inglesi, come li ho sempre definiti io, mi hanno accompagnato per tanti anni è il momento di un saluto che spero sia più un arrivederci.
Dopo aver fatto circa 7.000 km e circa 8 mesi è giunto il momento di parlare dei difetti, per me, poco logici e poco studiati da casa Honda e gli indubbi pregi.
Partirei dai pregi, motore ottimo in città e per spostamenti anche al di fuori, sia da solo che in due. Quello che mi ha colpito positivamente è il comportamento neutro in due, non si percepisce il passeggero anche nel traffico e la mancanza di vibrazioni (a differenza del precedente che mi faceva addormentare le mani o comunque me le intorpidiva).
Il telaio sembra essere più rigido, come anche le sospensioni, nelle curve veloci in autostrada non ondeggia più come il precedente. Ottima la sella, più pratica per mettere dentro le cose (caschi e altro) e finalmente il pistone è stato sostituito da una molla (la molla comunque a seconda di come è posizionato lo scooter tende a far chiudere la sella), sottosella capientissimo e comoda la vasca per piccoli oggetti, peccato che non ci sia una “sponda” per evitare che il contenuto vada in giro per il sottosella (sto studiando come creare la sponda, devo capire con che materiale e come fissarla). Sicuramente c’è un motivo ma non capisco perchè non aver fatto una seconda vasca laterale opposta alla prima, come il fatto di aver eliminato di fatto il secondo gavone nello scudo lasciandone uno anche se capientissimo.
Consumi di carburante veramente ottimi, sono passato da fare circa 270 km con un pieno ai 350/370 km, veramente ottimo!
Ora i difetti, per fortuna pochi ma fastidiosi e condivisi anche da un amico che ha lo stesso modello. Il primo problema è la posizione degli specchi, sulla carena e non più sul manubrio, si fa fatica ad abituarsi alla lontananza con il rischio di farli sbattere su specchi di auto, bauletti di altri scooter o comunque su tutti quegli oggetti che potrebbero essere vicini. Vista la posizione anche la visibilità nel traffico risulta essere limitata, gli specchi sul manubrio permettono di dare un occhio in giro facendo girare il manubrio, specialmente nel traffico, ora non si riesce per ovvi motivi. Mi chiedevo perchè non mettere, sempre se esistono per gli scooter, gli specchi con la parte terminale esterna panoramica come su alcune auto, permetterebbe di dare un occhio a cosa sta intorno.
Blocchetto di sinistra, mal progettato in generale. Primo problema, per lampeggiare bisogna premere il devio luci verso il basso indietro, il grilletto del vecchio modello serve ora per spegnere il controllo di trazione (funzione mai usata da me e non credo utilizzata da nessuno, pertanto serve avere un tasto facilmente utilizzabile?), inoltre avendo il quadro strumenti con un computer che può fornire molti dati sono presenti due tasti “A” e “B” posizionati il primo a destra del devio luci, il secondo al posto che dovrebbe ospitare il clacson (posizionato poco sopra), così in caso di necessità non si trova il clacson e si cambiano le informazioni sul quadro strumenti. Avrei preferito che il tasto “A” gestisse il controllo trazione, l’attuale grilletto dovrebbe gestire il lampeggio, il tasto “B” dovrebbe ospitare il clacson e l’attuale tasto del clacson dovrebbe far funzionare il tasto “B” del quadro strumenti. Sarebbe tutto più pratico e vicino alle dita di chi guida. Inoltre con l’attuale configurazione è impossibile lampeggiare con gli abbaglianti e suonare il clacson, o uno o l’altro, con la configurazione che vorrei invece permetterebbe di fare entrambe le cose in sicurezza.
Mancanza di una luce sottosella, ho ovviato con una lucina a sfioro ricaricabile da pochi euro fissata con il velcro in modo da avere una luce quando ci si trova al buio in inverno e non si ha la possibilità di usare la luce del cellulare per avere le mani libere.
Per il resto scooter ottimo e pratico, il fatto di avere le pedane del passeggero come le moto, richiudibili, permette di ridurre la larghezza dello scooter per infilarsi nei parcheggi, altezza corretta e gran maneggevolezza.
Ieri, dopo parecchio tempo, ho visto una gara (in differita purtroppo) di Formula 1 e me la sono goduta tutta anche perchè per fortuna lo spettacolo non è mancato (niente incidenti o rotture di motori e conseguenti safety-car), sorpassi al limite e tanta velocità.
La Formula 1 è l’unico sport che ho sempre seguito costantemente e per anni ho guardato quasi tutte le gare (ad esclusione di quelle in fusi orari assurdi), se cerco di sforzare la memoria posso arrivare ai tempi di Alboreto in Ferrari, Patrese e altre vecchie glorie. Poi purtroppo Sky ha preso i diritti, ha eliminato il commento Rai (forse il migliore per tecnica e reazione agli eventi in pista) in favore di un commento un po’ troppo “americano” (troppo pathos e scarsa attenzione a dare informazioni su molti aspetti), quindi le gare (ad eccezione di Monza per fortuna) sono trasmette in chiaro in differita di alcune ore e con internet può capitare di conoscere il risultato prima di iniziare a vedere la replica, quindi tutto diventa inutile salvo non aprire un browser o similari.
L’abitudine del seguire la Formula 1 è legata al fatto che per primo, in casa, è stato mio padre a farmela scoprire (nonostante fosse un motociclista al 100%, non aveva nemmeno la patente per la macchina!), ricordo bene le prove libere del venerdì, quelle del sabato (rigorosamente dopo pranzo), i warm-up (oggi non esistono più purtroppo) della domenica mattina e la gara dopo il pranzo della domenica.
Ho anche seguito in maniera discontinua la Superbike e la GP500 (quella che poi è diventata MotoGP) dove i piloti erano un po’ meno esaltati rispetto ad oggi. Poi tutto è diventato eccessivamente estremo e le persone sono diventate secondarie.
Ieri è stato un po’ come tornare a casa dopo molto tempo e riassaporare i vecchi sapori e le vecchie sensazioni, è stato un po’ come avere vicino mio padre. Chissà se un domani riuscirò a trasferire questa passione a mio figlio, la passione per le auto la ha, sta tutto a vedere se l’atmosfera delle gare lo catturerà.
In questi giorni la bagarre delle elezioni americane tiene impegnato più o meno il mondo, tra i discorsi, proiettili e gaffes dei due candidati è venuto fuori che Trump vuole fermare l’idea del green e tutti i provvedimenti che a suo dire non servono a nulla.
Non mi sento in contrasto con questo principio, abbandonare i combusti fossili non è facile ed è per ora impossibile, se poi consideriamo che le demonizzare automobili sono causa dell’1% dell’inquinamento, quantità risibile.
Notizia di pochi giorni addietro è la presentazione della nuova Audi A5 diesel ibrida, praticamente farà fuori definitivamente pe elettroniche che hanno percorrenze nemmeno paragonabile ai motori a benzina, figuriamoci confrontando i dati con un diesel.
Anche Toyota sta per presentare un motore analogo già definito killer di elettriche e anche una delle fabbriche cinesi è orientata in questa direzione, insomma le elettriche potrebbero essere sul viale del tramonto considerando che il 40% di chi ne ha una non è soddisfatto e tornerebbe al motore a combustione.
L’ideologia green senza basi a mio avviso ha fatto danni e non ha un fondamento scientifico o tecnico, è solo una bella idea ma i limiti tecnologici sono un ostacolo insormontabile.
Da quando il Ponte Morandi è crollato in Liguria regna il caos su ogni singolo tratto autostradale ed in ogni direzione si voglia andare o comunque si vorrebbe andare.
Considerando che il tragico fatto è accaduto nel lontano 2018 e quest’anno ad agosto ricorrerà il 6° anniversario in cui 43 persone hanno perso la vita, il tempo trascorso farebbe pensare che la situazione si sia normalizzata.
Invece da quel tragico 2018 la Liguria vive in una condizione di continuo cantiere autostradale e code chilometriche che mettono a dura prova la pazienza di chi ci abita e chi ci si trova a passare per qualsiasi motivo.
Ad esempio andando verso Alessandria (Genova-Gravellona Toce in entrambe le direzioni) sono presenti molti cantieri che interessano gallerie e viadotti con restringimenti delle carreggiate, cambi di corsia e file interminabili di birilli, verso Spezia sono presenti alcuni cantieri che interessano in maniera intermittente viadotti e galleria che continuano a gocciolare acqua durante e dopo le piogge, verso Ventimiglia sono presenti medesime problematiche intermittenti, sulla Savona Torino stanno ricostruendo un viadotto e il tratto a scendere verso Savona è chiuso in larga parte per lavori generalizzati.
Insomma viviamo in un cantiere perenne e per stessa ammissione della Regione Liguria i cantieri ci terranno compagnia per altri 10 anni! Pertanto tutto sarà lento, caotico e spingerà sia i turisti che le aziende ad andare in altri lidi, danneggiando l’economia regionale e allontanando ancora di più i pochi giovani che vi abitano.
Alcuni giorni fa, tornando dal ponte del 25 aprile, giusto nel tratto di autostrada dell’A26 dove è presente un cambio di carreggiata una macchina ha tamponato un altro veicolo, ovviamente cosa nello stesso senso di marcia con veicoli letteralmente bloccati sia nel senso opposto in parte per i soliti idioti curiosi sia perchè un veicolo delle autostrade intervenuto era fermo sul sorpasso con il tabellone acceso e la conseguente riduzione da due ad una corsia di marcia.
Oltre al fastidio di doversi inventare percorsi e orari per poter raggiungere la propria meta pregando di non inciampare in qualche problema si deve anche pagare i pedaggi pieni (e i conseguenti aumenti di inizio anno) senza che chi ha causato tutta questa serie di problemi ad oggi abbia pagato un euro (anzi si è appreso che durante la pandemia la società che gestisce alcuni autogrill, in forza all’ex-concessionario, ha anche percepito denari dallo Stato).
Intanto chi professava reazioni da parte dello Stato e altre mille fantasie è evaporato come neve al sole e gli altri governi non hanno fatto nulla, per poi non parlare dell’attuale leadership dei trasporti, molto impegnato a dar forma al ponte sullo stretto, ma questo è un altro discorso e problema, di quelli reali nessuno se ne vuole occupare.
Di per se Genova non è una città grande e popolosa, con una superficie di 240,29 km² e 560.409 (al 30-11-2023) abitanti (fonte Wikipedia), di contro è lunga e stretta, schiacciata tra mare e colline, ma il caos della viabilità ci attanaglia da anni.
Il problema traffico è sentito ovunque, ma a Genova le strade sono strette, corte e solitamente piene di curve, questo causa molti problemi perchè tra il parcheggio selvaggio sia di maleducati che furgoni di consegne si deve fare la gimcana tutto il giorno.
Poi sono nati come i funghi gli impianti semaforici con l’obiettivo di permettere di attraversare le strade ai pedoni e rallentare il traffico così da ridurre il rischio di eccessi di velocità, solo che i semafori non sono minimamente sincronizzati e non si parlano tra loro, pertanto il più delle volte partendo da un semaforo il successivo sta diventando giallo, pertanto si è sempre fermi.
Poi negli anni si è deciso di vendere delle corsie alla AMT (la società pubblica dei trasporti) per poter avere delle corsie preferenziali per i propri mezzi, risultato aver ridotto le corsie di marcia. Non dico che le corsie gialle siano sbagliate, ma durante la mia settimana tipo percorro in largo ed in lungo la città e onestamente non vedo tutti questi autobus sulle corsie gialle.
Ultima decisione brillantissima sono le piste ciclabili, disegnate con vernice sulla corsia (e vai si scivola anche li se piove) o andando costruendo delle piste ciclabili allargando i marciapiedi e riducendo ulteriormente le carreggiate!
Poi se ci mettiamo i lavori continui di cui non se ne vede la fine e l’utilità con cantieri di dimensioni importanti e soppressione di corsie sia per lunghi tratti di strade o in sequenza con restrizioni intermittenti che causano un caos infinito.
Capisco che alcune cose siano necessarie, ma un minimo di programmazione e studio preliminare non sarebbe cosa tanto sbagliata!
La normativa prevede che durante l’esecuzione di lavori che impegnino la carreggiata, restringendola, per un certo periodo si devono fare modifiche alla segnaletica orizzontale andando a pitturare con vernice gialla il nuovo percorso e con la vernice nera cancellando quella esistente. Fin qua nulla di problematico, è la norma e non si può discutere sul punto.
Peccato che a Genova, ma credo sia la stessa cosa in altre città più o meno grandi, finiti i lavori vengano ridipinte le strisce bianche e cancellate con la vernice nera quelle gialle temporanee. Il risultato è il caos, come si vede nella foto (resa da Street View), in particolar modo con il sole contro che evidenzia le linee rendendole lucide e confondendo non poco motociclisti ed automobilisti che non riescono a capire dove devono andare!
Altro problema è la pioggia, già la segnaletica orizzontale è normalmente scivolosa da asciutta, quando si bagna l’effetto sapone è dietro all’angolo e andare sulle due ruote diventa un incubo, già ci sono asfalti scivolosi di loro, quindi si deve fare molta attenzione a dove passare e dove frenare, salvo che non si debba frenare di colpo per qualche motivo improvviso.
Alla pioggia poi se si aggiungono i fari delle auto accesi all’imbrunire capire quale sia la corsia da mantenere diventa simile alla roulette russa e potrebbe creare non pochi problemi alla sicurezza in generale.
Tempo fa avevano iniziato a posare strisce gialle adesive, il grip era si ottimale, ma il caldo e l’alta percorrenza dei veicoli aveva il risultato di far staccare le strisce dall’asfalto facendo prendere forme fantasiose alla segnaletica e diventando di fatto inutilizzabili ed inutili.
Non dico di riasfaltare intere strade, anche se sarebbe cosa gradita tra toppe mal fatte e buche nel manto asfaltico, però almeno prevedere di cancellare definitivamente quanto ripitturato, anche perchè la vernice nera con il tempo si cancella e riemerge la segnaletica che non dovrebbe più esistere, aumentando il caos nelle strade.
Dopo aver montato il supporto Quadlock per il telefono, mi sono arrovellato la testa per poter riposizionare il supporto Telepass della Givi per poterlo usare sullo scooter come facevo in precedenza.
Ci ho pensato per mesi senza trovare una soluzione che poi si è rivelata molto semplice e facile da mettere in pratica. Per prima cosa ho comprato un bullone ed un dato (diametro 8 mm) in acciaio inossidabile, poi ho modificato il distanziale originario della Givi per poterlo adattare al diametro del bullone (prima c’era un bullone da 6 mm) con il trapano a colonna e poi ho montato tutto sul supporto presente, ma non utilizzato, per gli specchietti retrovisori (il Forza 300 del 2020 li monta sulla carena) ed ecco che il supporto è al suo posto, sembra quasi essere nato per stare in quella posizione. Lavoro pulito e semplice da realizzare.
Ora manca solo di dare una bella lavata allo scooter che tra pioggia e polvere sembra un mezzo della Dakar.